La casa di velluto e cristallo
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Katherine Howe, laureata in Storia a Harvard, è effettivamente la discendente di Elizabeth Howe ed Elizabeth Proctor, due donne che subirono il processo per stregoneria a Salem alla fine del diciassettesimo secolo. Le figlie del libro perduto ha ricevuto grandissimi consensi di pubblico e di critica, consigliato dai librai indipendenti americani e recensito entusiasticamente da centinaia di lettori.
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PARANORMALE O SCIENZA?
Sotto l'effetto ipnotico della colonna sonora (se così vogliamo chiamarla) di questo libro (my melancholy baby, che mi catapulta ai tempi in cui è stato ambientata la storia), scrivo la recensione di un libro davvero magico, unico nel suo genere secondo me. Innanzitutto devo dire che un libro così descrittivo, quasi si stesse vedendo un film, è raro;c'è una descrizione unica, dettata dai minimi particolari, che permette la mente di immaginarsi la scena così come se la stessimo vivendo in prima persona. Leggendo la trama si può pensare d'incappare in un libro solito, spitismo, divinizzazione e cose del genere; si, s'incappa in tutto questo, ma questo libro va oltre. Affronta il delicato tema dell'eterna lotta tra scienza e paranormale e l'assunzione di certe droghe. Il libro ci vuol far intendere che comunque sia,comunque vadano le cose, tutto è predestinato e dobbiamo sottometterci al nostro destino, non si può cambiarlo...,magari solo ritardarlo, prolungandolo, ma con delle conseguenze. I protagonisti sono studiati alla perfezione, la storia è documentata (c'è dietro un grande studio e una grande ricerca su una storia vera) e la scrittrice ci catapulta, come per magia, in un'ambientazione a cui non apparteniamo più, ma che possiamo rivivere grazie alle sue splendidi immagini che ci offre ad ogni pagina. L'ho trovato molto interessante, un libro su cui poter discutere e confrontarsi.