La stanza segreta di Anna Frank
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Nell'Alloggio Segreto
Ho comprato il libro per caso. Una mattina da ‘viaggiatrice per caso’ con la necessità di ingannare l’attesa ed il tempo che mi separava da un evento atteso, desiderato ma già ora parte del passato. Ho letto il Diario di Anna Frank più di una volta e tanti libri di sopravvissuti a quel periodo oscuro, memorie, testimonianze dirette di una crudeltà e disumanità oggi solo, temo, sopita ma confesso di avere una specie di venerazione per Anna Frank e tutto quello che l’ha riguardata, per cui questo libro non lo ho neanche sfogliato. L’ho comprato, iniziato e finito in una giornata. Non mi ha deluso come temevo ma al tempo stesso mi ha lasciato con una sensazione di non completezza. L’ idea di mettersi nei panni di Peter Van Pels, l’adolescente con cui Anna e Margot si sono trovate a dividere l’Alloggio segreto è bella e anche riuscita sotto molti punti di vista. La storia viene rivissuta attraverso gli occhi di un adolescente alle prese con le emozioni forti, le contraddizioni di un adolescente alla ricerca della propria identità di uomo in un momento in cui le Identità vengono invece scientemente annullate: quelle dei deportati nei campi di sterminio o di lavoro come di chi da quei Regimi totalitari, quelli come altri, si è fatto ingannare e li ha sostenuti. Il rimando a ‘Se questo è un uomo’ di Primo Levi è evidente. Peter è nello 'stadio' precedente, non è ancora un uomo: pensa, immagina, dubita, prova rabbia, si ribella, piange, ride, si emoziona, si innamora. Sono le tappe obbligate nel cammino della costruzione di Sé e di una coscienza civile, ma non è ancora un Uomo anzi, mette in dubbio spesso la possibilità di poterlo diventare in quella segregazione forzata nè si rende conto,come potrebbe?, che sono proprio quelli i sentimenti che lo stanno costruendo come tale indipendentemente dall’ identità ‘culturale’ che lo classifica come Ebreo Olandese in cui fatica a riconoscersi. Peter diventa Uomo nel momento stesso in cui tristemente e paradossalmente rinnega ogni forma di umanità spinto dall'unico istinto rimasto, quello di sopravvivenza. Lo stile è semplice. Asciutto. Elegante. Le emozioni arrivano dirette attraverso le parole ma la fine lascia, almeno me, con un sensazione di indefinibile incompletezza.
Indicazioni utili
Il Diario di Anna Frank
Eva Schloss. Sopravvissuta ad Auschwitz
Wstawac!
Tutti conosciamo la storia di Anna Frank o perlomeno ne siamo a conoscenza.
L’autrice ha deciso di amalgamare realtà e finzione e da questo minestrone di parole ne è uscito un diario.
Il diario scritto attraverso le parole di Peter van Pels.
Ho trovato innovativa ed entusiasmante questa idea.
La scrittrice si è studiata nel minimo dettaglio il famoso diario di Anna attraverso i fatti descritti da lei ha immaginato come Peter si sarebbe comportato e come avrebbe reagito.
Peter è un adolescente: prova rabbia, sta attraversando un brutto periodo sia perché è giovane e ha tutta la vita davanti ed invece si ritrova rinchiuso e sia perché la sua condizione di ebreo non gli permette di essere un uomo libero.
Peter ci fa provare molte emozioni: paura, rabbia, vergogna, amore e odio.
Peter ci fa spesso commuovere, molto spesso non viene compreso da chi gli sta intorno e soffre.
La scrittrice è riuscita ad estrapolare una storia verosimile che fa rabbrividire ed emozionare il lettore.
Ho trovato molto interessante la suddivisione utilizzata dalla scrittrice: dopo ogni capitolo ha deciso di inserire un pensiero di Peter. Questi pensieri lui li avrà durante la permanenza nel campo di concentramento.
Si allieterà ripensando ai giorni trascorsi al Rifugio e ad Anna.
Un libro singolare e strepitoso .
Ricco di emozioni forti.
Un romanzo da non lasciarsi sfuggire.
Buona lettura!