6 e 41
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Mi sono informato c'è un treno che parte alle 6.41
Un bellissimo ed intrigante gioco psicologico tra un uomo e una donna.
Un libro interamente fatto di non-detti, di dialogo interiore, di vorrei ma non posso.
Cecile e Philippe si sono amati da ragazzi, una storia breve, intensa e finita malissimo per colpa di lui.
A distanza di 30 anni, ognuno col proprio bagaglio di vita, si ritrovano sul treno per Parigi delle 6:41...lei di ritorno da una visita ai suoi genitori ormai anziani, lui per andare a trovare un suo amico in fin di vita.
Si guardano, si riconoscono all'istante...e si ignorano.
Imbarazzo tangibile, sguardi rubati e subito distolti, ricordi mai sopiti che tornano prepotentemente a galla.
Voglia di riscatto da una parte, voglia di chiedere scusa dall'altra.
Un viaggio di 95 minuti...scandito dai loro flussi di coscienza e dai timidi tentativi di dialogo, miseramente falliti, schiacciati tra il senso di colpa e l'orgoglio.
La bobina della loro vita si riavvolge e ritornano al momento esatto in cui qualcosa è cambiato, in cui hanno deciso di smettere di essere com'erano.
I minuti passano e il tempo per darsi una seconda occasione si riduce, si riduce la possibilità di riappacificarsi col passato, di capire come il tempo li abbia cambiati (e non solo nel fisico).
Un romanzo a due voci, intimo, riflessivo, malinconico...capace di scavare a fondo con pochi tocchi ben calibrati.
Un romanzo sulla capacità di perdonare e perdonarsi, sul coraggio di guardare negli occhi il passato senza aver paura di specchiarcisi dentro e scoprirsi ancora fragili...
Un romanzo sulla forza delle parole taciute e sul rischio di rimanere fermi nei ricordi, aspettando, per il tempo dei bilanci, il prossimo treno...magari fra altri 30 anni.
Indicazioni utili
Il non-incontro
Un treno. Una lei ed un lui. Si reincontrano. Lui riconosce lei. Lei riconosce lui. Ma entrambi fanno finta di niente. Nascono riflessioni sia dentro la testa di lei che dentro la testa di lui e sono raccontate in prima persona ed in modo alternato. Sono queste il cuore del libro. Non aspettarti tanto dal finale: si parleranno? chiariranno? si riappacificheranno? litigheranno? Il bello del libro è come si svolge il viaggio, nella testa di lei e nella testa di lui. Non pensare alla meta. Lo stile è molto secco, con frasi molto brevi, che danno un certo ritmo, nonché una certa ansia. Il libro è molto introspettivo, a partire, nelle prime pagine, dalle riflessioni di lei, figlia unica, sui propri genitori, riflessioni in cui mi sono riconosciuta, sentendole come uno schiaffo vivo, fino ad arrivare a descrivere, anche dall’interno, questa specie di bolla dentro cui a volte viviamo, aspettando che succeda qualcosa che fa incrinare la bolla. Schiaffo pure questo. Bella l’idea della promiscuità ferroviaria, in cui puoi ritrovare persone che mai ti immagineresti di rivedere. La copertina è un’immagine speciale, che cattura e che mi ha fatto pensare, con un po’ di nostalgia, al mio 6.58.