L'antica nave
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Recensione della Redazione QLibri
Panoramica cinese dagli anni '30 agli '80
Wali, una piccola e immaginaria città cinese nella provincia dello Shandong, è il luogo in cui abitano i tre clan familiari – gli Zhao, i Sui e i Li – protagonisti di questa opera prima di Zhang Wei. Siamo nel periodo repubblicano e mentre i Sui sono latifondisti e imprenditori benestanti da tempo immemore, gli Zhao sono proletari che lavorano come operai nella loro azienda di vermicelli di soia (i celebri “Drago bianco” esportati in tutto il mondo) e i Li sono, infine, gli inventori e scienziati che apporteranno notevoli migliorie agli strumenti di lavoro dell’attività di famiglia. Suddette innovazioni non saranno ben viste da coloro che appartengono alle vecchie generazioni, fattore e dato a cui si aggiungerà la sempre più inevitabile rivoluzione culturale. Lo scenario muta infatti con la rivoluzione del 1949 a seguito della quale gli Zhao, conquistato il potere, sfogano il loro odio verso i padroni dello ieri rifacendosi sulle loro donne e impossessandosi dei loro beni, procedendo e assecondando la nazionalizzazione della fabbrica e trasformando i Sui in operai della loro stessa azienda. L’avvento di questa cambierà quindi interamente i rapporti di forza all’interno del villaggio tanto che, i Sui, si vedranno confiscare le terre e nazionalizzare la fabbrica, gli Zhao che per anni sono stati gli oppressi e i vinti dai potenti coglieranno l’occasione per riscattarsi socialmente e ottenere quella posizione di rivalsa mai avuta e tanto ambita e i Li dovranno rinunciare alla loro qualità di inventori per rivestire i panni di meccanici presso le masse. In tutto ciò spicca la figura di Baupou Zhao, figlio illuminato della dinastia di coloro che sono abituati a vincere, che sogna una Cina diversa, una Cina dove si possa costruire un futuro migliore, dove possano esserci condizioni di vita egualitarie, dove si possa non cadere in ripicche, vendette e sconfitte, dove la faida cessi di esistere.
Tre generazioni per tre clan familiari che si susseguono e raccontano le vicende di un paese dagli anni ’30 agli anni ’80 del secolo scorso.
Pubblicato nel 1987, due anni prima delle proteste che sfociassero nella tragedia di Piazza Tienanmen, “L’antica nave” affronta quelli che sono stati quattro decenni della storia cinese, concentrandosi in particolar modo, su quelle che erano le speranze dettate e promesse dalla rivoluzione maoista e le annesse delusioni che il socialismo rivelò e portò con sé.
In particolare lo scritto focalizza la sua attenzione su quel periodo storico in cui in Cina fu dichiarata conclusa “la lotta di classe” e avviata quella delle riforme finalizzate alla modernizzazione del paese. Un periodo storico, questo, in cui si tornò a parlare di umanesimo, di uomo, di persona in quanto tale e non di congegno sociale facente parte di un meccanismo più grande e integrato. Fra gli obiettivi di questa storia riscritta non poteva mancare la riforma agraria, la lotta contro la carestia e la destra, la rivoluzione culturale, la rivincita della persona. È in questo contesto che “l’antica nave” viene riportata alla luce nel fiume Luging ed è una metafora di quella gloria del passato e di quel contatto interrotto tra Cina e mondo esterno.
A un contenuto chiaramente esaustivo e ricco di spunti di riflessione si contrappone un linguaggio prolisso, estremamente descrittivo e a tratti farraginoso. Ciò contrasta e rallenta in parte quella che altrimenti sarebbe stato un componimento ineccepibile.
Nel complesso, un elaborato di grande spessore che non mancherà di soddisfare le curiosità di chi si è sempre interrogato sulle dinamiche e i retroscena dell’universo cinese.