Addio all'estate
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Giovani VS. Vecchi
"Addio all'estate" è l'ultimo libro scritto da Ray Bradbury, il punto conclusivo di una splendida carriera e di una vita vissuta sempre con approccio e visioni ottimistiche; sempre alla ricerca della magia e della poesia che si annida in ogni angolo della realtà. Di questo modo di vedere le cose, “L’estate incantata" è forse il più fulgido esempio: un libro che ho amato alla follia e che probabilmente resterà stabilmente tra quelli più belli che abbia mai letto. Non c'è da stupirsi, dunque, se le mie aspettative per "Addio all'estate" fossero molto alte. Questo romanzo, infatti, non solo è ambientato anch'esso a Green Town ed è popolato dagli stessi personaggi, ma pare che in origine fosse destinato a essere la parte conclusiva de “L’estate Incantata", che tuttavia l’editore decise di tagliare perché il romanzo risultava troppo lungo. Maledetti editori. Quel finale è rimasto tuttavia nella memoria di Bradbury, che nel corso della sua vita lo ha arricchito e limato fino a farlo diventare il romanzo con cui concludere il suo meraviglioso ciclo di storie.
Tuttavia, è forse questo il problema di "Addio all'estate": racconta poco, e non fatico a credere che chi non abbia letto “L’estate incantata" possa esserne rimasto deluso: perché a parte qualche guizzo puramente bradburiano c'è poco altro. Sono certo che, come parte integrante del suo “predecessore” avrebbe acquistato più potenza, e forse nello stato attuale delle cose la scelta migliore è quella di leggere i romanzi uno dopo l’altro, come due parti di un’unica entità.
Nonostante la sua potenza risulti attenuata, questo romanzo è comunque degno di essere apprezzato. L’addio all'estate secondo Bradbury, infatti, non è altro che l'addio all'infanzia; il passaggio di un bambino dall’infanzia alla pubertà. Cosi come l'estate in cui è narrata la storia pare non volersene andare, così i nostri protagonisti ingaggiano una vera e propria guerra contro lo scorrere del tempo: cercano disperatamente un modo per non crescere e per non intraprendere la strada di quei vecchi che non comprendono. Ci proveranno in tutti i modi, anche i più assurdi, finendo addirittura per distruggere il responsabile di quell'inesorabile scorrere del tempo: la torre dell'orologio. Ma il tempo non si può fermare: spesso bisogna lasciare che il fiume della vita scorra, senza sprecare energie a combattere la corrente. Allo scorrere della vita bisogna lasciarsi andare, perché seppure serbiamo nel cuore il desiderio dell'infinito, dibatterci non solo non ci permetterà di ottenerlo, ma finirà per impedirci di godere anche di quel poco tempo che ci è stato concesso.
“Imparare a cedere qualcosa dovrebbe venire prima che imparare a stringerla. La vita dev’essere toccata, non strangolata. Qualche volta bisogna rilassarsi, lasciarla andare; in altri momenti bisogna avanzare con lei. Come con le barche: tu tieni il motore acceso e manovri con la corrente, poi a un certo punto senti avvicinarsi il rombo di una cascata. Allora non ti resta che rassettare la barca, metterti il cappello e la cravatta migliori e fumare una sigaretta fino al momento del gran salto.”