Tempi duri Tempi duri

Tempi duri

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Può una fake news segnare il destino di un continente? È quello di cui sono convinti un industriale ricco di denaro e appoggi politici e un pubblicitario senza scrupoli. Insieme daranno il via agli avvenimenti che nel 1954 porteranno a un colpo di stato in Guatemala appoggiato dalla Cia. Ma se sul palcoscenico della Storia sale lei, Marta, eccentrica e bellissima appassionata di politici in generale e di dittatori in particolare, capiamo che tutto può succedere, anche quando pensiamo di sapere già come andrà a finire. Nel 1954 la United Fruit Company – la futura Chiquita – è un'azienda fiorente: è riuscita a introdurre le banane nella dieta di tutto il mondo sfruttando per anni le terre e i contadini dell'America Centrale grazie alla complicità di dittatori corrotti. Ma da quando il governo guatemalteco cerca di mettere in atto una riforma agraria, il magnate delle banane Zemurray si sente minacciato. Che fare? Basta rivolgersi a un esperto di relazioni pubbliche per far sì che i fatti vengano travisati da qualche stimato giornalista. In breve tempo si diffonde la notizia – una fake news ante litteram – che in America Latina la minaccia del comunismo è dietro l'angolo e che va stroncata sul nascere. E allora, per scongiurare il pericolo rosso, la Cia si affretta a organizzare un colpo di stato per deporre Jacobo Árbenz, forse un po' ingenuo, ma sinceramente democratico, lontano anni luce dall'Unione Sovietica e dalla sua influenza... E al centro della storia, una donna, Marta, a cui l'autore attribuisce il ruolo più importante: quello della testimone. Con questo romanzo Vargas Llosa torna alle atmosfere e ai personaggi che l'hanno reso grande. In Tempi duri, Vargas Llosa mescola la realtà storica con due finzioni: quella del romanziere, che qui crea alcuni dei personaggi più memorabili dell'autore peruviano, e quella del potere e della propaganda. Accompagnando il lettore a perdersi in atmosfere e «favole» che non sembrano poi così lontane dal clima politico di oggi, in cui l'opinione pubblica è più interessata a una «bella storia» che alla verità.



Recensione della Redazione QLibri

 
Tempi duri 2020-10-21 12:49:15 C.U.B.
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
1.0
C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    21 Ottobre, 2020
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Democrazia dittatoriale

Cosa saresti disposto a fare per una banana?
Non una banana qualunque, la banana sudamericana che ha invaso il mondo e si è imposta nell’alimentazione di ogni abitante del globo.
Tutto, direbbe probabilmente il ricco signor Zemurray, magnate delle United Fruit Company.

Siamo nel 1954 e per colpa di un presidente guatemalteco decisamente troppo democratico, si vorrebbe addirittura costringere l’azienda a pagare le tasse. Per non parlare poi di una riforma agraria e del mercato del lavoro, dove si ipotizza la lotta ai soprusi subiti dagli indios e la distribuzione della terra - accumulatasi illegalmente nelle mani di pochi latifondisti- ai piccoli contadini.
Zemurray, appoggiandosi al massimo esperto di pubbliche relazioni, riuscirà ad insinuare la minaccia comunista in un paese in via di democratizzazione fino al colpo di stato che lo condurrà, invece, verso la dittatura militare.

Buona la premessa e pure la penna, i primi capitoli sono accattivanti ed incuriosiscono il lettore con una scrittura di una fluidità sorprendente, devo talvolta riprendere il passo che gli occhi mi scivolano più veloci della mente. Poi, però, aumentano disordinati i personaggi – qualcuno resterà a lungo, qualcuno sparirà chissà dove e chissà perché – e si ingarbuglia così la disinvolta narrativa.
Dimentichi della futura Chiquita, ci addentriamo in un Guatemala dove l’autore dibatte essenzialmente di dittatura ed intrigo politico, attraverso un intreccio caotico. Certo, val la pena proseguire per apprezzare la denuncia verso un sistema corrotto ed usurpatore, verso le dinamiche di un’America che finanzia la guerra per proteggere i suoi interessi economici, ma scema il piacere sotto il passo greve e le pagine hanno un denso “effetto Wikipedia”.
I personaggi sono costruiti per enfatizzare il loro lato oscuro, però sono brutti senz’anima, sterili e piatti.

Poco vestibili gli abiti della narrativa da ricordare, improbabile la precisione della saggistica, il romanzo è un tentativo di miscelare entrambi gli elementi cui non potrei negare una sufficienza per forma e contenuto, anche se, ammetto, mi ha annoiata a morte.

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