La donna del tenente francese
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A lezione di periodo vittoriano
Fowles è interessato agli effetti che le imposizioni della società hanno sulla consapevolezza individuale, e di come la consapevolezza, una volta acquisita, possa domina l'intera esistenza. Tutti i personaggi principali di questo romanzo sono modellati e le loro vite sono governate da ciò che, per il pensiero dominante nell'epoca vittoriana, era vero e lecito.
Fowles pur ispirandosi ai romanzi tipici della produzione letteraria vittoriana ne fa uno scenario, uno sfondo su cui far muovere se stesso come autore e come attore, trasportandosi nella propria immaginazione: burattino e burattinaio. Fino all'arrivo di John Fowles, la vita di Charles Smithson, Ernestina Freeman e Sarah Woodruff procedono in modo prevedibile: Charles ed Ernestina si sposeranno mentre Sarah proseguirà la sua singolare vita di penitenza. Facendo incontrare Charles e Sarah, l'autore mette in atto il gioco delle alternative, fino a giungere addirittura a un duplice finale, anzi a un triplice epilogo, per la soddisfazione di ogni palato. A me è piaciuto tantissimo ma non è un romanzo 'facile'. Lo consiglio solo a chi apprezza le narrazioni complesse.
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Un romanzo sperimentale
John Fowles nel 1969 pubblicò “La donna del tenente francese”, con l’intento di creare un romanzo sperimentale.
Il libro è ambientato in Inghilterra, un secolo prima della sua pubblicazione. Gran parte del romanzo si svolge a Lyme, dove i nostri protagonisti s’incontrano. Lei è Sarah Woodruff, meglio conosciuta come la donna del tenente francese, una signorina emarginata dalla società (detta anche la donna scarlatta di Lyme); lui è Charles Smithson, gentiluomo ricco in attesa di eredità, paleontologo (molto dilettante), fidanzato con una ragazza borghese.
Fowles con questo romanzo decide di sperimentare qualcosa di nuovo e che personalmente è la prima volta (e spero ultima) che mi trovo a leggere. Questo è, almeno per quanto riguarda quest’opera, un autore che o si ama (per la sua genialità) oppure si odia (per la sua invadenza).
La sua innovazione è legata al ruolo particolare del narratore e al suo continuo andare dal passato al presente. Per presente intendo proprio la sua epoca.
Un narratore perennemente presente e che molte volte ho trovato invadente, che mette in secondo piano i suoi protagonisti e soprattutto che si perde in delle digressioni che hanno reso queste oltre cinquecento pagine un po’ pesanti. Fowles dirige i suoi protagonisti ma li lascia anche liberi di decidere il “proprio futuro”.
“ho già concitato sulla libertà che bisogna concedere ai propri personaggi”.
Un romanzo diverso che mi sento di consigliare a chi voglia leggere uno stile diverso, nato da un’idea innovativa, ma che in quanto a storia in se lascia molto perplessi. Il finale non potrà passare indifferente per l’idea ma non certo per il piacere.
La mia curiosità mi ha spinto a vedere anche l’omonimo film con Meryl Streep e Jeremy Irons. Il regista per ovviare alle difficoltà di Fowles, ha creato un qualcosa di nuovo che però non stona tantissimo con il romanzo. Una delle poche volte in cui ho preferito il film al libro.
Buona lettura!
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