Messe di sangue Messe di sangue

Messe di sangue

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Dalle «vie del sangue» alle «vie della speranza», Messe di sangue narra l'epopea di una famiglia che, per fuggire alla miseria, decide di emigrare verso Sào Paulo, alla ricerca di un pezzo di terra da coltiva- re. Siamo negli anni Trenta, subito dopo il crollo del mercato del caffè: è un periodo segnato da aspri conflitti sociali, da rivoluzioni e controrivoluzioni, attraversato da profeti dell'apocalisse come il beato Estevao e da banditi efferati come il cangaceiro Lucas Avoredo. Ma a dominare è la terra, dispensatrice di vita e di morte. Amado rivive questo dramma collettivo, destinato a sfociare in un bagno di sangue insieme politico e rituale, con una grande attenzione alla sensibilità popolare, ai miti e al folklore.



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Messe di sangue 2012-06-26 15:52:05 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    26 Giugno, 2012
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Una messe scarlatta di sangue e di fame

Brasile, anni 30. Nel sertao la vita dei contadini è resa sempre più dura da un regime di mezzadria che rasenta la schiavitù. I sertanejos sono costretti a spezzarsi la schiena sulle terre dei colonnelli in cambio di poco più di niente, senza poter avanzare alcun diritto e con l'incubo di essere cacciati via da un momento all'altro. Ma per chi resta non c'è alternativa a meno di trasformarsi in cangaceiro o in pellegrino, seguendo rispettivamente il famigerato bandito Lucas Arvoredo o il mite e beato Estevao. Chi invece abbandona il sertao è costretto ad affrontare un lungo ed impervio viaggio a cui pochi riescono a sopravvivere, e di questi non tutti arrivano realmente a migliorare la loro vita. Amado racconta questo difficile momento storico attraverso le vicende della famiglia di Jeronimo e Jucundina. Questi hanno già perso tre figli, andati via da casa per cercare una vita migliore: chi è entrato nell'esercito, chi nella polizia militare, chi è diventato bandito. Ora, cacciati dalla terra su cui lavoravano, sono costretti a intraprendere un duro viaggio verso Sao Paulo, sorta di terra promessa in cui ripongono tutte le loro speranze. Ma la traversata sarà dura e difficile e non tutti sopravviveranno e giungeranno a destinazione. Con i suo stile unico e inconfondibile, l’autore riesce a miscelare la durezza e il realismo del racconto con una prosa dolce e raffinata, riuscendo a creare un'atmosfera quasi magica che accompagna il libro anche nei momenti più crudi. Notevole la cura dei particolari, ottima la descrizione dei personaggi. Tra tutti spiccano Marta, ragazza dal cuore d'oro interamente dedita alla famiglia e che per la famiglia sacrificherà l'amore e l'onore, e Nenen, coraggioso e carismatico, che nelle file del partito lotterà per cercare di migliorare la situazione dei contadini e di chiunque abbia difficoltà a sopravvivere. E poi la tenera e sfortunata Noca, la folle Zefa, il saggio Jeronimo, l'impavido Josè e tanti altri. Ma una sola è la vera ed inequivocabile protagonista del libro: la fame. La fame che costringe a subire i torti, che spinge alla fuga, che acceca gli animi e porta le persone a diventate peggio degli animali e compiere gesti di impensabile bassezza. La fame che porta alla ribellione, che può sfociare nel banditismo, nella violenza fine a se stessa, ma se incanalata nel verso giusto, come nel caso di Nenen, può portare all'inseguimento di un ideale di giustizia ed equità che renda il mondo più equilibrato e giusto e permetta a chi per anni ha sofferto di raccogliere i meritati frutti. Ed è proprio questa la speranza con cui Amado chiude questo straordinario libro, esprimendola con queste bellissime parole:”I germogli del dolore e della rivolta crescevano, per quella messe scarlatta di sangue e di fame era giunto il tempo del raccolto”.

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