La ragazza di Venezia
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Senza capo, né coda
Di questo autore avevo fino a ora letto Gorky Park, un romanzo giallo ambientato a Mosca e con protagonista il capo della Polizia Criminale Arkady Renko che poi sarà presente in altre sue opere. All’epoca il libro mi era piaciuto, pur se avevo ravvisato una certa grevità che ne alterava il ritmo naturale, pesantezza riconfermata nella trasposizione cinematografica del regista Michael Apted con interpreti del calibro di William Hurt e Lee Marvin.
Pertanto, quando ho avuto per me mani La ragazza di Venezia ero un po’ prevenuto, insomma temevo di incorrere in una lettura , magari piacevole, ma non certo snella, e invece mi sono sbagliato, purtroppo. Infatti mi sono trovato alle prese con un romanzo senza capo, né coda, per quanto la vicenda della ragazza ebrea che sfugge ai suoi aguzzini alla fine della seconda guerra mondiale e trova rifugio nella laguna di Venezia avrebbe potuto essere l’occasione per un’opera di spessore in cui venisse evidenziato il cieco fanatismo dei nazisti in prossimità della loro fine con il proposito dell’annientamento di una razza da effettuarsi fino all’ultimo respiro. Invece, non c’è nulla di tutto questo, c’è una storia dal sapore giallo, in cui predomina una fantasia sfrenata dell’autore che fa viaggiare i personaggi da Venezia a Salò e ritorno, con un retroscena che dovrebbe essere di spionaggio, ma che è talmente male abbozzato che anziché interessare rende meno attraente la lettura, che appassionata non può essere, perché l’ambientazione e l’aria che si respira è fasulla, ricorda quella di certe produzioni cinematografiche americane, senza contare alcune ingenuità e anche qualche errore storico. E la conclusione nella laguna, che dovrebbe ingenerare un pathos, fa invece ridere, perché del tutto impossibile.
Non mi sento pertanto di consigliare la lettura di un libro che giudico decisamente mediocre.
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il decadimento del Leone di Tripoli
Martin Cruz Smith, dopo essere divenuto famoso con Gorky Park nel lontano 1982, firma ora un altro splendido libro: La ragazza di Venezia. Un libro intenso, emotivamente profondo, e pregnante per le vicende storiche e sociali narrate con abile maestria.
Siamo a Venezia nel 1945 agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale, in un’Italia confusa e ferita. I fascisti e i nazisti sono ormai alla fine, non ammettono di aver perso una guerra, e continuano a commettere atrocità su atrocità. L’esercito italiano è allo sbando, i partigiani e i comunisti vivono in sofferenza, nell’incertezza più totale. Si può perdere la vita per un non nulla, per uno sgarbo o per una vendetta. Al di sopra di tutto questo esiste un’isola felice: quella di Cenzo, un pescatore solitario, saggio,
“filosofo per natura, un po’ sognatore”.
Lui vive nella sua barca, del suo pescato, fa i conti quotidiani con una ferita che fa ancora male: sua moglie Gina, uccisa da una bomba a Milano, dove sognava di fare l’attrice, l’ha tradito con suo fratello Giorgio, regista, fascista, accentratore ed opportunista. Rimasto traumatizzato da una precedente esperienza militare in Abissinia Cenzo odia la guerra e le sue atrocità, i suoi falsi miti e i suoi ipocriti valori. Al contrario, appunto, di suo fratello Giorgio che incarna appieno queste caratteristiche, con il quale patisce da sempre un confronto diretto. Giorgio è:
“un eroe. Da ragazzo era stato notato da Mussolini in persona durante uno spettacolo acquatico ed era stato scelto per seguire un allenamento speciale. Aveva imparato a volare e a pilotare un sottomarino monoposto. Una volta all’anno veniva a Pellestrina per farsi fotografare nei luoghi della sua infanzia, a dimostrazione di quanta strada aveva fatto. Ha affondato da solo una nave da guerra inglese con una mina sottomarina, un’impresa che ha ispirato Il leone di Tripoli. (…)
Fisicamente la somiglianza con Cenzo era straordinaria, gli stessi lineamenti decisi, gli stessi occhi scuri, ma mentre Cenzo aveva una personalità unica ed inconfondibile, Giorgio aveva i modi suadenti di chi ha interpretato molti ruoli. “.
Una notte buia e tempestosa Cenzo salva dalle acque nere e fredde della laguna una bella ragazza ebrea di nome Giulia, che fugge dai tedeschi. La sua famiglia era ricca ed è stata tutta catturata e sterminata, solo lei si è salvata. Con il suo salvataggio Cenzo inizia un periodo di cambiamento e di immersione nel più totale pericolo, a confronto con quel mondo di perdenti e di vinti, oscuro e minaccioso, una pagina della Storia non del tutto dimenticata.
Un’opera che è un misto di romanzo storico, di romanzo d’amore e di giallo. La storia d’amore tra Cenzo e Giulia è quasi un atto proibito in mezzo all’incertezza e all’indecisione più profonda, tipica del periodo. La ricostruzione storica è precisa e puntuale, descritta minuziosamente, senza sbavature né parole offensive o di giudizio. Un intreccio curato e perfetto, legato a doppio filo a vicende politiche tragiche e dilanianti. Emerge con prepotenza il ritratto di un’Italia in preda ad una stanchezza morale ed emotiva oltre che fisica, nel quale la storia d’amore tra i due protagonisti si inserisce come unico atto liberatorio e di rinnovamento. Un’ottima lettura.