La donna che collezionava farfalle
Editore
Bernie McGill, commediografa, nel 2008 ha vinto il premio Zoetrope: All-Story Short Fiction Contest, voluto da Francis Ford Coppola. La donna che collezionava farfalle è il suo primo romanzo. Vive a Portstewart, nell’Irlanda del Nord, con la sua famiglia.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Di chi la colpa?
Verso la fine del 1800 accadde un fatto che colpì l’opinione pubblica: una madre, nel corso di una punizione “educativa”, provocò la morte della propria figlia di quattro anni.
Fu processata e condannata per omicidio.
Questo romanzo riscrive, romanzandolo, quel lontano evento ricreando, con prosa ricercata e suggestiva, gli eventi, i contorni, i pensieri e le sofferenze ad esso legati.
L’ambientazione è in un’Irlanda di fine secolo, come sempre in vivace contrapposizione fra nord e sud, fra cattolici e protestanti, fra proprietari terrieri e una nascente consapevolezza degli strati più poveri della popolazione. Un quadro storico in sé affascinante, che arricchisce il colore generale del romanzo pur restando sempre nello sfondo.
Herriet, madre severa e inflessibile ricrea sui propri figli l’educazione rigida cui a sua volta era stata sottoposta da bambina, soffocando le espressioni dell’amore che pure nutre nei confronti dei figli.
Le punizioni sono frequenti e talvolta violente ma Herriet non ne avverte l’eccesso, anzi ritiene un dovere non transigere per indirizzare nel modo giusto il carattere dei figli.
Senonché, come dicevo, ci scappa il morto, anzi la morta: la piccola di casa, unica femmina, finisce con lo strozzarsi con la lunga calza con cui le erano state legate le mani.
Questo evento sarà raccontato a due voci, a capitoli alterni: da una parte il diario che Herriet scrive durante la prigionia, dall’altro il resoconto delle conversazioni che Maddie, cameriera della nobildonna al tempo della tragedia, ha con la pronipote di Herriet durante i suoi ultimi giorni di vita.
I due racconti si alternano e si intrecciano, aggiungendo man mano tasselli di verità alla storia, che alla fine risulta assai più complessa di quanto appare inizialmente.
Il libro crea una profonda emozione per l’alternarsi di sentimenti positivi e negativi, di colpe intrecciate e di due storie di sofferenza che sono maturate l’una accanto all’altra senza mai riconoscersi.
Bella la prosa, più raffinata nella parte relativa al diario di Herriet, più libera e sciolta nel racconto della popolana Maddie.
Molte pagine di descrizioni accurate delle sensazioni, delle emozioni, dei ricordi, delle persone e dei luoghi, quasi esclusi i dialoghi, ma il libro scorre ugualmente bene e dopo ogni interruzione ci si torna volentieri.
In un certo senso, come forma narrativa e capacità di introspezione dei personaggi, mi ricorda Le Braci di Sandor Marai e mi ha lasciato lo stesso piacere di lettura e la stessa incapacità di definire a chi ascrivere la maggior responsabilità morale per la tragedia.
[…]
In che modo posso descrivere come mi sento quando sono con lui, quando siamo assieme noi due soli? Ha qualcosa a che fare col tatto, e qualcosa a che fare col dolore, e qualcosa a che fare con il vivere, e qualcosa a che fare con la libertà, e qualcosa a che fare con la perdita, e qualcosa a che fare con il tornare a se stessi, e qualcosa a che fare con la paura, e qualcosa a che fare con il sollievo, e coi colori, colori stupefacenti, e con l’armonia, e con il ritmo, e con l’abbandono. Come un rimbombo, uno sfarfallio, una danza. E, quand’è finito, spesso, arriva un figlio. È il prezzo da pagare.
[…]
Indicazioni utili
UN'ACCOZZAGLIA DI BELLE PAROLE
Mi accorgo proprio in questo momento che il libro è stato inserito tra "Romanzi storici",un punto in più per calare la mia falce di severità in questa recensione.
Purtroppo non conosco la via di mezzo, per me esiste il Si ed il No, raramente concedo neutralità.
(Premetto che questo libro,come ho scoperto solo all’ultima pagina,incredibilmente,è ispirato a una storia vera. Le vere protagoniste sono Annie Margaret Montagu,la madre, e Mary Helen Montagu,la figlia di tre anni , legata per punizione e trovata morta nel guardaroba per incidente,dopo esserci rimasta per ben tre ore rinchiusa; accusata di omicidio premeditato, condannata a 12 mesi di carcere e rilasciata)
Le protagoniste del romanzo principalmente sono due, Maddie ,la domestica/serva/tata e Harriet, la padrona di casa nonché madre di Charlotte. Invito, prima della mia recensione,di leggere la trama perché eviterò di descrivere la storia basilare del romanzo.
Allora,a fine lettura la mia impressione è stata deludente per il semplice fatto che il libro è tutto un’accozzaglia di belle parole ,con termini difficili ed eleganti in alcune parti,nonché sconosciuti(non che mi dispiaccia,anzi) e frasi ad effetto e tanto altro mischiato alla rinfusa(fate,paganesimo,superstizione,morti di famiglia) in modo così fitto e addirittura molte pagine sembrano piccoli trattati di storia politica e agraria.(Non è specificato che è un romanzo storico,altrimenti lo avrei evitato)
La scrittrice,sono sicura,è stata molto brava nel suo intento,ma… Andiamo ad esaminare la vicenda..
Abbiamo una vecchia di 92 anni,Maddie, che lamenta dolori osteoarticolari e di avere i reumatismi e di non reggersi neanche in piedi ma nella sua corrispondenza epistolare con una certa Anna che sarebbe l’unica nipote di Harriet, scrive come se fosse una scrittrice nel pieno del suo primo romanzo! Dubito fortemente che un’anziana di 92 anni abbia la capacità e la forza di scrivere lettere lunghe come papiri e ripieni di dettagli insignificantissimi,che toglie totalmente la struttura da “lettera” facendola sembrare piuttosto una narrazione da libro. Se una persona vuole scrivere una lettera e soprattutto confessare segreti scabrosi arriva dritta al dunque,anziché tirarla troppo per le lunghe.
(Solo sul finire del libro vengono rivelate le cose fondamentali..il che è stato irritante..)
Mi sono sorbita lagne su lagne, situazioni su situazioni che non centravano un cappero con la trama del libro…!
Poi questa vecchia,scusate il termine(mi è decisamente diventata antipatica,dalla metà del libro in poi) è risultata fastidiosamente ipocrita;non ha voluto conoscere a fondo la storia della padrona di casa,pur avendo avuto il suo diario personale redatto dal carcere, preferendo non leggerlo perché..boh,lo sa solo lei. Mi ha ricordato molto una di quelle persone che fanno le santarelline e poi si rivelano scandalosamente peggiori degli altri. Un punto a sfavore del libro perché persone del genere non le tollero.
Per quanto riguarda Harriet il suo stile è nel giusto,nel senso che è scritto come un diario personale,si tratta di una madre che si ritrova con il dramma della figlia morta,dopo una severa ed eccessiva punizione,bollata ed etichettata da tutti come un mostro, compresa dalla vecchina che nelle sue papirose lettere scrive cose antipatiche e discriminatorie del tipo: “Oh no,no! Non assomigli per nulla a tua nonna,Anna,non devi temere” quando invece la peggiore è risultata lei(!!!),piuttosto che la padrona.
L’ipocrisia presente m’ha disgustato( e lo sottolineo) e reso decisamente intollerabile il libro. C’è da dire che presenta incongruenze. Maddie descrive la padrona con i capelli ramati, mentre invece più avanti scopro che ha i capelli neri. Harriet afferma di odiare la politica mentre intere sue pagine sono fitte fitte di situazioni politiche-agrarie-storiche veramente accadute e così noiose da avermi costretto a saltare molte pagine.(e non è da me saltare pagine!!)
Insomma il libro all’inizio è elettrizzante, da brivido, sembrava di aspettarsi chissà che cosa,quali segreti conoscesse la tizia Maddie invece mi ritrovo una vecchia smaliziata e una padrona di casa con la “mano facile”,con 9 figli stressanti a cui badare(si salvi chi può!), che dice di non amare la politica ma gonfia la testa dei poveri lettori di politica, per non parlare di precise situazioni agricole delle quali me ne importa un fico secco. Alla fine cosa è rimasto? E’ rimasto che la vecchia è una sentimentale ipocrita e Harriet poteva evitare di parlare di politica per rendere leggero e fluido il libro!
Ma non si può in un libro mischiare troppi ingredienti... la trama doveva rimanere su un preciso filo, e cioè la vicenda della morte di Charlotte,senza tirare in ballo situazioni del tutto sconnesse e superlfue che mi hanno disorientato e fatto perdere la pazienza.
Vi riporto le ultime frasi di questa simpatica e arzilla vecchia:
“Charlotte adesso è qui. Per lei sono padre e madre per via di ciò che so,per via di ciò che ho visto,fatto e mai detto,mai pronunciato,fino a ora”
Tipico di persone che giudicano senza sapere,cosa che mi ha fatto eclissare ancora di più.. dato che come afferma la stessa anziana “ Lessi tre righe,poi lo richiusi e lo misi via,non era destinato ai miei occhi”
Evitatelo, se detestate l’ipocrisia stampata su carta e non volete sorbirvi una serie di lagne storiche e politiche(c'è di tutto,Chiesa,agricoltori, politica,parlamento,governo, voti, perfino elezioni...!!)
E brava McGill, mi è piaciuta come scrittrice,ma come ha mischiato gli ingredienti la risposta è No.