Narrativa straniera Romanzi storici La vendetta del vichingo
 

La vendetta del vichingo La vendetta del vichingo

La vendetta del vichingo

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La trama e le recensioni di La vendetta del vichingo, romanzo di Tim Severin edito da Piemme. Mar Baltico, 1019 d. C. Il mare è in tempesta, onde altissime si infrangono sulla nave vichinga dell'esercito di re Canuto. Non c'è più traccia dei ribelli delle terre dell'estremo Nord che poche ore prima hanno scatenato la rivolta. All'improvviso, dietro un'onda spunta un vascello, poi due, poi tre: la bandiera è quella degli alleati, comandati dal signore di Ulf. Ma non sono venuti in aiuto dei Vichinghi. Il loro obiettivo è l'attacco. La collisione tra le navi avviene prima che l'esercito vichingo possa reagire. Lo scontro è durissimo. Poi tutto diventa silenzio e oscurità: i corpi dei Vichinghi giacciono senza vita sul ponte del vascello. L'unico superstite è Thorgils Leiffson, discendente del grande Erik il Rosso. A lui il compito di tornare a corte e denunciare il tradimento, prima che sia troppo tardi, prima che il re concluda un'alleanza destinata a distruggerlo per sempre. Di ritorno in patria, però, Thorgils non trova la gloria, ma l'esilio: su di lui pende l'accusa di essere l'amante della regina. Inizia così per Thorgils un lungo viaggio, che lo porterà fino alta lontana Bisanzio dove, tra le file della guardia imperiale, cercherà la sua vendetta.



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La vendetta del vichingo 2013-11-05 13:20:26 Donatello92
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Donatello92 Opinione inserita da Donatello92    05 Novembre, 2013
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Un romanzo...troppo storico !

Ho acquistato questo libro ad un prezzo stracciato in una bancarella, attratto dal titolo in quanto grande appassionato della cultura nordica e vichinga. La copertina del volume ci teneva a specificare come Severin, che non avevo mai sentito prima d'allora, fosse un maestro del romanzo storico, avendo viaggiato e vissuto di persona il percorso a ritroso di molti esploratori e studiosi prima di lui. Sono stato positivamente sorpreso dalla lettura, ma avrei dovuto prenderlo alla lettera.
A mio avviso il primo errore significativo dell'autore è stato quello di collocare alla fine del romanzo una piccola parentesi in cui specifica che alcuni personaggi ed alcune vicende dell'opera sono ispirate ad una famosa epopea realmente esistita. Questo giustificherebbe molti passaggi scontati ed inaspettati della trama ma, quando vieni a sapero, è ormai troppo tardi. Sono riuscito ad affezionarmi di più ad alcuni personaggi soltanto perchè, sfogliando il volume, me ne sono accorto prima e ho avuto la fortuna di leggere in anticipo questo particolare.
Senza di esso l'opera diviene a tratti scontata, intervallata da lunge digressioni e capitoli veramente esagerati per soffermarsi su particolari che, ai fini del nucleo dell'opera, non contano più di tanto.
Il protagonista è semplicemente fortunato: è sempre al posto giusto nel momento giusto, ne passa di tutti i colori ma ha il fato dalla sua parte e si lascia trascinare, spesso passivamente, dagli eventi. La sua amicizia con il forzuto Grettir fa da perno all'opera, ma anche questa l'ho trovata una forzatura: accade all'improvviso, senza un motivo, e diventa così importante da non poterne farne a meno, nonostante alcune vicende e alcune lontananze.
E' difficile affezionarsi ad alcuni personaggi e certi passaggi sono veramente duri da sopportare, è coraggioso andare in fondo alla lettura senza storcere il naso ed il tutto non viene minimamente coadiuvato dalla mancanza di colpi di scena significativi. Thorgils è abbastanza scialbo, così come tante identità che lo circondano, mentre Grettir va per la sua strada e se lo trascina dietro ma, non essendo il protagonista, non è abbastanza forte da trascinare anche l'opera.
Nel complesso però il tutto risulta godibile, forse un pò di meno se non si apprezzano le descrizioni storiche ed i particolari ad esse affidati. Questo salva l'opera: Severin è davvero un maestro del romanzo storico.
Molte sono le nozioni insegnate attraverso le sue parole, le usanze descritte, i popoli, le città e le culture incontrate dal protagonista, gli utensili, le gerarchie, gli animali, le religioni, i canti e le citazioni epiche. Avrei preferito però che fossero davvero circondate da un'atmosfera vichinga, mentre invece, ancora una volta, risulterà banalissimo il motivo che spinge il protagonista ad essere definito tale.
Nel complesso ho apprezzato l'opera, avendola acquistata per caso, come una piacevole novità. Ne ho tratto il meglio nonostante non sia riuscito ad apprezzarne la trama scontata e poco sopportabile e le identità scialbe dei personaggi, specialmente del protagonista. Alcune sagome però, sono davvero ben caratterizzate.
E, se a distanza di mesi, ricordo ancora il nome di alcuni personaggi o brevi citazioni, un motivo ci sarà.

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