Il valzer degli alberi e del cielo
Letteratura straniera
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L'arte, l'amore, la storia
Auvers-sur-Oise, Francia, 1890. In una società in cui gli ideali di uguaglianza sbandierati un secolo prima durante la rivoluzione sono solo un miraggio, le donne sono relegate al ruolo di cittadine di seconda classe. Per la diciannovenne Marguerite Gachet le cose non sembrano stare meglio. Le speranze di diventare pittrice sono tarpate dal divieto imposto alle donne di frequentare l'Accademia delle Belle Arti. Il bisogno di indipendenza è minacciato continuamente da un matrimonio di interesse concordato dai genitori quando lei era ancora bambina. Il sogno di abbandonare la Francia per trasferirsi in America resta chiuso a doppia mandata in un cassetto, in attesa della maggiore età e di racimolare l'ingente capitale necessario. L'assenza della madre morta ormai da anni ed il pessimo rapporto con il padre medico fanno il resto. Un giorno però si presenta alla porta di casa uno strano individuo che lei scambia per un semplice bracciante agricolo. L'aspetto trasandato, l'espressione stralunata, i modi spicci nascondono in realtà uno dei più grandi geni della storia. Dietro il cappello di feltro, la giacca di coutil azzurra, la camicia bianca che esce dai pantaloni, le spighe di grano tra i capelli, si cela infatti un certo Vincent Van Gogh. "Sono a quattro metri da lui, quando vengo folgorata. O colpita da un tremendo ceffone. O scossa da un terremoto che stia per inghiottirmi. Esistono parole per esprimere la sensazione che provo vedendo per la prima volta un quadro di Vincent? Rimango sbalordita, muta, pietrificata, come se avessero appena aperto l’Arca dell’alleanza e io avessi avuto la rivelazione, come se avessi infine scoperto ciò che mi era stato da sempre tenuto nascosto." Tra Vincent e Marguerite nasce un dolce rapporto di amicizia che sfocia presto in travolgente passione. Ma quello che vivono i due protagonisti si rivela da subito un amore impossibile e, come spesso accade in casi simili, la tragedia sarà difficile da evitare. Guenassia propone un tenero racconto a metà tra verità storica e fantasia che, sfidando luoghi comuni, dicerie popolari, improbabili supposizioni, presenta un ritratto del grande pittore come mai si era visto prima. Le tesi della malattia mentale del genio olandese, del suo suicidio, del morboso rapporto con il collega Gauguin, vengono sminuite, oppugnate, levigate dall'autore che invece presenta un artista felice della sua esistenza e della sua produzione, propenso ai rapporti sociali, pieno di vita e di progetti, capace perfino di innamorarsi ma pronto a mettere l'arte davanti a qualsiasi cosa. Il Van Gogh di Guenassia è un fiume in piena che travolge con il suo fascino chiunque lo conosca, sia come artista che come uomo. Non può che esserne travolto anche il lettore, complici poi una prosa impeccabile, un'intensa storia d'amore che fa da corollario ad una trama coinvolgente e uno sfondo preciso ed interessante che l'autore tratteggia alternando al racconto reali spezzoni di articoli di giornale dell'epoca, che aiutano chi legge a calarsi nell'atmosfera storico-politica della Francia di fine Ottocento. Bellissimi anche gli intermezzi costituiti da stralci di missive (anch'essi reali) che Vincent scambiava in particolare con l'amico Gauguin e con il fratello Theo, mercante d'arte e suo primo ammiratore. Lettere piene di riferimenti artistici ma anche di profondi pensieri sulla vita e che mettono in risalto un insospettabile talento del protagonista anche per la scrittura. "Sono sempre più convinto che non si debba giudicare il buon Dio per questo mondo, perché si tratta di uno studio che non gli è venuto bene... Questo mondo è stato buttato giù in fretta e furia in uno di quei brutti momenti in cui l’autore non sapeva più cosa faceva, oppure non ci stava più con la testa." Un bellissimo libro consigliato a chiunque ami la buona letteratura, le storie d'amore e le vite di gente che ha fatto la storia, in cui protagonista incontestabile, al di là dei singoli personaggi, è l'arte in tutte le sue infinite manifestazioni. "L’arte è così ricca che, se soltanto una persona riuscisse a tenere a mente ciò che ha visto, avrebbe sempre di che nutrire i propri pensieri e non sarà mai davvero sola, mai più sola."
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Il piccolo girasole
Van Gogh. Ogni suo dipinto è folgorante. Per la potenza del colore. Per la decisione dei tratti. Per il carattere. Per la sferzata di energia che infonde. Questo libro ce lo racconta, attraverso gli occhi di una giovane donna che lo ha amato tanto. Lui dipinge quello che sente. E sente quello che dipinge. E’ riuscito a rendere su tela la bellezza della solitudine; i suoi quadri sono un incanto, solcati da tratti vivi che danno il capogiro. Spighe, alberi vibrano come se fossero vivi. Esalano calore. I colori fremono. C’è movimento. C’è respiro. C’è vita. E’ un bel libro perché ci fa entrare in contatto con questi momenti di creazione, con l’essenza del genio. Per tutto il resto è uno stile un po’ strano, intervallato da stralci di articoli di giornali dell’epoca o spezzoni delle lettere al fratello Théo. Sembra però quasi più un libro volto a tratteggiare la forza e l’impertinenza della donna che lo ha amato, che non il personaggio del pittore: è stato un punto di vista che non mi aspettavo e forse non l’angolo ideale dal quale osservare un genio del nostro tempo. Meravigliosa la copertina. Una sua opera. Non poteva essere diversamente.
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L'amore contrastato della signora Van Gogh
Il valzer degli alberi e del cielo ha un sottotitolo: L’ultimo amore di Van Gogh, e narra l’incontro tra il giovane pittore impressionista e la giovane Marguerite Gachet.
Lei, orfana di madre, viveva con il padre Paul, medico generico e il fratello minore, Paul jr., convittore in un collegio a Parigi, ma desideroso di diventare poeta. Invece Marguerite desidera abbandonare la Francia, per recarsi “nella radiosa America”. Doveva per realizzare il suo desiderio attendere ancora due anni, al raggiungimento della maggiore età, e riuscire a farsi assumere come precettrice all’interno della buona società newyorchese. Voleva anche diventare una pittrice, ma in quanto donna non poteva iscriversi alla scuola di Belle Arti, infatti: “le donne continuano ad essere cittadine di seconda classe”. Nel frattempo si consolava ritraendo la sua amica d’infanzia Helene, e una visita alla mostra d’arte di Camille Pissarro. Il padre però aveva ben altre aspirazioni: per lei c’era un matrimonio borghese senza amore. Il dottore però era stato uno dei primi acquirenti di numerose opere degli impressionisti, diventandone ben presto protettore e loro mecenate. La monotonia piatta ed avulsa di Marguerite subisce un’impennata improvvisa, con la visita di un uomo “robusto, sorridente, con una giacca di cortil azzurra, e una camicia bianca.”
L’uomo soffriva di una strana malattia nervosa, per cui ogni giorno si recava in campagna, con una borsa di tela, un cavalletto e una tela bianca, a dipingere “ciò che sente”. Marguerite rimane molto colpita dal modo in cui poneva il pennello sulla tela. La sua immensa capacità viene, così, immediatamente percepita ed intuita. Ma non solo: la giovane viene stregata dal fascino inquieto di Vincent. Ed è qui che l’autore mescola verità storica e romanzo, con una prosa assai elegante. Come in una tela di Van Gogh, che dipingeva con:
“Modi bruschi, con nervosismo, come se in mano avesse una frusta e colpisse il dipinto.” .
Così si stagliano le intonse figure dello stesso artista e di Marguerite. La voce pura di quest’ultima parla di un uomo conscio del fatto che la pittura assorbiva tutto se stesso e le sue energie, e che era intenzionato a consacrarsi alla sua arte. Mentre lei voleva solo stargli accanto per amarlo ed incoraggiarlo, poiché:
“Vincent ha una vocazione che lo possiede completamente.”
Una lettura affascinante ed intrigante