L'insegnante L'insegnante

L'insegnante

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Chi è Elsa Weiss? Una donna dal passato indecifrabile, di cui lei stessa lascia trapelare pochissimo. L'infanzia in Ungheria, il legame con il fratello Jan che la fa ridere e infila dolcetti sotto il suo materasso, poi la fuga a Parigi come un momento felice di cui è vietato parlare, il matrimonio con Eric. Ma non sono altro che accenni fugaci di una memoria caparbiamente protetta e piena di buchi neri. Elsa Weiss è soprattutto l'insegnante. La professoressa d'inglese autoritaria come un generale, animata da un fervore quasi religioso per il suo lavoro, impenetrabile e rigorosa in tutto quello che fa: pagare le bollette, nuotare in piscina, insegnare. Poi un giorno, senza avvisaglie e con lo stesso lucido rigore delle sue lezioni, Elsa Weiss si toglie la vita lanciandosi nel vuoto dal palazzo dove abita a Tel Aviv. Un gesto che rimane inspiegabile e nasconde segreti angoscianti. Anni dopo, Michal Ben-Naftali decide di indagare la vita della sua insegnante, cercando di capire perché una donna così riservata e schiva a un certo punto si sia suicidata senza lasciare spiegazioni. Un'indagine a ritroso che fa luce su una delle storie più controverse della Shoah: il treno di Rudolf Kastner che avrebbe dovuto portare in salvo in Svizzera quasi duemila ebrei ungheresi, in cambio di denaro e preziosi. Su quel treno erano saliti Elsa e il marito, ma un cambiamento di percorso fa dirottare i trentacinque vagoni verso Bergen-Belsen, e solo mesi dopo i prigionieri riusciranno a essere liberati e a raggiungere la Svizzera. La salvezza e l'arrivo in Israele per Elsa si intrecciano con la tragica vicenda di Kastner, accusato di collaborazionismo e di essere moralmente partecipe delle colpe dei nazisti oltre ad aver favorito, in quella fuga disperata, i suoi concittadini. La storia di Elsa diventa così, tragicamente, lo specchio di quella di Kastner in una vertigine dove il senso di colpa dei sopravvissuti si mescola con il desiderio di vendetta, il Male con l'urgenza di fare giustizia. E la morte di Elsa e di Kastner sembra diventare il simbolo di un'ultima silenziosa richiesta: non che le loro vite vengano ricordate, quello no, ma piuttosto che siano lette altrimenti.



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L'insegnante 2018-04-15 07:48:56 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    15 Aprile, 2018
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Il dolore dell'Olocausto

L’israeliana Michal Ben- Naftali pubblica L’insegnante: che non è il solito libro sull’Olocausto, bensì una storia delle più controverse della Shoah.

Protagonista assoluta è l’insegnante di inglese dell’autrice, certa Elsa Weiss. Chi era? Era una donna autoritaria e riservata, con una passione sfrenata per il proprio lavoro: l’insegnamento. Una donna dal carattere malinconico, che in alcuni casi trattava con eccessiva severità e brutalità i propri studenti. Una donna prigioniera del proprio passato, che un bel giorno decide di gettarsi giù dal balcone, suicidandosi. L’allieva è attonita dal grave gesto e decide di ricostruire tassello per tassello la vita della propria insegnante ebrea. Nata in una piccola città ungherese, quando scoppia la guerra Elsa viene inclusa in un gruppo di circa duemila ebrei che Rudolf Kastner riesce a strappare ai nazisti. Un treno dovrebbe portarli in salvo in Svizzera, ma a causa di un errore lei e suo marito vengono deportati nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, da cui lei sopravvive, per puro caso, ma con gravi ferite psichiche da cui non si riprenderà mai. Finirà dopo un lungo pellegrinare in Israele, raggiungendo il fratello Ian. Con l’insegnamento riesce a raggiungere una qualche parvenza di serenità, ma il tarlo rappresentato dall’ingiustizia della propria salvezza a scapito di altri che invece non ce l’hanno fatta, si farà strada nella sua psiche, distruggendo del tutto un equilibro già di per sé instabile.

Un libro ricordo di un passato che è stato, ma che non deve tornare. Il messaggio forte ed inquietante di questi libri è che il passato deve essere un monito, non si devono mai sottovalutare le avvisaglie di focolai di rinascita di ciò che è stato. L’autrice compie un viaggio che è una riflessione precisa e profonda nella vita e nelle emozioni di questa donna, compiuta con un ottimo spessore introspettivo. Ricostruisce con perizia un dramma che è personale all’interno di un altro dramma, più vasto e coinvolgente, che è il dramma storico e sociale dell’Olocausto. Una lettura forte ed emotivamente coinvolgente.


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