È così che la perdi
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Yunior perde il pelo ma non il vizio.
Ero rimasto così sconvolto in positivo da “La breve favolosa vita di Oscar Wao”, dallo stile spontaneo e scorrevole, dalla storia simpatica ma al tempo stesso struggente, dai riferimenti storici, dai continui termini “nerd”, che alla fine sono corso a comprare un altro libro (anche se, ahimè, non sono ancora molti) dello scrittore dominicano. Questa volta però si tratta di racconti, che sembra siano semiautobiografici ( un vero rubacuori Diaz…). Nella maggior parte dei racconti, anche se non in tutti, il protagonista è Yunior, che avevamo già incontrato in Oscar Wao. Yunior è infatti l’ex fidanzato della sorella di Oscar, che, per un periodo, vive in stanza con lui al college. La contrapposizione di questi personaggi era perfetta. Yunior, il classico macho latino, il suo unico scopo nella vita era quello di avere un fisico ed un aspetto curato per raggiungere il suo obiettivo, portarsi al letto il maggior numero di ragazze possibili. Dall’altra parte c’era Oscar, nerd appassionato di fantasie e merendine e non considerato dalle ragazze nemmeno per sbaglio. Perché ho fatto questa distinzione anche se il personaggio di Oscar non compare mai in questo romanzo? Semplice, per farvi capire verso che direzione vanno i racconti: il tradimento. Infatti, come dice chiaramente il titolo, i racconti vertono tutti su storie di tradimenti, che fanno si che alla fine il nostro protagonista venga scoperto ed abbandonato dalla donna che invece realmente ama. Sa che finirà così, ma non ce la fa, deve tradire. Tra i racconti ce ne sono anche due che esulano dal filone classico del tradimento, ma alla fine si riconducono sempre al titolo: “E’ così che la perdi”. Uno racconta di una ex di Rafa, fratello di Yunior, a cui quest’ultimo non riesce a dichiarare il suo amore neanche dopo la morte del fratello e quindi finisce per perderla. Un altro ha come protagonista una donna invece (unico caso in tutto il libro), che perde l’uomo che ama dopo averlo aspettato troppo a lungo. Molto simpatico anche l’ultimo capitolo dal titolo “Guida all’amore per infedeli” in cui Yunior racconta come , nonostante mille fatiche, non riesca a dimenticare la donna che lo ha lasciato (sempre a causa dei suoi mille tradimenti). Lo stile è lo stesso di Oscar Wao, diretto, spontaneo, poco attento alla punteggiatura (caratteristico di Junot Diaz sono i dialoghi senza virgolette), e anche qui troviamo le sempre presenti frasi in dialetto dominicano, anche se stavolta sono state lasciate volontariamente così e non tradotte dalla bravissima Silvia Pareschi. Se vi è piaciuto Oscar Wao (anche se questa lettura è senza dubbio più breve e leggera) non potete non leggerlo. E Diaz è un fenomeno.