La Virginiana
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SALLY HEMINGS
Nel 1998 la rivista Nature pubblicò uno studio sul DNA a dimostrazione della certa corrispondenza tra la linea maschile Jefferson e quella Hemings.
Thomas Jefferson, o dovremmo dire Padrone Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America, fu perciò riconosciuto ufficialmente padre dei numerosi figli di Sally Hemings, sua schiava e concubina dal 1789 al 1826.
Dal 1998 quindi, questo romanzo scritto vent’anni prima, può essere definito come saga familiare, racconto della storia della famiglia nera di Jefferson, da lui mai legittimata e della sua famiglia bianca, generata con la moglie Martha, di fatto sorellastra della stessa Sally Hemings.
L’albero genealogico si apre alle prime pagine del libro, come avviso a coloro che vorranno inoltrarsi nella complessa trama di questa famiglia.
L’altro lato della schiavitù, quel lato buio e terribile che comprende l’amore di uno schiavo per il proprio padrone, l’incapacità di fuggire, la fedeltà oltre ogni dignità, è questo quello che si racconta in questo romanzo. Sally Hemings non cercherà mai l’emancipazione, la chiederà solo per i propri figli, molti dei quali non la otterranno mai.
Lei, bellissima quarterona della Virginia, si aggrapperà al sentimento che Jefferson nutre per lei, sentimento smozzicato e storpio di un uomo che l’affrancherà solo dopo la morte, affinchè lei non appartenga a nessun altro se non a lui.
E’ un romanzo intenso, basato su ricerche storiche precise, scritto con capacità critiche ed empatiche notevoli. Il periodo storico è ben reso e a chi è interessato al tema della schiavitù lascia molti spunti di approfondimento. L'unico appunto che posso fare allo stile dell'autrice, è rappresentato da alcune dilungaggini che provocano nel lettore, già di per sè emotivamente provato per l'argomento, uno stato di torpore postprandiale...
La figura ambigua di Thomas Jefferson, viene ampiamente descritta nelle sue parti più deboli e incoerenti, così come la stessa Sally. Ambedue non godranno probabilmente della stima di alcun lettore, fatto salvo quei pochi, di cui io non faccio parte, che conservano ancora una solida capacità di provare comprensione per chi, "visto il periodo..." con il proprio agire, baratta la vita dei propri figli con l’orgoglio personale.