Storia di una ladra di libri
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e la morte racconta
La guerra, e l'olocausto viste dal punto di visto di una tedesca che in teoria starebbe dalla parte giusta della barricata. Liesel vede morire il fratellino su un treno mentre con la madre li sta accompagnando in una nuova famiglia che si occuperò di loro, perché lei non lo può più fare. Il dolore delle due perdite , l'arrivo della guerra, cos incomprensibile per una ragazzina, la solitudine si sopiscono solo quando può rubare libri. Non lo sa perchè lo fa, anzi all'inizio neanche li sa leggere e li scegli a caso. Ma questo atto la rende felice, viva, le fa scorrere il sangue nelle vene, Lei non è un ladra avida: ruba solo quello che le serve e si gode fino all'ultima lettera di quello che legge, Attorno a questa sua bizzarria intanto il mondo continua a scorrere. il nazismo si fa strada a gomitate, logorando anche la sua nuova famiglia. Ancora più la logora quando da lontano arriva un ebreo che chiede di essere nascosto. La famiglia non gli chiede il perché, solo apre le braccia e il cuore .In questa occasione i componenti della famiglia tirano fuori tutta la generosità di cui sono capaci, corrono rischi, si privano del poco che hanno e si rammaricano di non avere qualcosa in più da cedere. L'autore ha scelto di far raccontare questo romanzo dalla morte: una osservatrice imparziale, perché incapace di compassione o di antipatie. con la sua freddezza ci descrive quello che succede, lasciando a noi il compito di giudicare, giustificare o approvare.
Nel complesso il libro è abbastanza gradevole, forse un po'lento in alcuni passaggi, ma comunque interessante e coinvolgente.
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QUANDO LA MORTE RACCONTA UNA STORIA
Lo scenario della Germania Nazista rende già l’idea del mood a cui il lettore verrà sottoposto ma a parte la narrazione della storia da parte della morte che con il suo tono saccente e sbeffeggiante a tratti fastidioso racconta di come è costretta dagli eventi a prendere con sé le anime dei malcapitati di turno, quasi come se fosse per lei un lavoro crudele ma doveroso per il suo stesso essere Morte, non risultano altre parti in cui il lettore può infastidirsi o disperarsi all'inverosimile.
In fondo, il personaggio della dolce Liesel che ruba i libri per intrappolarsi nelle storie che la distraggono da tutto quello che sta succedendo attorno a lei, rende la trama piacevole, scorrevole e interessante.
Il concetto che i libri riescano a farti viaggiare nel tempo e nello spazio verso scenari idilliaci è molto bello e intelligente come è bello che sia stato un libro semplice come “il manuale del becchino”, trovato mentre si svolgeva il seppellimento di suo fratello, ad insegnare la protagonista a leggere. Ebbene sì, Leisel non sa leggere quando arriva a casa degli Hubermann, malgrado abbia nove anni: la madre comunista è ricercata dai nazisti e per un senso di protezione, la affida a questa famiglia tedesca e ben presto Liesel impara a leggere grazie alle lezioni a scuola e al padre adottivo che la aiuta con le lezioni di lingua tedesca per imparare a leggere e scrivere sempre meglio. Da quando sa leggere, la ragazzina, non passa giorno che non voglia andare a rubare dei libri da qualche casa, per la strada, a sottrarli dai roghi che i nazisti erano soliti fare.
Un giorno, la visita inaspettata del figlio di un vecchio amico, l’ebreo Max, sconvolge l’equilibrio della famiglia. Bisognava tacere, altrimenti le SS avrebbero fatto pagare questo enorme oltraggio alla nazione a tutti, nessuno escluso;
nel suo nascondiglio segreto della casa, Max inizia a far conoscenza con Liesel sino a diventare migliori amici. E quando lui si ammalò gravemente decisero di creare un compromesso: poiché Max non sarebbe potuto uscire, il compito di Liesel era quello di descrivergli il paesaggio che c’era fuori e tra una risata e un’altra, si trovava il tempo e la voglia di leggere un libro per assaporare una storia che alleggerisse la tensione di un mondo là fuori fatto di guerra, atrocità e campi di sterminio in cui piovono bombe a tutte le ore e vige un clima di odio, nazionalismo e follia. Poi Max è costretto a partire.
Sul finale la Morte si rifà viva con la sua saccenza e racconta il destino che ha riservato a tutti i personaggi.
Amabile anche il personaggio di Rudy, piccolo ragazzino viziato ma curioso che in fondo ha sempre amato Liesel anche nelle sue follie, compagno di giochi e di vita sino alla fine. In fondo, il nomignolo di “ladra di libri” gliel'ha messo proprio lui.
Romanzo molto bello e interessante, alla stessa stregua del film omonimo. Consigliato assolutamente a tutti.
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Storia di una Saumensch
“Storia di una ladra di libri” è sia un romanzo storico, per l’ambientazione nella Germania dei primi anni Quaranta, sia di formazione, infatti seguiamo la crescita della protagonista Liesel Meminger dalla fine dell’infanzia all’ingresso nell’adolescenza.
Con queste premesse la storia non sembra offrire degli spunti troppo innovativi: abbiamo già letto decine di libri sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla maturazione di giovani orfani; Zusak ci offre però un’idea inusitata facendo raccontare tutti gli avvenimenti da una narratrice d’eccezione, ovvero la Morte. Devo ammettere che per quanto la trovata sia originale la voce narrante non mi ha convinto, ma ne riparliamo dopo... adesso vediamo la trama.
Costretta a separarsi dai genitori -bollati come Kommunisten dal partito nazista- a soli nove anni Liesel assiste alla morte del fratellino Werner e si ritrova poi affidata ai coniugi Hubermann, la severa ma generosa Rosa
«Per un attimo parve che la madre adottiva stesse per darle una pacca affettuosa sulla spalla.
Non lo fece.»
ed il pacato Hans, sempre capace di incoraggiare la bambina con una parola di conforto. Subito Liesel farà amicizia con il coetaneo Rudy Steiner, ma ben presto l’inizio del conflitto mondiale e delle persecuzioni contro gli ebrei in Germania verranno a spezzare il fragile equilibrio creatosi tra i protagonisti.
Come si evince da questo breve accenno, la trama sfrutta delle strutture già collaudate in noti classici per l’infanzia, come “Piccole donne” di Louisa M. Alcott (l’anziana vicina che chiede a Liesel di leggere per lei) o “Pollyanna” di Eleanor H. Porter (la signora Hermann resa apatica dalla morte del figlio), ma soprattutto “Anna dai capelli rossi” di Lucy M. Montgomery: in fondo gli Hubermann ricordano molto per carattere Marilla e Matthew Cuthbert, mentre Rudy è un eccellente sostituto per Gilbert, e Liesel ed Anna compiono il medesimo percorso di scoperta della letteratura, passione che le andrà ad accomunare.
A dispetto di questa abbondanza di cliché, devo ammettere che l’autore è riuscito comunque a rendere gradevole la storia puntando soprattutto sullo sviluppo delle relazioni tra i personaggi; personalmente ho apprezzato in particolare l’amicizia che va pian piano formandosi tra Liesel, Rudy e gli altri ragazzini della Himmelstrasse.
Avevo però un’idea del tutto sbagliata sullo sviluppo della storia, data forse dal primo titolo affibbiato in Italia al romanzo (“La bambina che salvava i libri”) e dalla visione del trailer dell’omonimo film; mi ero convinta che sarebbe stato dato molto più spazio al tema dell’olocausto, ed inoltre mi aspettavo che Liesel rubasse i libri per salvarli -perché messi al bando dai nazisti. Si tratta sicuramente di osservazioni del tutto soggettive, ma penso che altri lettori si siano trovati nella stessa situazione.
Ma passiamo alla nostra funesta narratrice. La Morte si rivolge al lettore in modo estremamente diretto, utilizzando la seconda persona singolare,
«Ora, un cambiamento di scena.
Finora le cose sono state fin troppo facili, non ti pare, amico mio?»
Questo punto di vista insolito ha certamente un gran potenziale, e risulta interessante leggere le scene alle quali assiste di persona perché, come lei stessa ci dice,
«Ti terrò l’anima in pugno. Un colore farà capolino dalla mia spalla, e ti porterò via con me, con dolcezza.
[...]
L’interrogativo che devi porti è: che colore assumerà ogni cosa nell’istante in cui verrò da te? Che cosa dirà il cielo?»
ed ecco che i colori assumono tutta un'altra rilevanza nelle descrizioni, come questa:
«Raccolsi la sua anima assieme alle altre e ci allontanammo. L’orizzonte aveva il colore del latte fresco, freddo, versato su tutto, fra i cadaveri.»
A dispetto di queste premesse, come ho già anticipato la Morte nei panni della narratrice non mi ha convinto: innanzitutto, ho trovato irritante la scelta di spoilerare continuamente degli eventi futuri, perché dopo una frase del genere:
«Facciamo un salto avanti, nel settembre 1943, nello scantinato.
[...]
Papà siede con la fisarmonica ai piedi.»
il lettore non potrà mai preoccuparsi per la sorte di Hans, anche se si trovasse in situazioni pericolose; ed è ancora peggio quanto va a narrare più volte lo stesso avvenimento, creando uno strano senso di déjà vu.
Ciò che mi ha lasciato maggiormente spaesata è la caratterizzazione della Morte. L’avrei preferita cinica e distaccata rispetto agli eventi ai quali assiste, mentre in più scene la vediamo esprimere dei pensieri fin troppo umani,
«Un gerarca in camicia bruna, un grassone che senza dubbio NON RISENTIVA DEL RAZIONAMENTO ALIMENTARE, informò il gruppo che rimaneva da percorrere un giro; [...]»
che vanno a collidere con la sua natura stessa.
Da ultimo, qualcosa di positivo e qualcosa di negativo. Ho adorato le descrizioni di questo romanzo, composte da parole scelto con molta cura ed a tratti quasi poetiche,
«Nelle strade c’erano pochissime persone. Pioggia come trucioli di matita grigia.»
mentre ancora non mi spiego le pagine del racconto “L’uomo che sovrasta”: se vengono strappate da un’edizione di “Mein Kampf” (saggio in lingua tedesca) e sono scritte da Max (cittadino tedesco di Stoccarda), perché le scritte sono in inglese? e, sotto la vernice, anche il testo del saggio è in inglese?
Una disattenzione che va a penalizzare un romanzo altrimenti molto accurato dal punto di vista dei dettagli linguistici.
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La voce narrante della Morte
Ci ho messo alcune pagine per incanalarmi nel sentiero di questo libro, non parlo della narrazione ma dello stile narrativo evocativo di sensazioni, di colori, di immagini e rumori, uno stile originale o addirittura unico, visto che la voce narrativa e' la voce della Morte. Presentata e descritta come una signora affaccendata a raccogliere le anime dei morti al momento del trapasso, sapiente ed ubiqua, spietata ma anche caritatevole a volte, e sensibile, conscia di un destino macabro il suo, ma inevitabile.
Citazioni del libro:
" Te lo garantisco io, il mondo e' come una fabbrica. Il sole la fa andare avanti, gli uomini la dirigono e io sono sempre li a portarli via."
(In riferimento alle anime di gente morta durante un bombardamento) "Le portavo tra le dita come valigie, oppure me le gettavo sulle spalle, solo i bambini li reggevo fra le braccia".
"Le loro anime si alzavano in piedi quando i loro corpi cessavano di cercare fessure nella porta. Le loro unghie avevano graffiato il legno, e in qualche caso vi si erano piantate dentro, con la pura forza della disperazione, e i loro spiriti venivano verso di me, tra le mie braccia, e ci arrampicavamo fuori di quelle docce, sul tetto e piu' su ancora, nel respiro sicuro dell' eternita'. Non cessavano di rifornirmi; un minuto dopo l'altro, una doccia dopo l'altra."
Siamo in Germania, durante la Guerra, durante il periodo nazista in pieno fervore, in un paese vicino a Monaco ci viene raccontata la storia di una ragazza, Liesel che a dodici anni vede morire suo fratello piccolo e viene abbandonata da sua madre. Viene affidata alle cure di una famiglia adottiva, che vive in condizioni di ristrettezze come molto tedeschi, ma dopo un lungo periodo di adattamento e conoscenza si affeziona al Padre adottivo, che fa l' imbianchino, ed ha un cuore , e nutre umanita' e pieta' per il prossimo anche se Ebreo, che la conforta dopo gli incubi piu' cupi, quasi ogni notte e per distrarla le insegna a leggere amorevolmente. Anche la madre adottiva anche se piu' ruvida e meno comprensiva entra nel suo cuore. Liesel va a scuola e conosce il quartiere, fa amicizia coi coetanei e diventera' molto amica di Rudy con il quale passera' anni di complicita'. Imparando a leggere, Liesel viene stregata dal piacere di leggere, visto come opportunita'di evadere, di ricavarsi un mondo piu' facile e caritatevole, un mondo fatto di parole di cui conosce la forza, la persuasione e l'umanita', passione che diventa tanto forte da portarla anche a rubare libri... ( da cui il titolo del libro ).
Un giorno come pegno di una promessa fatta durante il primo conflitto, Huber, il padre di Liesel, da ospitalita' nella cantina della loro casa ad un ragazzo ebreo, Max Vandenberg, che vivra' con loro nell'assoluto segreto, diventando a tutti gli effetti un nuovo membro della famiglia, sfamato e curato e del quale, Liesel si affezionera' moltissimo. Passano i mesi, la guerra obbliga tutti a ristrettezze e fatiche e poi a dolore, molto hanno figli in guerra e sovente alcuni non tornano, la Germania inizia a subire i primi bombardamenti aerei, e gradulamente tutto cambia in peggio...precipita in un baratro di disperazione.
Memorabile la tristezza del racconto del passaggio dalla citta' delle colonne di ebrei di ritorno dai lavori forzati e il momento della perdita dei famigliari e dell'unico bacio dato a Rudy.
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Un successo editoriale figlio del cinema commercia
Nella Germania del Fuhrer i libri non si leggono, si bruciano. La piccola Liesel Meminger, invece, li ruba. Il suo primo furto avviene durante il funerale del fratellino, quando i suoi occhi colmi di lacrime scorgono tra il bianco della neve qualcosa di nero e rettangolare. Istintivamente, le sue mani gelate lo raccolgono dando inizio ad una sfolgorante carriera. Ma inizialmente Liesel non sa bene cosa farsene di questo misterioso oggetto. La ragazzina non sa leggere, i suoi occhi si posano sulle pagine senza riuscire a decifrare quei misteriosi intrichi di lettere. Pian piano però la piccola protagonista imparerà a decifrare le misteriose parole, aiutata dalla sua spiccata forza di volontà e dall’amorevole pazienza del padre adottivo. Di pari passo con i suoi progressi aumenteranno i furti, tra un libro salvato da un rogo ed uno sottratto alla biblioteca del sindaco, finché la nostra eroina, avida di letture, non deciderà di scriverne uno di proprio pugno per raccontare la sua singolare esistenza. Decisione che le salverà la vita. Una narratrice d’eccezione, la morte in persona, ci guida nella Germania nazista, dai crudeli splendori iniziali alla triste decadenza sotto i colpi degli alleati. Un paese diviso tra chi segue ciecamente il regime e chi è costretto ad adeguarvisi, subendolo passivamente e dovendo fare buon viso a cattivo gioco. Se l’idea di fondo del libro appare tutto sommato buona, il risultato invece non è particolarmente brillante. L’autore sembra proteso soprattutto ad arrufianarsi il lettore, trattando temi di sicuro impatto emotivo senza originalità né particolare pathos, ricorrendo ad una prosa fin troppo elementare e infarcendo il tutto di luoghi comuni e di facile buonismo. Si salva la caratterizzazione dei personaggi, ben curata almeno per quanto riguarda i protagonisti principali, tra cui ricordiamo Hans e Rosa Hubermann, genitori adottivi della nostra Liesel, e il simpaticissimo Rudy, suo fedele amico e compagno di marachelle. Per il resto si tratta di un’opera piuttosto piatta e banale che, pur trattando argomenti forti ed importanti, non spicca né per virtù letteraria né per consistenza dei contenuti, più adatta sicuramente ad un pubblico adolescente che ad uno adulto, il cui grande successo editoriale è figlio più che altro di quello cinematografico della dozzinale pellicola hollywoodiana derivatane.
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non saprei...
Il romanzo è ambientato nella Germania nazista dove servire e seguire il Fuhrer è un imperativo. Il personaggio principale è Liesel, una bambina che viene adottata da una famiglia, dopo essere stata abbandonata (ma solo per poterla salvare) dalla mamma ebrea. Il padre adottivo è una persona buonissima, disponibile ed è lui che le insegna a leggere dedicando parte delle sue ore e standole vicino. Tra i due nasce un profondo affetto. La madre adottiva, invece, è una persona dall'apparenza burbera e con lei i rapporti migliorano solo quando la famiglia si ritrova a dover ospitare (nella realtà nascondere) un ebreo, figlio di un amico della famiglia. Il ragazzo è malaticcio ed è proprio durante la sua convalescenza che Liesel inizia a rubare i libri dalla libreria di una famiglia nazista. I temi che emergono in questo romanzo sono: l'amicizia, la bontà e soprattutto la disponibilità. Mi è piaciuta molto l'originalità della voce narrante anche se poi nel corso del romanzo infastidisce in quanto provoca continue interruzioni della storia. La parte più bella del romanzo è quella in cui viene descritto il legame intenso e particolare che si instaura fra la ladra di libri e Max il ragazzo ebreo. Ho iniziato a leggerlo con titubanza e le prime pagine non nego di averle trovate un po' ostiche e lente, ma superata la prima parte sono stata presa dalla voglia di leggerlo anche perchè lo stile è diventato fondamentale per la storia. Complessivamente una lettura discreta, ma non nego che le storie che trattano questo tipo di argomenti mi angosciano e generalmente cerco di evitarle ma in questo caso non ho potuto perchè è stato un regalo.
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- sì
- no
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L'ironia pietosa della Morte
“Non possiedo una falce. Indosso una veste nera con cappuccio solo quando fa freddo. Non ho quel viso da teschio che sembrate divertirvi ad appiopparmi. Vuoi sapere qual è il mio vero aspetto? …cerca uno specchio.”
L’Io narrante di questo meraviglioso, ma altrettanto drammatico, romanzo è appunto la Morte; ella si è personificata per raccontare tragici episodi accaduti durante l’ultima guerra, nella fattispecie in una città della Germania nei pressi di Monaco.
La storia di una ragazza di quasi undici anni che riesce a leggere qualche libro sottraendolo in maniera furtiva da luoghi dove vive la sua tragedia di bambina che si avvia verso l’adolescenza. In mezzo all’orrore, allo strazio, alla fame e ai sentimenti spesso calpestati, la lettura delle pagine dei pochi libri “rubati”, trasporta la mente della ragazza, Liesel, temporaneamente lontano da quell'assurdo ambiente, al fine di astrarsi da tutto ciò che incombe nella sua città e nella sua via, la Himmelstrasse, dove abita presso una famiglia adottiva.
La Morte narrante descrive la desolazione, l’ingiustizia, la perfidia, la crudeltà perpetrate dagli uomini quando la ragione è offuscata nell’ottundimento voluto, e ottenuto, da un essere che, nella sua lucida follia, ha procurato tanta disgrazia e distruzione inutile. Anche la stessa Morte si “lamenta” del troppo lavoro che è costretta a portare a termine nonostante, in molte circostanze, la sua tristezza nel raccogliere le anime senza distinzione alcuna di età, sesso, posizione sociale; ma è un compito che deve portare a termine…è nella stessa ragione di vita! Solo le parole lette nei libri rubati da parte di Liesel, riescono, per un mistero incomprensibile, a sottrarre la stessa ragazza alla fine prematura comune a molti suoi coetanei e arrivare all’incontrovertibile “appuntamento” solo in età molto avanzata e all’altro capo del mondo.
Difficilmente mi commuovo quando leggo un libro; apprezzo, in genere, lo stile narrativo e la trama ma, appunto, non mi commuovo quasi mai. In questo caso la narrazione così incalzante e, allo stesso tempo, trascinante e avvinghiante, mi ha fatto immedesimare nella tela del romanzo tra ordito e trama…una narrazione che difficilmente potrò mai dimenticare.
Molto consigliato.
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I libri che ti salvano la vita
Questo romanzo l'ho amato profondamente e, sinceramente, non so spiegarmi neanche il perchè. La trama, interessante già dalle prime battute anche grazie al periodo storico in cui è collocata, scorre senza particolari colpi di scena. Lo stile di scrittura risulta a tratti piatto, privo di mordente. Eppure quello che vi terrà incollati a questo splendido libro è l'amore che prova la protagonista Liesel verso i suoi comprimari e sopratutto verso i libri. Un amore incondizionato quest'ultimo che la porterà a rischiare la propria vita in più di un'occasione: perchè i libri rappresentano per Liesel un rifugio per l'anima in quel terribile periodo storico che è stato il Nazismo.
Non mi dilungo oltre perchè in realtà c'è ben poco da aggiungere: leggetelo e se saprete cogliere l'essenza del libro vi resterà dentro per molto tempo.
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LA LADRA DI LIBRI
Questo libro non è stato per me un amore a prima vista, come invece mi è capitato con altre letture, ma comunque lo considero nel complesso positivamente.
Mi aspettavo un romanzo con una normale architettura narrativa, invece mi sono trovato di fronte ad un libro completamente diverso, anche dal punto di vista grafico, con l’inserimento di disegni sottotitolati, glossario e quant’altro. Ma la cosa che forse mi ha spiazzato maggiormente è stata la voce narrante del romanzo, che per molte pagine ho faticato ad accettare, considerando anche la tipologia del romanzo. Non voglio però rivelarne l’identità per non rovinare la sorpresa a chi ancora lo deve leggere. Comunque dopo poche pagine ci si rende conto!
I contenuti del romanzo sono sicuramente importanti, anche se raccontati in modo abbastanza superficiale. Quello che invece bisogna riconoscere a questo libro è la scelta da parte dell’autore di raccontarci la seconda guerra dalla parte del popolo tedesco, con una prospettiva interessante e poco sfruttata. Troppo spesso etichettato come complice e fedele sostenitore delle idee del loro leader Hitler, in realtà una parte del popolo tedesco era vittima del nazismo. La protagonista di questo libro “la ladra di libri” e la sua famiglia fanno parte di quei tanti tedeschi che erano costretti ad accettare tutto quello che il regime decideva, senza aver potuto esprimere le proprie opinioni. Il passaggio degli ebrei, diretti verso il campo di concentramento di Dachau erano per alcuni tedeschi una vera sofferenza, senza poter però intervenire in loro soccorso per non correre il rischio di essere considerati al loro pari. La coscienza e la pietà non hanno bandiere e confini, come invece i regimi autoritari vogliono imporre.
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Mano leggera per una cupa realtà
Con mano lieve Markus Zusak accompagna il lettore nel periodo più cupo della storia dell’ultimo secolo. Scrittore già affermato, con esperienze di libri per ragazzi, si rivolge ai giovani con forme accattivanti, con un fraseggio breve, con l’inserimento di variazioni grafiche e di disegnini, assegnando alla morte il ruolo di soggetto narrante. Questa figura – una morte anche benevola, senza la falce, una raccoglitrice di anime –è un elemento spiazzante per i lettori più maturi, in quanto irrazionale e artificioso. Tuttavia tutti gli espedienti narrativi contribuiscono ad avvicinare i lettori più riluttanti o amanti del fantastico, così che anch’essi possano beneficiare del più bel regalo che in questi anni uno scrittore abbia fatto ai giovani.
Zusak mostra loro l’orrore di una guerra insensata, portandoli oltre quello che possono trovare nei libri di storia, per mostrare la realtà umana di una comunità trascinata dalla follia di un leader. Per far ciò parte da un angolo di visuale particolare: il microcosmo di Himmelstrasse in un paesino bavarese, dove la tragedia della seconda guerra mondiale si traspone senza sconti, dall’avvento del nazismo, alla persecuzione degli ebrei sino alla distruzione conclusiva.
Nell’ambiente cupo della catastrofe incombente, in un contesto di povertà e di fame, solo i libri offrono a Liesel una possibilità di evasione dalla realtà. Arrivata faticosamente e fortuitamente alla lettura, partendo dal “Manuale del necroforo”, la “fame” di nuovi libri è più forte di quella causata dalla mancanza di cibo, tanto che quando decide di rubare con il suo amico Rudy lo trascina ad un furto di libri nella biblioteca del sindaco. Il romanzo trasmette quindi un messaggio forte, coinvolgente sul valore della lettura e della parola.
Parlare di un libro rivolto ai ragazzi non ha tuttavia il significato riduttivo di un libro PER i ragazzi. Come non sentire emozione e commozione seguendo il passaggio di Liesel dall’infanzia alla preadolescenza? O la profonda umanità dei genitori adottivi, ruvida in superficie la madre, capace di tenero affetto il padre, disposti a rischiare tutto, ospitando un ragazzo ebreo, per mantenere fede ad una promessa? Si sorride,prima della fine, per Rudy, il tenero amico di Liesel, e si freme per la sorte di Max, il ragazzo ebreo. Su tutto aleggia pesante e greve l’ombra della dittatura e della guerra.
“Storia di una ladra di libri” è un romanzo che tutti dovrebbero leggere e, genitori ed educatori, far leggere.
Il romanzo, per mesi collocato nelle top ten delle vendite, ha avuto nel film un trampolino di lancio, tanto da essere stato riedito, dopo l’uscita nelle sale cinematografiche con lo stesso titolo, cambiando quello precedente “La bambina che salvava i libri”. Un bell’esempio di rapporto positivo tra cinematografo e letteratura.