L'apprendista di Venezia
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Opinioni inserite: 7
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bello ma...
carino, su questo non ci piove, ben scritto, abbastanza scorrevole, ma non eccelso! ora della fine non c'è un nocciolo della questione definito, è tutto lasciato andare al caso, all'immaginazione, ma qui ce ne vuole veramente troppa. è stata descritta venezia nei particolari anche più insignificanti ma non c'è un tratto definito della trama. questo libro... sembra che sia un oggetto qualsiasi nel racconto! le scarpe di Luciano verdi con le perle sono descritte molto meglio e molte più volte del libro protagonista!
insomma, storia bella e avvincente, ma lascia un posticino vuoto che si fa sentire e reclama! si poteva fare meglio, visto che è abbastanza originale come idea!
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L'APPRENDISTA DI VENEZIA
Protagonista del libro è Luciano, un ragazzo di strada che viene preso come apprendista da Amato Ferrero, chef del Doge. Questi non è un cuoco qualunque infatti i piatti da lui preparati sono in grado di influenzare i pensieri di chi li consuma. "Così un piatto apparentemente semplice, ma che nasconde un ricco ripieno, suggerisce di diffidare dalle apparenze, oppure un altro a base di selvaggina invita gli astanti a riflessioni sulla fragilità della vita." Intanto a Venezia tutti sono alla ricerca di un libro misterioso e Luciano sospetta che il suo maestro nasconda un segreto. Le indagini dell'apprendista fanno prendere una piega inaspettata agli eventi e mettono in pericolo il segreto del capocuoco.
Il libro è ben scritto ed ha una trama originale. Bella l'idea di un giallo immerso nel mondo culinario. Suggestiva l'ambientazione a Venezia sul finire del 1400. Allettanti le ricette dello chef e belle le descrizioni dei cibi e delle sensazioni da essi suscitati.
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Venezia vista da dietro
Opera di esordio di Newark, la trama è brillante interessante e ben costruita, e anche con buon ritmo.
Unica nota stonata( volendo essere molto pignoli) è il forzato utilizzo di generi alimentari impossibile da reperire all'epoca in cui è ambientato il romanzo.
Infatti ci troviavo nella venezia del 1498 e gli alimenti in questione(cacao patate pomodoro e caffè) non sono ancora stati introdotti in europa e tanto meno utilizzati nelle tavole.
L'autrice è consapevole di questi anacronismi e dedica una nota in apertura alla questione, ma trovo superflua la scelta del loro utilizzo nel libro in quanto non sono assolutamente indispensabili nello svolgimento della trama.
Comunque, la descrizione di Venezia è veramente evocativa ed efficace, evidenziandone le caratteristiche più celebri così come quelle più recondite e nascoste.
Lettura consigliata a tutti coloro che stanno cercando un romanzo scorrevole, chiaro ed intelligente, in grado di far sorridere ma anche di far riflettere.
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Pane, Amore e…Venezia!
Facciamo un esperimento.
Immaginate una bella pagnotta dorata appena uscita dal forno. Provate a ricrearne mentalmente il profumo languido che vi accarezza le narici e la consistenza della crosta che racchiude l’anima di morbida mollica fumante. Fantasticate ancora sul primo morso scrocchiarello e sul pane caldo che vi avvolge la lingua e vi solletica il palato facendovi avvertire piacevoli ed ancestrali sensazioni di passato e di vita vera.
Adesso, volete riprovare questo sublime istante moltiplicandolo per la durata di una lettura di trecentottanta pagine circa? Leggetevi L’Apprendista di Venezia!
Che bontà questo romanzo, che miscela gustosa! Con quella crosta di storia all’esterno fatta della dura realtà della Venezia del 1498, venata dalle calle misteriose popolate dai personaggi più disparati e da quel subbuglio generale causato dalla ricerca di un libro dai contenuti proibiti e pericolosi che ossessionano potenti, chiesa e popolo;
e con quel cuore più morbido di sentimenti che parlano del destino di Luciano, povero orfano raccattato per strada dallo chef del doge che lo prende come suo apprendista e che diventerà per il ragazzo non solo l’insegnante di un’arte ma un vero e proprio maestro di vita e di pensiero.
Nei meandri della cucina di palazzo, dove ancora i piatti sapientemente elaborati risultano un’arma di dissuasione e dunque un vero e proprio strumento di potere, amori, storia, destini e rivelazioni si susseguiranno in un crescendo di attese e di languorini da prelibatezze decantate.
Forse per chi cerca un romanzo storico, nel senso più tecnico del termine, non è proprio il libro ideale; ma per chi si accontenta di una buona impalcatura reale, di un discreto intreccio, di uno stile scorrevole e di una storia tutto sommato originale, non c’è nulla di meglio che dare un’opportunità a questa autrice che, seppur straniera, ha saputo ricreare le atmosfere di una delle città più belle della nostra Penisola.
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Bel fantasy ma la storia?
Mi aspettavo un romanzo storico, purtroppo di storico c'è ben poco. Se fosse un romanzo fantasy ambientato in una Venezia inventata tutto filerebbe, ma l'autrice ha esplicitamente voluto collocare l'intreccio nella Venezia del 1498, allora le critiche scattano spontanee e vanno in due direzioni:
-i pacchiani anacronismi e altri errori propriamente storici
-gli errori di "location"
Gli errori storici sono molti, elenco solo i più evidenti:
-si citano un Landucci, un Castelli, ed altri cognomi di membri del Consiglio dei X, ma questi e gli altri non fecero mai parte delle famiglie patrizie veneziane;
-la forchetta non è stata inventata dagli "italiani" bensì introdotta a Venezia verso il 1000 da una principessa bizantina sposa del figlio del doge;
-il ghetto di Venezia, descritto nel romanzo, è stato realizzato 17 anni dopo il 1498, e i ponti che attualmente lo collegano sono stati realizzati dopo la soppressione napoleonica (altrimenti come poteva essere isolato?);
Altri errori sono per così dire di "location", probabilmente l'autrice non è mai stata a Venezia, o non l'ha visitata adeguatamente, perchè alcuni sono esilaranti:
-orti e cortili coltivati nel palazzo Ducale nel '400 è una bella idea fantasy;
-celle sotterranee a Venezia erano impossibili non potendosi costruire sotto il livello dell'acqua (i Pozzi del palazzo Ducale sono a piano terra);
-non esiste una chiesa di S. Vincenzo a Venezia, semplicemente è stata inventata dall'autrice così come il nome di alcune calli
Sconsiglio vivamente la lettura del romanzo, sebbene presentato come romanzo storico è semplicemente frutto di profonda disonestà intellettuale, un'abile strategia di marketing che sfrutta una supposta immagine di Venezia rinascimentale fosca e trasandata, ma che poco ha che vedere con la realtà storica a cui un romanzo propriamente storico deve sempre guardare.
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Nelle cucine del Doge
È una storia di spionaggio ed avventura davvero entusiasmante!
Il racconto è ambientato nella Venezia di fine 1400.
Tutto inizia con un giovane che ruba una melagrana al famoso mercato che si svolge sul Ponte di Rialto, proprio in quel momento Amato Ferrero, lo chef del Doge, vede il fatto, e conquistato dal gesto, anche se poco nobile, decide di prenderlo con sè come apprendista nella sua cucina, invece di denunciarlo.
Per Luciano, il ladruncolo, inizia una nuova vita all'interno dello sfarzoso mondo dei ricchi veneziani.
Nel frattempo l'intera città cerca disperatamente un libro misterioso del quale non si sa neppure il suo contenuto.
Il Doge lo vorrebbe per poter avere la formula segreta dell'immortalità e guarire dal male francese.
Anche il Papa ha un certo interesse a trovarlo per poter accrescere il suo potere.
Persino Luciano desidera questo ambito libro per conquistare una bella ragazza con un potente filtro d'amore.
Nel frattempo i giorni trascorrono nella cucina del Doge e l'apprendista impara grazie all'aiuto di Amato Ferrero a comporre piatti mai preparati prima con spezie dai poteri strani, ortaggi sconosciuti e carni provenienti da regioni esotiche.
Tutte queste cose incrementano in Luciano la voglia di conoscere la nobile arte di questo grande capocuoco, il quale nasconde anche un segreto molto pericoloso, che deve difendere e tramandare a qualcuno di fiducia.
È un romanzo curato nei minimi particolari, scritto in maniera scorrevole e comprensibile. La trama non passa mai per lo scontato.
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un gioiello da scoprire
letteralmente entusiasmante! scovato in un angolino della libreria di fiducia e letto in brevissimo tempo. sin dalla prima pagina siamo catapultati nella venezia alla fine del 1400 niente meno che nella cucina del doge:Luciano, l'orfano che ci racconta in prima persona la vicenda, viene preso per caso come aiuto cuoco dal misterioso chef Amato Ferrero,che ben presto lo inizierà ai segreti dell'arte culinaria...oppure si tratterà di alchimia? pian piano il bambinoinizierà a diventare un uomo,mentre a Venezia si scatenerà una silenziosa e sanguinaria caccia a un fantomatico libro che contiene la ricetta dell'elisir di lunga vita:il doge lo cerca,così come il papa e altri loschi personaggi...
ma non voglio anticipare altro.
lo stile è scorrevole e leggero, mai noioso, i dettagli visivi e sensoriali non fanno altro che arricchire ancor di più la trama.
BELLISSIMO