Nel buio che precede l'alba
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Il male che c’è in noi
È il 1919 e la prima guerra mondiale è finita da poco. Niska, una vecchia indiana Cree attende il treno in una cittadina canadese che porta un reduce, Elijah, il migliore amico di suo nipote Xavier, da lei cresciuto come un figlio, e che purtroppo è morto in combattimento, come comunicato in un telegramma. Il convoglio arriva, scendono in tanti e per ultimo un uomo, che sembra un vecchio, malandato e privo di una gamba. Ma non è Elijah, bensi Xavier, profondamente ferito non solo nella carne, ma anche nello spirito. Sta a lei, che è come una sciamana, riportarlo alla vita in un lungo viaggio di ritorno in canoa su acque spumeggianti e fra foreste incontaminate. Lungo il percorso Niska gli parla, gli racconta la sua vita di quasi ultima indiana che non si è lasciata conquistare dal mondo dei visi pallidi; lui, estremamente sofferente, ascolta in silenzio e a sua volta rievoca, per lo più mentalmente, la sua amicizia con Elijah, gli anni di guerra, l’orrore che ha visto e il terribile segreto che nasconde..
Scritto dal canadese Joseph Boyden, le cui origini sono scozzesi e irlandesi, mescolate tuttavia con quelle dei nativi Ojtbwe, Nel buio che precede l'alba é un romanzo di grande approfondimento psicologico che non manca di avventura e della capacità di mettere bene in rilievo quanto la guerra possa cambiare gli uomini e portarne alla luce la loro autentica personalità. In un continuo alternarsi di vita primitiva, con paesaggi stupendi, e scene di battaglia, su terreni sconvolti dalle bombe, coperti di cadaveri, tesse una trama che è convincente e che inevitabilmente finisce con l’attrarre il lettore, disposto a perdonargli la non trascurabile lunghezza del testo. Fra riti pagani e avventure piano piano si entra in sintonia con Xavier, si comprende il rifiuto alla violenza che lo coglie verso la fine del conflitto, ma soprattutto attira quel segreto che lui porta dentro e che lentamente gli toglie la forza e la vita; opportunamente verrà svelato alla fine, anche se nel frattempo, da tanti elementi e fatti, ci si può forse arrivare da soli.
E’ un libro strano, perché non è un’opera contro la guerra, ma sulla guerra, non è un romanzo edificante, ma è anzi un atto di accusa al sistema di vita occidentale che, nel suo desiderio di potenza, fa emergere negli uomini il loro lato peggiore, da cui pochi si salvano se non con il pentimento e il rimorso. È lunga e dolorosa la redenzione di Xavier, come il suo viaggio di ritorno a un mondo apparentemente primitivo in cui però primeggiano valori che l’uomo bianco sembra aver dimenticato.
I protagonisti sono sostanzialmente tre: Elijah e Xavier, descritti benissimo con una psicologia estremamente fine, e soprattutto la vecchia Niska, una zia che tutti desidereremmo avere, emblema di un mondo in cui essere umano e natura si integrano perfettamente, donna coraggiosa e intelligente, capace di amare un nipote come fosse il figlio che non ha mai avuto.
Può sembrare forse esagerato, ma non sono infrequenti i brani che potrei definire di prosa poetica, e non si tratta solo di quelli in cui fa da sfondo il paesaggio dei grandi fiumi e delle immense foreste, ma anche di quelli che nel funebre tempo della guerra riescono a cogliere il segno, se anche minimo, di una normalità e in cui si riaffaccia una natura che intende rivendicare i valori primigeni dell’umanità, come alcuni fiori o una rondine che accudisce i suoi piccoli, una speranza per un futuro diverso e migliore.
Nel buio che precede l’alba è un ottimo romanzo e quindi ne consiglio la lettura.