Nuove abitudini
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Nuovi giorni….
Dopo quarantuno anni di onesto servizio presso una compagnia assicurativa londinese per il signor Baldwin è arrivato l’ agognato giorno del meritato pensionamento. Quante possibilità ad attenderlo, giardinaggio, libri da leggere, hobbies, tanto tempo a disposizione, una libertà del tutto giustificata.
Una breve cerimonia di commiato, il regalo di dimissione da parte dei colleghi di lavoro, una nuova era, un ultimo viaggio verso la cara e vecchia abitazione da sempre riparo sicuro in compagnia della devota moglie Edith.
Non è un giorno qualunque e in Baldwin, da subito, un’ inquietudine prende forma, la paura di rimanere solo, dimenticato, invischiato in un senso di vuoto e di inutilità, di non sapere gestire tante ore di libertà, lui che è da sempre un uomo metodico. A cinquantotto anni si sente ancora giovane, impreparato alla noia, e allora non gli resta che valutare un ventaglio di possibilità e scegliere quella più adatta alle proprie inclinazioni.
Cosa farebbe, cosa lo appassiona, in passato avrebbe voluto essere uno storico, e allora non c’è tempo da perdere, tomi voluminosi lo attendono insieme alle ricerche sul campo.
Ma come ci si può improvvisare in qualcosa che non si riesce pienamente a comprendere, quando mancano le basi, le spiegazioni di un esperto, di certo Baldwin non può contare su Edith, da tutta la vita dedita ad altro.
Anche per lei Il suo pensionamento è cambiamento, adeguamento ai tempi altrui, a nuove abitudini ed esigenze, la sottrazione di quegli spazi che, in assenza del marito, si è concessa. Il loro è stato un matrimonio senza contrattempi, un quotidiano esercizio di reciproca lontananza, una relazione priva di un pozzo profondo di interessi condivisi a cui attingere, limitata al racconto serale di semplici aneddoti in una quiete consolidata, perché cambiarlo improvvisamente?
Dopo solo ventiquattr’ore il clima famigliare è stravolto, insostenibile, esplosioni d’ ira, litigi, una insoddisfazione manifesta, una situazione destinata a durare per sempre, il senso di una fine.
E allora una svolta è necessaria, qualcosa per cui vivere, sperare, costruire, l’abbandono del passato per un nuovo equilibrio famigliare, un se’ che restituisca la voglia di appartenere al mondo e alle sue convenzioni, nuovi amici, piaceri, luoghi, interessi, ma di nuovo una voce interiore incombe, l’ incubo di sentirsi stranieri in patria azzardando un futuro che farebbe rimpiangere il recente passato sepolto.
Sherriff, già conosciuto in “ Due settimane al mare “, grazie a una prosa semplice, lineare, di stampo cronachistico, si conferma cantore di una quotidianità fatta di piccole cose, note, vissute, reiterate, descrivendo una borghesia cinica, egocentrica, ansiogena, che auspica e rifugge il cambiamento, con l’ incognita di un futuro già’ scritto ( in teoria ) e piuttosto fragile ( in pratica ), che ricerca al di fuori di se’ soluzioni a un senso di smarrimento o creduto tale.
La solidità delle mura domestiche, della famiglia, di gesti ritenuti propri, una routine che sembra dimenticare e scongiurare la dimensione intima per aspirare a un reale artificioso da costruire, consegnano il protagonista a un senso di inquietudine rivolto al nuovo per scacciare il vecchio, un equilibrio che dia certezze immediatamente delegittimate dal desiderio di essere dove si era. ( il proprio integerrimo se’), un orgoglio ferito colmo di superficie per sfuggire alla propria ombra e a sconosciute profondità.
E allora l’oggi, a dieci anni dal pensionamento del signor Baldwin, lascia una scia di indifferenza a chi osserva con oggettiva imperturbabilità la sopraggiunta modernità ovattata di quieto vivere nel semplice e inalterabile scorrere degli avvenimenti …
… “ mi accompagnarono fino al cancello, mi salutarono con la mano mentre svoltavo l’ angolo che mi avrebbe allontanato da Western Close. Attraversai adagio il vecchio paesino, accelerai lungo la nuova strada, costeggiai la stazione mentre una folla di uomini e di ragazze di ritorno dalla City usciva in fretta, poi la rombante circonvallazione si impadronì di me e mi trascinò via, verso nord”…