Academy street
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U'invincibile estate
La chiave di lettura dei 62 anni di Tess, la protagonista, è la frase di Albert Camus che l’autrice Mary Costello sceglie in esergo al suo primo romanzo: “Nel bel mezzo dell’inverno ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate”.
Toni lievi, sinceri, schivi che affrontano temi gravi: la morte, l’abbandono, la solitudine, la lontananza, il passare degli anni. Colgo una scrittura di piccole cose, di luoghi, di mancanze, una scrittura … senza parole memorabili. “Potrei scrivere comodamente la mia vita intera su un’unica pagina. Potrei farcela stare tutta su un solo foglio.”p.120
Tess rimane orfana a sette anni, in un grande casolare a Easterfield, nell’Ovest dell’Irlanda. E se la mamma non può riconoscerne l’esistenza, la piccola, allora, non esiste e smette di parlare. Si ritira, permettendo alla vita di accadere.
E più tardi ricompare, riaccompagnata presso di sé dallo sguardo degli altri. Infatti, un giorno a Dublino un fotografo le scatta una foto per strada e per la prima volta Tess si vede: una ragazza carina, con gli occhi che sorridono. Non recrimina, desidera silenziosamente, si fa scegliere, eppure Tess produce movimenti, cambiamenti, risoluzioni.
Formatasi come infermiera, emigra a New York, dove si innamora, per una notte, perdutamente. Si trasferisce in un appartamento di Academy Street, nell’Upper Manhattan e cresce da sola il figlio Theo.
Inizia a leggere sistematicamente e scopre letture possibili dei fatti, ipotesi e prospettive. “Soffriva per i personaggi, ma anche per gli autori. Viveva in due mondi separati uno interiore, nel quale si sentiva perfettamente a suo agio, l’altro esterno. Era questa vita interiore a dare significato al mondo esterno.” p.152
Riconosco in Tess il copione di vita non vincente, il coraggio di farsi attraversare, la scelta di divenire sfondo, di essere strumento di cura e di accoglienza. E’ forte davvero Tess, offrendosi oggetto nella relazione, modesta, silenziosa, docile, triste, accompagnata da una solitudine primordiale.
Ad un certo punto, anche la scrittrice non ne può più e cerca l’espediente forte nella tragedia delle torri gemelle.
Fino ad arrendersi alla protagonista che non vincendo, ancora una volta, rinasce e rimane a vivere. Tess acquisisce stabilità interiore divenendo acqua e aria per essere flessibile, per modellarsi, per poter continuare. Mi insegna che la pace è astenersi dalla complicità con i tormenti dell’onnipotenza inseguita, con i patti scellerati di progettualità spavalde.
L’amore si esprime nell’accettare che la vita accada.
“Girò lo sguardo intorno al reparto: la sedia contro il muro, il lavandino nell’angolo, l’uomo sdraiato nel letto, la gente che passava nel corridoio. Ecco, la realtà è fatta di queste cose, pensò. Improvvisamente si sentì perfettamente calata nella realtà, totalmente compatibile con il resto del mondo e con ogni cosa al suo interno.”p.118