La figlia del mattino
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Un faraone non può essere donna
E' difficile giudicare un romanzo come questo, in quanto l'importanza storica che ricopre è talmente grande da elevarlo a una spanna rispetto agli altri libri. L'autrice Pauline Gedge con "La figlia del mattino" cerca di riportare alla memoria un personaggio importantissimo per la storia egiziana, il cui ricordo è stato volutamente e ingiustamente profanato e vandalizzato, con il fine ultimo di cancellarne il ricordo. Ma fortunatamente non tutto è andato perduto e con accurate ricerche l'autrice è riuscita a ricostruire la sua storia, a trarne un romanzo credibile e veritiero di ciò che è accaduto in quel tempo lontano durante la dinastia egizia.
Quando si parla di donne che sono state sovrane nell'antico Egitto tutti noi abbiamo nella mente un solo e famoso nome: Cleopatra. In realtà questo è un dato errato. Cleopatra infatti non fu mai unica sovrana d'Egitto, ma regnò insieme al padre, al fratello, al marito e al figlio. La protagonista di questo libro invece fu l'UNICA e vera donna sovrana d'Egitto, l'unica donna che riuscì ad essere incoronata come FARAONE, contro la stessa legge egiziana che stabiliva che il faraone dovesse essere uomo, nessuna eccezione.
Hatshepsut, figlia del faraone Thutmose I, sfidò ogni legge con grande coraggio e ancora più grande abilità. Dimostrò di essere capace di ricoprire ogni ruolo fosse necessario meglio di qualsiasi uomo e fu già suo padre a rendersi conto delle sue incredibili doti e a lasciarle il trono, nonostante avesse già un erede maschio. Ma non bastò il volere di un faraone a darle la corona. Come si sa le donne devono lottare innumerevoli volte in più per affermare il proprio valore e Hatshepsut dovette scontrarsi con un vero e proprio muro di dissensi e negazioni, la sua vita fu tempestata di difficoltà e questo romanzo ci narra proprio questo: la sua continua ed incessante lotta per affermarsi, per farsi rispettare. Inutile dire che non troverete in questo libro una lettura di svago, ma una vera e propria ricostruzione biografica (seppur romanza) di Hatshepsut. Addentrarsi all'interno di queste 480 pagine è come fare un lungo viaggio in un luogo e in un'epoca distantissima e in alcuni casi molto difficile da comprendere. Però, nonostante la densità delle nozioni e le lunghe descrizioni che rendono lenti alcuni passaggi, è un libro altamente affascinante, avvincente, interessantissimo anche per chi, come me, non ha una spiccata conoscenza della storia egiziana. Anzi, ammetto di non aver mai letto nulla sull'Egitto (a parte gli ormai remoti testi scolastici che sono già finiti nel dimenticatoio). La storia di Hatshepsut invece è una storia capace di rimanere impressa nella mente a lungo, fosse anche solo per l'indignazione e la rabbia che la lettura fa scaturire. Quel senso d'impotenza e infinita tristezza che accompagnano le pagine finali sono poi una vera e propria scossa elettrica di emozioni negative. Certo, sarebbe stato bello il contrario, ma la storia di Hatshepsut non è un romanzo allegro e spensierato e ha invece il potere di rimanere sullo stomaco come un macigno.
"La figlia del mattino" è in definitiva un romanzo intenso, accurato, appassionante, più doloroso di quanto mi aspettassi, non adatto a chi cerca un antidepressivo, ma secondo me vale davvero la pena leggerlo.