Acqua agli elefanti
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CIRCO=RIFIUTO
....è cosi...il circo lo rifiuto...fisicamente, visivamente, olfattivamente (se si può dire....). Quando ne vedo uno da lontano mi urta...lo evito...non mi piace pensare a ciò che avviene li dentro...è più forte di me...mi dà fastidio il ricordo dell'odore che pervade l'aria sotto il tendone...chi non se lo ricorda se almeno una volta da bambino è stato portato al circo???
....eppure...ciò premesso...ho voluto privare a leggere il libro...forse attratta dalla copertina? dalla trama? dal film in uscita?...non so...sta di fatto che l'ho letto e...........MI E' PIACIUTO!!! MOLTO!!!
Il libro mette in luce tutto, proprio tutto ciò che del circo più mi fa rabbrividire...animali usati a scopo di lucro...maltrattati, non curati, schiavizzati...egoismo umano, cattiveria, sfruttamento del poù debole (che poi non lo è....). La vicenda di per sè è carina. si fa leggere, conquista l'attenzione e man mano che vai avanti nella lettura ti prende sempre più il desiderio di sapere "come va a finire.....". Miglior prottagonista? l'elefante!!! La fine è sdolcinata, i protagonisti innamorati e tanto contrastati finiscono con il vivere in stile "la casa nella prateria...."....tutto è bene ciò che finisce bene. La mia speranza? che molti frequntatori di circhi dopo aver letto il libro smettano di andarci.....quindi...lo consiglio a tutti loro...e poi vabbè...a tutti i romantici in circolazione....perchè l'amore qui c'è...e pure tanto...
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Commovente
Letto prima di aver visto il film.
La storia inizia con il protagonista Jacob Jankowski alla veneranda età di novant’anni, o forse novantatré. L’età non se la ricorda nemmeno lui. Quello che sa è di essere diventato vecchio ma non troppo per starsene ricoverato in una casa di riposo. Seduto tutto il giorno a guardare fuori dalla finestra e a mangiare semolino come se fosse un neonato. Non c’è rimpianto nelle sue parole ma sola tristezza verso quei cinque figli che ha allevato con tanto amore e che ora si dimenticano persino di venire a trovarlo. Finito il primo capitolo, però lo scenario cambia totalmente e mi ritrovo catapultata nell’America della Grande Depressione. L’epoca in cui circhi viaggiavano sui treni fermandosi ogni giorno in una città diversa. Il tutto è descritto con accurata attenzione, soprattutto per quanto riguarda il circo. La ricostruzione delle loro giornate frenetiche fatte di duro lavoro e sudore, l’impiego dei mezzi come il treno e le carrozze, le storie di vita. Una sorta di grande famiglia insomma con le sue gioie e dolori. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che mi ha colpito molto. Sotto le luci, i lustrini e i sorrisi si nasconde una vita triste, povera, dove la ricchezza si fa strada sulla povertà e il sacrificio umano. Per non parlare degli animali. Sfruttati e maltrattati, costretti a compiere continui sforzi soltanto per riempire le tasche dei loro padroni. L’emozione è palpabile in ogni pagina così come lo sono i personaggi che s’inseriscono nella storia descritti in tutti i loro aspetti, umani e disumani: la delicata Marlena, August il pazzo, Camel il buono, Walter l’amico e l’intelligente Rosie, l’elefante che beve limonata e i cui occhi sembrano quelli di un bambino. Ora suppongo penserete che il libro mi sia piaciuto tantissimo ma purtroppo non è così. Ciò che ho scritto è vero. Il romanzo è originale, scritto con grande sensibilità e ricco di frasi significative. La lettura d’altra parte è semplice e fluida eppure manca qualcosa. Quel “qualcosa” che ti tiene inchiodato alle pagine, che t’impedisce di appoggiare il libro, che ti fa dimenticare che devi correre in banca o in posta… Non ci sono colpi di scena e la storia d’amore, nonostante sia il filo conduttore, è piatta e priva di emozioni. Insomma il libro è carino, leggibile ma niente di più e mi dispiace perché avevo grandi aspettative.
Amo Rosie. E basta direi.
Non me la sento di dare un voto superiore, perché non è un libro di quelli che mi ha tenuto col fiato sospeso, incollata alle pagine. Sinceramente… le prime 250 pagine circa le ho lette quasi x vincolo, controvoglia: la storia in sé non riusciva a suscitare in me emozioni particolari, a parte un sentimento affettuoso nei confronti di Rosie.
Perché, secondo me, i protagonisti “puzzano” troppo di Harmony (mi riferisco a Jacob e a Marlena). Nonostante la cattiveria gratuita e i disturbi della personalità di cui soffre, August, squilibrato e vendicativo, risulta forse essere l’unico personaggio realistico: rispecchia la concreta natura della gente circense dell’epoca (forse anche di oggi, purtroppo).
Ho iniziato ad appassionarmi veramente nelle ultime 50 pagine, quando si è inaugurata una sorta di dinamismo della trama, ovvero quando Jacob attraversa il tetto del treno con l’intento di uccidere August. Da qui in poi gli avvenimenti vengono descritti in maniera repentina e la storia inizia ad essere accattivante.
Mi è dispiaciuto molto per la morte di Walter a Camel: mi ero quasi affezionata. Profondo affetto per il piccolo Queenie, rimasto senza padrone.
Bella l’immagine finale di Jacob e Marlena nella fattoria, con cavalli, cani e Rosie al seguito, nonché tanti figli. Un bel quadretto di “scena da focolare”. Che bello se tutte le storielle d’amore terminassero così, in armonia con la natura e per la pace dei sensi.
Poco credibile la fuga dell’ormai centenario signor Jacob con il circo!!! Ma va va….
E comunque le parti più realistiche rimangono proprio quelle di Jacob all’interno della casa di riposo (da quanto ho potuto capire queste scene sono state scartate dall’omonimo film).
Secondo me l’autrice è riuscita a far comprendere la dura realtà dell’epoca: la depressione americana di inizio ‘900.
Mi è capitato di leggere alcune opinioni di altri lettori, alcune di queste dicono, a grandi linee, che dopo la lettura di questo romanzo sarebbero scappati col circo; beh, io affermo il contrario: dopo una lettura del genere scappo dal circo, e riconfermo la mia idea di odio nei confronti dell’attività circense che sfrutta animali, lucrando sulla loro pelle.
ALCUNE TEMATICHE:
1. Una tematica secondo me ricorrente è l’avarizia e l’ingordigia di Zio Al: spesso vengono sottolineate, per esempio quando si prospetta l’idea di acquisire un altro circo che è andato in rovina. Zio Al vuole a tutti i costi ottenere personaggi strambi per il suo circo (esempio pag.90, pag.92, pag.219, pag.290) e non si fa remore nel lasciare altra gente senza lavoro. Credo che anche Zio Al sia un emblema della società odierna. Ho gioito per la fine che ha fatto, in fin dei conti se la meritava (ebbrava Rosie!).
2. Un’altra tematica è quella della discriminazione: ricorre spesso, per distinguere gli artisti da altri operatori circensi, o i circensi dai villici (esempio pag.47, pag.149, pag.195). Anche qui ripeto la consonanza con la realtà socio-culturale odierna, ancora troppo discriminante e categorizzante.
PARTI CARINISSIME X ME:
Pag.158, quando Jacob dice di essere innamorato cotto di Rosie.
Pag.164, quando Jacob ricorda il padre, contrapponendolo a Zio Al e ad August, e quando Jacob rimane con lo scimpanzé che ha voglia di essere coccolato.
Pag.165, scena con la giraffa
Pag.185, Rosie nell’orto di una villica, che ridere!!!
Pag.190, Jacob e i suoi sensi di colpa per aver abbandonato Marlena e Rosie.
Pag.306/307, quando con una perquisizione i personaggi perdono tutto il liquore di contrabbando… ironica la scena della terra che non lo merita!!!
Concludendo, tutto sommato è leggibile, ma nulla di più.
Sono comunque attirata dal leggere altri libri della stessa autrice.
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Il circo arriva in città
Letto quest'estate perché incuriosita dal tam tam pubblicitario attorno al film. Non sono molto appassionata di storie romantiche e d'amore ma questa si fa seguire, si fanno amare i protagonisti umani e animali. Pian piano, infatti, il lettore riesce anche ad appassionarsi al gigantesco elefante comprato dal circo.
Ambientazione fantastica, apre lo sguardo verso una realtà molto particolare ma fantastica come quella del circo, di cui da piccola ho sempre avuto paura. Con questo libro l'ho superata.
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Strabiliante
Non so più quando è stata l’ultima volta che ho visto il circo… Ma una cosa è certa! Leggendo questo libro mi sono ricordata di quando andavo a vederlo! Quindi, oltre a rievocare le belle sensazioni, la storia mi è piaciuta molto. Scritta in modo semplice e chiaro, non troppo mielosa o sdolcinata. Mi ha interessato molto la figura di Jacob anziano, soddisfatto della sua vita passata, ma che ora vuole continuare a vivere a modo suo.
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Me ne vado con il circo!
Quando ero piccola avevo escogitato una teoria: mi ero convinta che anche se le cose fossero andate male male, la scuola non mi fosse più piaciuta o non avessi più sopportato di essere messa in castigo giusto perché ero un tantino movimentata e facevo venire i capelli bianchi all’intera famiglia, potevo sempre scappare con il circo. Sì, sì, con lo stesso circo che si fermava nel mio minuscolo paese due volte l’anno ed i cui abitanti andavo a spiare per ore ed ore, giù al campo sportivo, dove veniva montato il tendone. Così il mio ritornello ad ogni rimprovero era: Ah sì?...ed io me ne vado con il circo!
Ovviamente, con il circo non sono mai scappata. Ma vi dirò, leggere questo libro mi ha fatto tornare in mente quanto affascinante fosse il solo fantasticarlo. Per 361 pagine sono tornata ad essere bambina e d ho ripreso a valutare la possibilità di uno sbocco circense in caso di bisogno: chi può mai dirlo nella vita!
Però del romanzo mi sono letteralmente innamorata: da molto tempo non mi imbattevo in una storia così ben intrecciata, avvincente, romantica e poggiata su un letto di salde e comprovate nozioni storiche che ne fanno al contempo un nitido a chiaro affresco dell’epoca statunitense passata alla storia come la Grande Depressione, epoca in cui l’America incominciò ad essere attraversata dai circhi itineranti che si spostavano sulle linee ferroviarie.
Ed è in uno di questi circhi che Jacob, studente in veterinaria, trova rifugio dopo aver perso entrambi i genitori. Tra ogni specie di animali da accudire, nani e freaks, una sorta di rigida gerarchia sociale circense, un gergo a volte spietato e delle ferree regole da rispettare per riuscire a sopravvivere, il ragazzo diventa un uomo ed impara quelli che sono i più grandi valori della vita: l’amicizia, l’amore, il coraggio, l’altruismo, la responsabilità di prendere delle decisioni, la capacità di saper attendere ed agire, la dedizione al proprio lavoro ed insieme la difesa dei più deboli.
La bella Marlena, il suo spietato marito August e l’elefante Rosie, diventeranno poi per Jacob dei punti focali, ma nessuno dei personaggi della Gruen passa inosservato, ciascuno assume un proprio impeto e a ciascuno il lettore non può che affezionarsi, quasi come si trattasse delle stelle più luminose di uno stesso firmamento.
E dire che quando il libro mi è stato regalato, mi sono chiesta cosa diamine volesse dire “Acqua agli elefanti” (era forse uno di quei proverbi sullo stampo del tipo “Perle ai porci”?).
Non che l’attinenza del titolo mi risulti ancora adesso chiara, ma la storia, ve l’ assicuro, vale la pena d’essere letta.
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Più Strabiliante Spettacolo del Mondo dei Fratelli
Si fa un gran parlare del film tratto da questo libro, forse (forse?) perché il protagonista è Robert-Twilight-Pattinson e tutte le bimbeminkia sono in fervente e osannante attesa.
Visto il gran vociare che se ne fa ed il titolo curioso, ho deciso di leggerlo mettendolo davanti ad altri tomi già in lista d’attesa.
Ed eccomi catapultata negli Stati Uniti della Grande epressione e del proibizionismo, all’epoca dei circhi che viaggiavano di città in città sulle rotaie della ferrovia, quando un elefante era ancora una meraviglia incredibile mai immaginata e Jacob era giovane ed innamorato della bella e occupata (con lo psicopatico August) Marlene.
Un libro gradevole, interessante, non troppo zuccheroso. Ma senza grandi slanci, senza colpi di scena o grandi meraviglie.
Insomma, carino, ma mi aspettavo meglio.
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Che lo spettacolo abbia inizio!
Avete voglia di leggere una storia d'amore e di amicizia ambientata in America negli anni 30? Allora salite sul vagone del Più Strabiante Spettacolo del Mondo dei Fratelli Benzini, mettetevi in un angolo e godetevi lo spettacolo in silenzio anche se è un pò ingenuo e scalcagnato, di certo è che non vi annoierete.