L'amore è cieco
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L’amore è cieco non è una semplice storia d’amore
“ … chi poteva dire cosa attirasse una persona verso l’altra? Era un mistero, qualcosa di individuale e del tutto personale… ”.
Parigi 1896. Brodie, abile accordatore di pianoforti, ormai vicedirettore della sede francese di Channon & Co, percepisce qualcosa di strano sull’andamento finanziario dell’azienda. Pensando che sia importante intervenire, va alla ricerca di musicisti compiacenti, con l’intento di pubblicizzare il marchio. Dopo diversi delusioni si imbatte in J. Kilbarron, un musicista dall’ “orecchio assoluto”, un po’ antiquato come maestro, ma che continua a suonare con invidiabile brio e potrebbe fare al caso suo. I due si incontrano dopo uno dei concerti del compositore al Theatre de la Republique. In quello stesso luogo incontra anche Lydia , una solista troppo esile e alta per essere soprano, che sconvolgerà la sua vita in modo inimmaginabile. Egli rimane estasiato e inconsapevolmente travolto dal destino. “…Chiamami Lika, Brodie, ma solo quando siamo da soli, se non ti dispiace. Non credo che John approverebbe tanta familiarità…”.
Il romanzo è ambientato alla fine del XIX secolo (inizio XX secolo). E’ un viaggio che inizia dalla Scozia fino ad arrivare nelle isole Nicobare e Andamane, passando per Parigi, San Pietroburgo, Vienna, Trieste.
Per apprezzare meglio questo romanzo è necessario liberare la propria mente da ogni logica, da ogni ragionevolezza, tollerare la sensibilità eccessiva, l’ingenuità dei sentimenti, la vulnerabilità e le insicurezze. Occorre provare empatia per i personaggi senza formulare giudizi, altrimenti si rischia di detestarli, di non comprendere i loro comportamenti.
Nulla rimane immutato in questa storia: quando si è convinti che è stata scritta la parola fine, ecco all’improvviso un altro colpo di scena.
“L’amore è cieco” è da leggere e godere fino all’ultima pagina, magari con un sottofondo musicale come, per esempio, la sinfonia n°3 di Cajkovskij.