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Uno dei libri più appassionati sulla guerra civile di Spagna. George Orwell, giunto a Barcellona nel dicembre 1936 'con la vaga idea di scrivere articoli per qualche giornale', finì quasi immediatamente con l'arruolarsi nelle file repubblicane: fu al fronte, visse le giornate del maggio 1937 a Barcellona, venne gravemente ferito nell'assedio di Huesca e riuscì a riparare in Francia. Coinvolgente come un romanzo e rigoroso come un saggio, questo libro è la lucida cronaca di una drammatica esperienza.



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Omaggio alla Catalogna 2018-05-05 10:00:12 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    05 Mag, 2018
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Tra la pantomima e la vera guerra

Premetto che ho letteralmente amato "1984" e "La fattoria degli animali", e anche "Giorni in Birmania" mi è piaciuto parecchio. È molto chiaro fin dal principio però, che "Omaggio alla Catalogna" è un'opera molto diversa da quelle sopracitate: autobiografica, estremamente accurata nella descrizione del contesto della guerra civile spagnola. Lo stile di Orwell è un po' diverso da quello a cui ero abituato, forse proprio perché cerca di rendere al meglio quello che è stato il suo vissuto durante quel periodo, e in fondo quello di un po' tutta la Spagna.
Sarò sincero, non l'ho amato follemente e in certi tratti mi è sembrato un po' pesante, senza nulla voler togliere ai contenuti e alla bravura dell'autore; ma da quel che leggevo in giro mi ero fatto un'idea diversa. Non l'ho trovato così coinvolgente. Non avrei dovuto aspettarmelo considerando che si tratta quasi di una cronaca di guerra, ma altre opinioni in giro per il web mi hanno fatto ben sperare. Ci sono sprazzi in cui Orwell si mostra in tutto il suo immenso talento di narratore, come quando racconta il momento in cui è stato colpito da una pallottola, e altri che mi hanno messo in una condizione di stallo angoscioso, ma che tuttavia mi rendevo conto essere essenziali per rendere bene il contesto.
Ammetto che mai come in questo caso la mia considerazione sia del tutto opinabile; non me ne vogliano gli amanti di questo libro e non me ne voglia Orwell, che magari si starà rivoltando nella tomba.

Come dicevo prima, in questo libro assistiamo al momento in cui Orwell sveste i panni di giornalista e scende in campo in prima linea nella guerra civile spagnola, tra le file del POUM. La prima parte racconta della sua esperienza al fronte, di questo gruppo di miliziani per nulla addestrati, armati di fucili difettosi o non armati affatto, per la maggior parte del tempo impegnati soltanto a patire il freddo e le ristrettezze. Sì, al fronte la guerra sembra non voler avere inizio e tutte le azioni che vengono svolte sul campo appaiono quasi insensate, come si volesse illudere se stessi e il Paese che si sta lottando. Non sembra una guerra, ma la pantomima di una guerra, come ammetterà lo stesso Orwell.
Dal fronte ci si sposterà agli scontri tra le fazioni politiche, tra gli operai e la polizia, nel bel mezzo delle strade di Barcellona. Quello che emerge è l'incredibile stato di caos che regna tra i vari schieramenti: in certi momenti non si riesce neanche a capire chi sia il nemico, perché lo si combatta, chi si trovi dalla parte giusta e chi da quella sbagliata.
In questo contesto procede il racconto di Orwell di un periodo della sua vita che, come si evince dalle sue stesse parole, parve una perdita di tempo nel momento in cui lo aveva vissuto, ma che a mente fredda, molti anni dopo, ha riconosciuto come uno dei periodi più importanti della sua vita e che lo ha segnato profondamente.

"Sul nostro treno gli uomini che stavano abbastanza bene da reggersi in piedi erano andati ai finestrini a salutare gli italiani mentre ci passsavano accanto. Una stampella fu agitata fuori dal finestrino; braccia bendate salutarono a pugno chiuso. Era una specie di quadro allegorico della guerra; un treno pieno di truppe fresche sfilava con orgoglio su un binario, mentre sull'altro scivolavano piano i feriti e ogni tanto i cannoni sui pianali facevano sobbalzare il cuore, come sempre fanno i cannoni, e rinnovavano quella perniciosa impressione, di cui è così difficile sbarazzarsi, che dopotutto la guerra è veramente un'impresa gloriosa."

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Omaggio alla Catalogna 2016-07-31 07:20:06 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    31 Luglio, 2016
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Scendere in campo

L'esperienza di Orwell sul fronte spagnolo durante la guerra civile è ottimamente documentata dallo scritto “Omaggio alla Catalogna” edito nel 1938.

Orwell si trova in Spagna in veste di corrispondente per la stampa britannica, ma nel '36 decide di abbracciare la causa del fronte popolare, si spoglia degli abiti di giornalista e scende in trincea per ben sei mesi, finchè una pallottola lo trafigge e si trova costretto ad abbandonare i compagni.
L'autore inglese riesce a fondere una narrazione dai toni lirici elevati ad una più saggistica che analizza lo sfondo politico o meglio il sottobosco di intrigo e interesse di cui riesce a captare i fili che lo governano.

La prima metà dell'opera gode di una forte carica di pathos perchè le descrizioni della vita misera e dura di trincea sono palpabili; George sceglie di spogliare le proprie parole dalla retorica, fa parlare le immagini, il freddo che stritola le ossa, i parassiti che mangiano la carne, il cibo avariato, il terrore dei cecchini del fronte avversario.
Insomma la morte toccata con mano, vissuta quando i compagni cadono sotto il fuoco nemico, quando il sangue scorre sul corpo del giovane che ti è stato accanto per settimane.
Orwell ha cercato volontariamente questa esperienza e ciò che traspare dallo scritto sembra solidarietà e convinzione, non desiderio di brillare come reporter impavido.

Gli ultimi capitoli del libro sono prettamente di analisi politica, minuziosa e cavillosa, tanto da far percepire al lettore una vera cesura rispetto al corpo narrativo precedente.
Sezione interessante e dedicata in prevalenza ai cultori della disamina storica, perchè svela retroscena scarsamente noti facendo emergere ombre e diversi punti di osservazione.
La piacevolezza di queste pagine perde terreno ma il valore della testimonianza è indubbio.

In definitiva un testo che chi ama la penna di Orwell deve conoscere.

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Omaggio alla Catalogna 2016-01-02 22:03:27 FrancescoMirone
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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    03 Gennaio, 2016
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UN FARO NELLA NOTTE

Cronaca lucida di una guerra spesso considerata il sinistro preludio della Seconda guerra mondiale,anche se per molti versi sembra essere il sequel della prima,perché?Perché la guerra descritta da Orwell è una guerra di posizione,una guerra che non si combatte col nemico,ma con le piattole,col freddo,e con la fame,la legna da ardere sembra essere un costante desiderio dei soldati in prima linea. Orwell sembra essere uno dei pochi autori in grado di fare luce su quanto avvenuto in Catalogna nel 1936,egli è un vero e proprio faro nella notte per quanto riguarda questo argomento. L'autore si arruola nelle file del POUM,partito di estrema sinistra messo poi fuori legge dal governo (PSUC),accusato di complottare contro il governo assieme ai fascisti,è per questo che Orwell sarà costretto a tornare in patria. Come al solito emerge la sfumatura profetica tipica di questo autore,Orwell sostiene (già nel 36'),che comunque sarebbe andata a finire la guerra,il governo spagnolo post-bellico avrebbe avuto delle tendenze fascisteggianti,e non aveva per nulla torto. Nel romanzo è evidente anche tutto il filantropismo presente nell'animo di Orwell,la guerra è infatti vista come un evento che unisce persone provenienti da diversi paesi,ma che lottano per un unico ideale ,ovvero la libertà. Lo scrittore conosce il fantastico popolo spagnolo,popolo in grado di donare ciò che non ha,gli spagnoli riescono a essere gentili anche in uno scenario tragico come quello della guerra civile,trattando ogni essere umano come fosse un fratello di sangue.Molto interessante è l'analisi che Orwell fa della rivoluzione che avviene a Barcellona,un vero e proprio esperimento sociale,che ha l'obiettivo di mettere tutti gli uomini sullo stesso piano (economicamente e socialmente),che alla fine,per ovvi motivi,fallisce. Un libro da leggere per chiunque sia interessato a capire qualcosa in più sulla faida interna del Fronte Popolare,faida che viene manipolata,come sempre del resto,attraverso l'utilizzo dei mass-media,fortemente criticati dall'autore. Emerge come al solito un qualcosa che oggi non c'è più,ho riflettuto e ho concluso,ma chi andrebbe a fare una guerra in un altro paese solo per difendere delle idee? Rischiando la propria vita,la propria posizione economica(conquistata con la fatica,per noi comuni mortali),ma soprattutto lasciando i propri cari? La risposta è,con tutta probabilità,nessuno,perché all'epoca si credeva veramente in determinate idee,la maggior parte di noi oggi non credono in nulla,la politica è fondata unicamente sull'interesse,partendo dal più debole al più potente,non più sulle idee.

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Consigliato a chi vuole vederci chiaro per quanto riguarda le lotte intestine del Fronte popolare spagnolo.
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Omaggio alla Catalogna 2012-05-22 16:46:33 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    22 Mag, 2012
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Cronaca di guerra dettagliata e coinvolgente

La guerra civile spagnola dal punto di vista di chi l'ha vissuta in prima linea. Una visione inevitabilmente di parte, perché in guerra è praticamente impossibile essere neutrali, ma molto più attendibile dei tanti racconti bellici scritti da chi se ne sta comodo e al sicuro lontano dal conflitto e spesso non sa nemmeno di cosa parla. Privo di qualsiasi interesse personale e spinto solo dai suoi forti ideali e dal sogno di un mondo più equo e giusto, il giovane Orwell lascia l'Inghilterra per recarsi in Spagna a combattere al fianco delle forze antifasciste. Arruolatosi nelle file del POUM, vivrà l'esperienza di una guerra anomala, vissuta dagli stessi spagnoli quasi con distacco e indifferenza, dove i nemici principali sembrano essere il freddo e le piattole piuttosto che gli avversari politici, in cui l'inesperienza dei giovani militanti e la scarsità di mezzi rendono difficile qualsiasi operazione, dove le divisioni interne alle forze alleate finiscono per fare il gioco del nemico. Divisioni che raggiungeranno l'apice con la messa al bando del POUM e l'arresto e le ingiustificate accuse di tradimento nei confronti dei suoi appartenenti, vanificando le speranze dell’autore di veder trionfare la rivoluzione proletaria e facendo nascere in lui la consapevolezza che chiunque avesse vinto la guerra avrebbe guidato il paese con atteggiamento autoritario e totalitaristico. Una cronaca di guerra dettagliata e coinvolgente, scritta sotto forma di diario, che non si limita solo al racconto puro e semplice della vita al fronte, ma si arricchisce di appassionate descrizioni di luoghi e personaggi e sprigiona tutto l’amore per una terra e un popolo unici. A seguire due appendici in cui Orwell, sotto forma di saggio storico-politico, svela retroscena, intrighi, interessi di parte che hanno fatto prendere una determinata piega al conflitto, e punta il dito sui mezzi d’informazione che alteravano i fatti diffondendo notizie false o travisate per favorire una determinata parte politica e affossarne un’altra. Qui l’autore sembra mettere in guardia gli uomini dal fidarsi ciecamente di ciò che viene scritto sui giornali o trasmesso per radio o per televisione, un monito che oggi più che mai appare valido ed attuale.

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