Ombre sull'Hudson Ombre sull'Hudson

Ombre sull'Hudson

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Nella New York degli anni '40 s'intrecciano le vite di ricchi ebrei sopravvissuti all'Olocausto e rifugiatisi in America. Il pio Boris Makaver disereda la figlia Anna non appena scopre che ha lasciato il secondo marito per fuggire in Florida con il suo ex precettore, Hertz Grein. La fuga non va a buon fine: i due tornano a New York e si separano. Nel frattempo una dentista, fanatica di sedute spiritiche, organizza una messinscena con un'attrice, facendo credere al secondo marito di Anna che la sua ex moglie, defunta, è tornata in vita. Per l'uomo lo shock è tale che presto ne muore. Anna decide di tornare con il primo marito, un attore di teatro yiddish divenuto famoso a Broadway. Intanto Grein, sempre lacerato tra lussuria e vita religiosa.



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Ombre sull'Hudson 2016-06-15 00:56:47 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    15 Giugno, 2016
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Tra pensiero e desiderio

Singer anche in questo romanzo ci descrive personaggi indimenticabili. Al solito alcuni di loro hanno una voracità di vita che li rende particolarmente interessanti. La voracità è in molti casi unita a intelligenza e senso morale, ragion per cui i personaggi vanno incontro a contraddizioni e crisi di coscienza. Grein ad esempio supera il solito triangolo amoroso e si cimenta in un quadrato: ama in modo diverso la moglie Leah, l’amante anziana Esther e un nuovo amore Anna. Ogni donna ha per lui un diverso ruolo: moglie fedele, amore sensuale, amore romantico/sensuale. In un certo senso la necessità della scelta fa crollare le cose. Leah si ammala e lo lascia, Esther sposa un altro, e così via.
Ogni volta che Grein si ritrova solo con una delle tre la relazione si abbruttisce e smette di funzionare. Un personaggio simile a Grein ma senza scrupoli e senso morale è il primo marito di Anna l’affascinante attore Yasha. Ma è interessante anche il bravo medico Margolin che riprende con sé la moglie infedele. Infedele con la lettera maiuscola perché in Germania, sotto Hitler, l’ha tradito per sposare un nazista e mandare la loro figlia in una scuola che educava all’antisemitismo. Lui stesso si è salvato dai campi per un soffio. Il perdono è vissuto da lui come una grave colpa verso la sua razza.
In tutto il romanzo si percepisce il duplice magnetismo del mondo e dello spirito. Ma anche la ribellione a Dio. Un ribellione subito placata, non una rivolta totale, che però cela la domanda: come è potuto succedere tutto questo. E la riflessione amara: se il mondo ha ragione, cioè se deve prevalere il mondo allora bisogna dire tutti Heil Hitler. Ma se il mondo non ha ragione, perché Dio ha taciuto, perché ha lasciato all’uomo il libero arbitrio.
Dice Grein a un suo amico sopravvissuto ai campi: “ Ti sto parlando con franchezza Morris. Non parlo mai con nessuno di me stesso: a che cosa serve? Ma di te posso fidarmi. Forse perché a Vienna parlavamo sempre liberamente. Ho una casa piena di libri, ma non ho niente da leggere. Non sopporto la letteratura. Alla mia età i romanzi non mi interessano, neanche dovesse comparire un secondo Tolstoj. La filosofia mi disgusta. La storia arriva sempre alla stessa conclusione: che gli esseri umani sono criminali. Dio sa se l’hai imparato di persona. Quindi non c’è niente che io possa leggere. Ho sempre creduto che le scienze esatte- la fisica, la chimica- fossero interessanti. Ma sono anche noiose. Di recente ho letto tutto quello che ho potuto procurarmi sull’atomo ma è vero quello che dicono. La noia comincia dall’atomo. Che cosa può essere più terrorizzante di un pezzo di materia che non riposa mai? Passano milioni di anni, e gli elettroni continuano a girare intorno ai protoni. Secondo il vecchio modo in cui concepivamo l’atomo, se non altro riposava. Il nuovo atomo che ci è stato rivelato, invece, continua a sbattersi come una cosa folle, a torcersi, a rivoltarsi senza fermarsi mai. Forse è il massimo simbolo dell’uomo, oggi. Comunque, la cosa più fastidiosa è che non riesco a credere a niente di tutto ciò. La scienza moderna diventa di continuo sempre più simile alla finzione narrativa. Prendi la teoria dei quanti. Non la capisco e ho paura che non ci sia niente da capire. E’ sempre la solita assenza di forma, il solito vuoto, ma senza un Dio, senza uno spirito che si muova sopra la superficie del profondo. E tu, Morris? Hai una filosofia?”

In ogni caso, nonostante l’attrazione per le donne, per i piaceri del mondo Singer ha sempre un senso di pessimismo nei confronti del mondo: il destino di chi insegue la materia è sempre l’infelicità. La sazietà e poi la nausea, quindi l’infelicità. Perciò, nonostante i dubbi che nutre su Dio, in ogni caso sente la necessità di rivolgersi allo spirito e di liberarsi della materia che sente in definitiva come zavorra della propria natura superiore e spirituale. La materia, i desideri inducono alla meschinità, all’egoismo e portano ai campi di sterminio. L’unico personaggio contento è proprio l’unico che non ne avrebbe motivo. Morris, l’amico di Grein, ha una moglie orrenda: brutta fuori e insopportabile. Però è contento. Il frigo è pieno e anche se deve andare alle riunioni dei comunisti o a vedere film di gangster, mette i tappi alle orecchie, chiude gli occhi e non c’è nessuno che lo vuole uccidere. Che puoi volere di più dalla vita?

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