L'alba del mondo
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Macerie emotive
Pubblicato per la prima volta nel 2013 con il titolo "L'alba del mondo", in occasione dell'uscita dell'adattamento cinematografico "La conseguenza" nel 2019, questo romanzo di Rhidian Brook ha ottenuto una nuova edizione per la quale la Sperling & Kupfer a optato per il medesimo titolo del film, traduzione letterale dell'originale "The Aftermath". L'aspetto più ironico di questo teatrino del titoli è che difficilmente troverete un libro in cui si senta meno il peso delle conseguenze, in particolare quelle legate alle azioni dei personaggi; perché se è vero che il testo si sofferma spesso sugli effetti della guerra, non lo fa quasi mai su quelli degli eventi narrati, dimenticando all'apparenza alcuni errori o decolpevolizzando completamente i personaggi per i loro sbagli in favore di un epilogo bucolico e strabordante buoni sentimenti.
La vicenda è ambientata ad Amburgo nel 1946, città che vediamo devastata dalle bombe alleate e i cui abitanti faticano non poco ad adattarsi all'occupazione degli inglesi. La trama prende il via quando il colonnello Lewis Morgan si vede assegnata un'enorme villa in cui abitare con la famiglia durante il suo periodo come supervisore della zona; anziché requisire l'abitazione all'architetto Stefan Lubert e a sua figlia Frieda, l'ufficiale inglese propone di divide la casa, in cui gli spazi non mancano di certo. Questa situazione andrà a creare alcuni problemi in particolare a Rachael, moglie di Lewis ancora in lutto per la morte del figlio maggiore durante un bombardamento tedesco.
Dalla premessa, mi aspettavo una storia incentrata sul superamento dell'odio originato dal conflitto mondiale e dalla propaganda, per giungere ad una comprensione reciproca e perfino ad un sentimento di fratellanza, ma questi non sono propriamente i temi toccati da Brook. "L'alba del mondo" si focalizza invece sul lutto e su come persone con caratteri molto diversi lo affrontino a loro modo; e questo è indubbiamente uno degli elementi di forza del romanzo, pur avendo una risoluzione un po' troppo rapida nel finale.
Mi sono piaciuti molto anche l'ambientazione storica, che ritengo ben resa sia negli elementi sociali ed economici sia nell'atteggiamento dei personaggi, e la caratterizzazione di alcuni tra i protagonisti. Se è vero che il cast presenta dei personaggi abbastanza stereotipati, devo però ammettere di aver apprezzato l'ingenua gentilezza di Edmund e il contegno dignitoso di Stefan. Peccato non poter dire altrettanto per quello che -in un primo momento- sembra essere il protagonista (nonostante si tratti chiaramente di un romanzo corale).
La bontà di Lewis è tanto esasperata da risultare inverosimile in un uomo che per anni ha combattuto contro i tedeschi e, a causa loro, ha perso un figlio. Nei ringraziamenti veniamo a sapere che Brook si è ispirato alla figura del nonno paterno per tratteggiare questo personaggio; ora, io capisco il voler porre il proprio avo in una luce positiva, ma qui si è davvero esagerato: chi mai si comporterebbe in modo tanto generoso ed altruista al suo posto? secondo me, neppure il nonno di Brook!
Gli altri difetti di questo titolo sono forse da imputare dalla poca esperienza dell'autore. In particolare, abbiamo una trama dallo sviluppo molto facile da intuire (con dei dettagli che urlano letteralmente in faccia al lettore quali svolte lo attendono), dei dialoghi che mancano di logica oppure sembrano troppo artificiosi ed alcune scene in cui un personaggio viene sessualizzato senza un valido motivo, e ammetto che quest'ultimo elemento mi ha fatta innervosire non poco.
Per fortuna (?) è presente anche un problema che ho trovato esilarante: nonostante la storia si ambienti in una grande città, abbiamo un continuo ripetersi degli stessi luoghi e di incontri tra gli stessi personaggi, tra l'altro imparentati fra loro. Così la metropoli di Amburgo finisce per assomigliare ad un paesello di campagna.