Tutto cambia. La saga dei Cazalet
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E alla fine sono arrivati gli anni Cinquanta, che portano via gli ultimi frammenti di un mondo che sta scomparendo: quello della servitù in casa, della classe sociale, della tradizione. È il mondo in cui i Cazalet sono cresciuti. Louise, ormai divorziata, resta invischiata in una relazione pericolosa, mentre Polly e Clary faticano a conciliare il matrimonio e la maternità con le loro idee e ambizioni. Hugh e Edward, ormai sessantenni, si sentono mal equipaggiati per questo mondo moderno; mentre Villy, da tempo abbandonata dal marito, alla fine deve imparare a vivere in maniera indipendente. Ma sarà Rachel, che ha sempre vissuto per gli altri, a dover affrontare la sfida più difficile… A Natale tutte le vicende convergono, e una nuova generazione Cazalet si ritrova a Home Place. Solo una cosa è certa: niente sarà mai più lo stesso.
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Il pianto muto
Ultimo capitolo della saga dei Cazalet, che chiude in bellezza una lettura epica, per impegno e per durata. Quest’ultimo capitolo è davvero pieno di tristezza, perché si apre con la morte della Duchessa e con tutti i cambiamenti che in una famiglia ci sono quando comincia a mancare qualcuno e prosegue con un dolore privato di Rachel, inaspettato ma vero. Si chiude quindi in questo modo un affresco familiare che, attraverso pranzi e cene di famiglia, passaggi generazionali in azienda, morti e malattie, nascite e gioie, ci ha accompagnato lungo i decenni, facendoci vivere la normalità di una famiglia con sullo sfondo la storia di quel periodo. Il messaggio più importante è che la vita va avanti, sempre e comunque. Il veicolo con cui il messaggio viene trasmesso è una storia davvero lunghissima, una vera telenovela, dove i ritratti femminili, che primeggiano con il loro carattere e la loro forza, sono davvero d’eccezione.
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Addio ad Home Place
E.J. Howard, Tutto cambia. La saga dei Cazalet
Ed eccoci giunti nel giugno 1956 per leggere degli ultimi avvenimenti riguardanti la grande famiglia inglese dei Cazalet.
La narrazione riprende una dimensione maggiormente corale, come nel primo volume. Dopo migliaia di pagine in cui ci siamo affezionati ai protagonisti del romanzo, abbiamo sofferto con loro, ci siamo emozionati, sorpresi e a volte anche un pochino scioccati, giungiamo all'epilogo della storia.
Solo leggendo l'ultimo volume si può avere una visione complessiva dell'opera: appare chiara la struttura circolare della narrazione e ciò che voleva raccontare l'autrice: l'ascesa e il declino di una famiglia dell'alta borghesia inglese dagli anni '40 alla fine degli anni '50 del Novecento.
Nei libri centrali della saga la Howard si era soffermata maggiormente sui personaggi delle tre cugine, Polly, Louise e Clary, figlie rispettivamente di Hugh, Edward e Rupert, senza mai però abbandonare lo sviluppo corale della narrazione, raccontando sempre gli avvenimenti secondo il punto di vista dei vari personaggi.
In quest'ultimo testo direi invece che la luce è puntata di più su Rachel, la figlia femmina del Generale e della Duchessa, che si troverà, quasi a sessant'anni, a dover affrontare un futuro apparentemente senza prospettive.
I suoi tre fratelli maschi, Hugh, Edward e Rupert, hanno, in modi diversi e con prospettive diverse, fallito. Si sono dimostrati tutti e tre in qualche modo incapaci di preservare la loro condizione economica e di tramandare stabilità e prosperità ai loro innumerevoli figli, la terza generazione dei Cazalet. Questi ultimi sono cresciuti durante i lunghi anni della guerra, fra sacrifici e ristrettezze ed hanno saputo, chi in un modo, chi in un altro, perseguire una propria strada nella vita. Sono dei giovani adulti che hanno la possibilità di esprimersi che non hanno mai avuto i loro genitori.
“Clary si guardò intorno. L'ansia e la paura s'addensavano come nebbia in quella stanza e stavano pian piano avvolgendo tutti i presenti. «Voglio dire una cosa. Credo che sarebbe meglio se tutti noi esprimessimo i nostri sentimenti. Lo so, zia Rachel, hai detto di non parlarne durante il Natale. Ma il Natale è finito. Questa è la nostra ultima notte qui e siamo tutti molto tristi. Ma alcuni di noi lo sono di più perché non sanno cosa sarà di loro, dopo che avranno lasciato questa casa. Io credo che dovremmo parlarne. E siccome sono io che ho cominciato, lo farò per prima».”
Questa nuova possibilità di parlare dei propri sentimenti ed esprimerli finalmente agli altri riesce a far vivere gli eventi tristi in modo diverso, riuscendo in qualche modo a guardare in faccia la sofferenza senza vergognarsi: questo aiuterà ad andare avanti, seguendo norme di comportamento impensabili nei decenni precedenti.
Alla fine la famiglia si torna a stringere nella sua unità, radunata un'ultima volta ad Home Place. Gli affetti hanno la prevalenza sulle incomprensioni e sui rancori che caratterizzano ogni famiglia e che l'autrice ci ha descritto in modo magistrale nei precedenti volumi. Forse nel finale ha fin troppo insistito sulle varie riconciliazioni, ponendo l'accento soprattutto sull'amore e sul sostegno reciproco più che sui contrasti fra i vari familiari.
In conclusione, sono soddisfatta di aver letto quest'opera. Mi ha fatto entrare in un periodo storico e all'interno di relazioni familiari e sociali quasi come se le stessi vivendo davvero. Un dono veramente raro quello della Howard, di saper descivere ogni particolare ed ogni emozione senza annoiare o stancare il lettore.
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Epilogo e nuova consapevolezza
“ Ancora pochi giorni e tutto sarebbe finito, niente sarebbe stato più lo stesso.”
Natale 1958, ciò che venti anni prima era iniziato si sta dissolvendo, per sempre. Home Place è destinata ad appartenere ai ricordi, portando con se’ ansia e malinconia. La sua fine attraversa l’ atmosfera gioiosa e fiabesca del Natale, aggrappandosi al presente e cercando di respingere il pensiero di un futuro assai incerto.
Lasciando un luogo caro sopravvivono i ricordi, tra immagini dell’ infanzia e oggetti della memoria ma, rispetto al passato, ciascuno può finalmente esprimere i propri sentimenti.
I vecchi Cazalet ci hanno lasciato per sempre, i nuovi Cazalet stanno crescendo, i personaggi che abbiamo conosciuto, amato, perso, riabbracciato, navigano verso un destino in parte già indirizzato o ancora indecifrabile.
Persistono dissapori famigliari, amori sofferti, relazioni in bilico, ma, a differenza di un tempo, vi è una maggiore consapevolezza, che “….qualche volta, forse sempre, il lutto deve restare privato “…
Molte cose, negli ultimi dieci anni, sono cambiate, alterne vicende private, difficoltà lavorative e voci emergenti. Polly, Louise e Clary, donne mature, hanno proseguito per strade diverse, non sempre protagoniste del proprio destino con alterne fortune e dubbi persistenti.
Hugh, Edward e Rupert sono invischiati nella difficile sorte dell’ azienda di famiglia, con nubi fosche all’ orizzonte, Villy, Zoe e Rachel alle prese con una vita piena di ricordi che vanno rispediti nella pozza profonda del passato consapevoli che …” a contare è come ciascuno reagisce a quello che la vita gli presenta “…, creando un ponte tra passato e futuro.
Oggi la guerra rimane solo nella memoria di chi l’ ha vissuta e lo spettro della povertà non appartiene esclusivamente alle classi meno abbienti, cogliendo impreparato chi era avvezzo a privilegi ed egoismo, vivendo esclusivamente nel presente, incurante del futuro, ma ormai è troppo tardi.
Tra le pagine , con la maturità dei protagonisti, un intenso sentimento cresce e si mostra.
A contare, alla fine, è il mondo relazionale da loro costruito e che gli apparterrà, per sempre. Spogliati di tutto, dagli amori agli affetti più cari, sopravvissuti alla furia degli eventi, il mistero della vita scorre tra le pieghe della storia, le persone nascono, vivono e muoiono, ma il soffio di quello che sono e sono state sopravviverà e li caratterizzerà, per sempre.
Ed allora si aggrappano al presente con la preoccupazione del domani , ma … “ sempre ottimisti sulla potenziale bontà della gente “…
Ognuno si tiene un proprio prezioso ricordo di Home Place, perché la storia va conservata, mai dimenticata, accompagnandoli nei giorni a venire.
Una nuova-vecchia figura si erge, piegata dai dolori e dagli anni ma pronta a donarsi, ancora una volta, come fosse il primo giorno, rafforzata e sospinta dalla forza dell’ amore che la circonda e dalla propria raggiunta consapevolezza, Rachel.
La saga dei Cazalet si è consumata ed una risposta, inizialmente vaga, ci è giunta.
Elisabeth Jane Howard ha cercato di rappresentare la complessità di un mondo con decine di storie che attraversano la Storia, ha parlato molto di se’, prevalentemente del delicato universo femmminile, ma anche di un mondo maschile nebuloso e controverso , di un’ infanzia giuocosa, dei sogni adolescenziali, dell’ immaturità della giovinezza, della fragilità e dei dubbi dell’ età di mezzo, della sofferenza e consapevolezza della vecchiaia, di tutte le stagioni della vita.
E poi delle diverse classi sociali, di guerra ed ingiustizie, di diritti umani violati, di tradizioni inviolabili e cambiamenti auspicati tra passato e futuro attraversando il presente ed una intricata rete relazionale, strabordante di eventi e di sentimenti.
Ci è riuscita? Credo di sì, perché siamo giunti alla fine sorprendendoci, commuovendoci, sorridendo, sempre in attesa di possibili cambiamenti, continuando a sentire quelle voci ed a ricordare quei volti, e la semplice complessità di un mondo che, gradatamente, è divenuto anche il nostro.
In questo sta la sua grandezza, la naturalezza che accompagna il potere magico ed unico delle parole e della buona letteratura, che riesce ad illustrare il mistero della vita nella propria interezza.