Un'eredità di avorio e ambra
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Una famiglia che ha vissuto la storia
Direi che questo libro ha un fascino piuttosto sottile. Più interessante che coinvolgente, mi viene da dire. Indubbiamente non si può rimanere colpiti da una famiglia che vede tra i suoi antenati persone che si sono date del tu con le più brillanti menti a cavallo tra fine ottocento e la prima metà del secolo successivo. Trovo però che la scelta forse l'autore avrebbe dovuto fare una scelta precisa e decidere se questo doveva essere un romanzo, rendendolo più leggero e fruibile, oppure farne un saggio storico con tutto quello che ne consegue in termini di citazioni di fonti storiche e di documenti d'archivio. L'opzione via di mezzo, devo dire che a me non è piaciuta molto, anche se la trama è lineare e ben congeniata.
L'autore prendendo spunto da una collezione di Netsuke: statuine giapponesi fatte di vari materiali tra cui il legno,, avorio e ambra, che devono la loro particolarità alle piccole dimensioni e ciò nonostante alla precisione dei dettagli. Seguendo gli spostamenti che la collezione ha fatto in giro per il mondo seguendo chi ne è stato di volta in volta il proprietario Waal ci racconta la storia della su famiglia. Una ricca famiglia di banchieri ebrei, affascianti dall'arte, dediti al lusso e all'opulenza, fino a scontrarsi con il nazismo, e uscirne non indenni, ma comunque ancora quasi tutti vivi, se pur sparpagliati ai quattro capi del mondo.
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Un mondo scintillante e fragile
Un dono assai gradito e inaspettato, un libro traboccante di cultura e arte, una scrittura d'un livello altissimo, elegante, che non delude mai.
L'autore, De Waal, è un artigiano-artista di buona notorietà. Custodisce nella propria casa in Inghilterra una ricchissima collezione di "netsuke", ninnoli o meglio minuscole sculture di raffinata arte giapponese, ereditata da uno zio.
Le peripezie di questo piccolo tesoro, in possesso della famiglia da quasi un secolo e mezzo, forma il filo conduttore di "Un'eredità di avorio e ambra", libro scintillante, che possiamo chiamare 'romanzo biografico' , documentatissimo perciò particolarmente convincente, che ha come sfondo la Storia d'Europa di fine '800 e del '900 , frutto di un lavoro rigoroso di ricerca e documentazione.
Gli antenati erano ricchi commercianti e banchieri che agivano essenzialmente a Parigi e Vienna, due capitali di cui lo scrittore ci restituisce tutto il fascino e lo splendore del tempo che fu.
A Parigi le frequentazioni vanno da casa Proust agli ateliers degli Impressionisti. La banca di famiglia, poi, è citata da J. Roth nel capolavoro "La marcia di Radetzky". La nonna dell'autore era in corrispondenza epistolare con Rilke.
Si tratta di una famiglia di origine ebraica la quale, con l'invasione nazista, perse quasi tutto, ma i 264 piccoli oggetti di pregio riuscirono avventurosamente a salvarsi, per poi ritornare in Giappone col trasferimento in Estremo Oriente dello zio da cui De Waal li erediterà, testimoni e portatori dell'autenticità di un passato che aveva una tradizione, al cospetto di un presente, invece, in cui "una cultura volgare e impudente, edonistica e senza limiti" contamina il mondo occidentale e l'Oriente industrializzato.
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