Il tempo dell'attesa. La saga dei Cazalet
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POCA TRAMA E POCA EMOZIONE
In questo libro, vediamo come i vari componenti della famiglia dei Cazalet reagiscono all'arrivo della seconda guerra mondiale e di come essa veniva vista dalle persone "normali" che non la combatterono in prima persona.
Il tempo dell'attesa del titolo può essere interpretato in due modi: l'attesa di ricevere delle notizie dai propri cari che combattono il conflitto, oppure che la trama è ancora sospesa e ferma, nella speranza che qualcosa cambi.
Louise, Clary e Polly sono sicuramente i tre personaggi principali e quelli dove l'autrice si sofferma di più e personalmente, è stato piacevole leggere come cambia la loro vita, come crescono e come stanno diventando delle donne, visto che nel primo volume erano delle bambine.
Anche se lo stile è scorrevole e coinvolgente e mi abbia convinto a continuare la lettura, credo che la trama sia ancora troppo poca e tirata per le lunghe.
Avrei preferito che la guerra non fosse così marginale, si poteva sicuramente approfondire di più e questo è uno dei punti deboli di questo libro.
Rispetto al primo volume per me c'è stato un passo indietro, che però non mi farà rinunciare a continuare la saga anche se farò una pausa e non leggerò subito il resto dei volumi.
Le pagine sono sicuramente troppe per le vicende che sono state narrate, credo che questo romanzo sia eccessivamente lungo e che questo abbia penalizzato la storia, soprattutto nella parte centrale che ho trovato molto lenta.
Ho apprezzato che l'autrice oltre alla narrazione in prima persona, abbia inserito anche delle lettere e delle pagine di diario.
Quello che mi manca davvero è l'emozione, non sono ancora riuscita ad affezionarmi completamente alla storia e credo che questo sia sicuramente un mio difetto ma che l'autrice ci abbia anche messo del suo.
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Un giudizio confermato
Secondo volume della saga dei Cazalet. E' trascorso un anno dal primo volume e tanti sono i cambiamenti che hanno coinvolto la famiglia e il mondo. La tanto temuta guerra è scoppiata coinvolgendo anche l'Inghilterra ed ovviamente le paure ed i condizionamenti che ciò impone hanno ripercussioni su tutta la famiglia.
Le ragazzine che avevamo lasciato nel primo volume sono ormai adolescenti e la narrazione si concentra su di loro, oltre che su tutta la famiglia. In questo volume infatti lo scorrere delle stagioni è scandito principalmente dalle vite di Polly, Clary e Louise cui sono dedicati interi capitoli.
Come nel precedente, anche in questo volume, viene descritto con magistrale bravura il procedere del tempo, le tensioni della guerra,l'approccio di ciascun personaggio che affronta i suoi timori con il proprio carattere. Non perdiamo i contatti con nessuno, lo sguardo è posto su tutti, dai membri della famiglia, ai parenti, alla servitù.
Non mancano momenti tristi, come spacchetti che strapano un sorriso, amori disillusi e corrisposti. Insomma ancora una volta la scrittrice non delude, ti fa entrare nel pieno del romanzo, non lascia nulla al caso, ti coinvolge, non perde quel imprinting dell'inizio, anzi è addirittura più marcato.
Insomma un giudizio confermato non mi resta altro che affrontare il terzo capitolo...
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Una fase di passaggio
In questo secondo capitolo della saga familiare dei Cazalet, i personaggi si delineano sempre di più, con una più marcata contrapposizione tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzini; ritroviamo lo stile dell’autrice, sempre molto descrittivo e fortemente spinto nei dettagli, già colto nel primo capitolo e la storia prosegue, sia la storia familiare, con i suoi colori vivaci ed oscuri, sia lo scenario storico nel quale la vicenda di questa famiglia è collocata. Mi ha colpito ancora una volta la lentezza della narrazione, che, ancora di più in questo capitolo, è un elemento che accentua la distanza fra la vita normale di una famiglia e la guerra che è sullo sfondo ma è molto più vicina di prima. Ciò che colpisce è proprio la fase del passaggio, ovvero la fase in cui ci si rende conto che qualcosa sta cambiando, con tanta incertezza nel futuro ed il grande punto interrogativo dell’ignoto, quasi più reale di ciò che sta accadendo davvero. Il mio personaggio preferito, in questo segmento di vita, è stata Louise e comunque ritengo che i personaggi femminili siano in assoluto i migliori che l’autrice ha saputo rappresentare.
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Vivendo sospesi
Ritroviamo i Cazalet. Ambientato dal settembre 1939 al 1941 assistiamo alla vita delle donne e dei bambini durante la Seconda guerra a Londra.
Sembra non accada nulla, ma piano piano, mentre le razioni di cibo e le ricette cambiano, oscurare le finestre diventa un'abitudine e tante cose prima date per scontate sono ormai un ricordo, la vita prosegue, aspettando notizie, cercando di crearsi un futuro e affrontando difficoltà materiali come la distribuzione delle stanze e grossi cambiamenti come il passaggio dei più giovani dall'infanzia all'adolescenza o dall'adolescenza all'età adulta.
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Guerra e sentimento di altro...
…” Il peggio stava accadendo e loro si comportavano come se niente fosse “...
Inizio anni ’40, una nube fosca e preventivata si abbatte su ogni dove, l’ inizio della guerra e di un tempo che cambierà indirizzo e visione del mondo, anche se la prima sera di questo infausto nuovo giorno è trascorsa come tante altre.
Presto gli uomini partiranno, Rupert si arruolerà in marina, Edward e Hugh si occuperanno degli affari di famiglia, cercando di salvare il salvabile, mentre Sibyl e Villy faranno semplicemente le madri e Zoe, che non è come loro, pare atterrita dall’ idea di un altro figlio. D’ altronde nella famiglia Cazalet le mogli mettono al mondo figli, molti figli, e sono lì per quello.
Ci sono altri occhi all’ interno della famiglia, che ancora sperano in un futuro destinato a sfumare con i propri sogni adolescenziali. È la voce della giovinezza, il microcosmo di Louise, Clary e Polly, unite da un controverso sentimento di fratellanza, pur con aspirazioni diverse, contrapponendosi ad un mondo adulto che non comprendono e non le comprende, rigettando quella recita continua che le circonda.
Louise sogna di diventare un’ attrice famosa, l’ unica dei Cazalet, lascia per un periodo la mediocrità della sua famiglia ( e la morbosa presenza paterna ) per il mondo della recitazione inciampando in un amore giovanile idealizzato. Clary si vede scrittrice, suo padre ( arruolatosi in marina e tuttora disperso ) le manca tanto e lo vorrebbe tutto per se’, ma c’ è Zoe, cosi’ gli scrive lunghe lettere rassicuranti.
Polly non capisce il senso di questa guerra, si chiede se l’ inganno e la dissimulazione appartengano imprescindibilmente al genere umano e teme di diventare vecchia senza che nulla accada nella sua vita. Non ha una stanza tutta per se’ ne’ alcuna vocazione particolare, per ora immagina di avere una bellissima casa nella quale vivere con i suoi gatti.
Tutte loro sembrano sapere che la guerra non se ne andrà, ed ora eccola lì, c’è e non si vede, le cose più normali paiono irreali, anche se apparentemente uguali a prima e, forse, solo se la famiglia resterà unita il conflitto si farà meno spaventoso.
Il loro racconto è intriso di quotidianità, un resoconto di guerra, un romanzo dentro il romanzo, una visione della vita da quel piccolo angolo di mondo che riassume futuro e speranza ma che al momento pare insensata.
C’e chi compila un diario, chi scrive lunghe lettere d’ amore, sdilinquendo la noia di lunghe giornate svuotate di cose e persone ed il terrore dissimulato di una guerra che separa anime che si vogliono bene, anche se …” non è bene guardare e giudicare gli altri secondo i propri criteri “…
In questi momenti ci si stringe attorno a poche certezze, ma la verità e’ che non …” vi è alcuna certezza “…
C’ è un’ inquietudine collettiva, che contiene sentimenti e desideri, passioni giovanili, ricordi e rimpianti, ma c’è un’ attualità che prevede, con il passare dei giorni, un razionamento del cibo, poca acqua calda, tessere annonarie e maschere antigas, mentre il cielo si popola di aerei minacciosi che scaricano bombe e sembra sanguinare a morte.
L’ ignoto comincia a farsi realtà, la convivenza con la guerra la fa quasi sembrare normale e la vita, nella attesa forzata di notizie intrappolate tra speranza ed utopia, mostra la propria cruda verità ( Rupert è tuttora scomparso, Sibyl si è ammalata ).
E’ un limbo indefinito in cui sentiamo di vivere, una tragedia inenarrabile coperta di morte, vicinanza e lontananza, in cui persino la solidità borghese e secolare dei Cazalet pare smarrirsi e non ritrovarsi.
All’ interno della macrostoria tante microstorie, e quel cercare di descrivere una quotidianità che insegue la normalità ma che è avvolta da inquietudine e dramma imminente, in attesa di notizie, ormai pronti a scappare ed a nascondersi.
Il mondo descritto mirabilmente dalla Howard in questo secondo volume della saga dei Cazalet entra all’ interno dei singoli personaggi con una prospettiva adolescenziale, ma nella propria accentuata fisicità ed unicità riesce a coglierne essenza e profondità. Questa saga si apre ad altro, è un coro di voci create da un’ unica voce, così attenta ai particolari, intelligente, caustica, altezzosamente distaccata, capace di alternare finzione e realtà, rabbia ed incredulità sullo sfondo di una traccia autobiografica sempre presente.
Louise-Elisabeth è una di queste, ribelle e lontana da una famiglia che giudica mediocre e che non le manca, che infila un giorno dietro l’ altro senza che accada mai niente, i cui membri non fanno che sposarsi, andare in ufficio e mettere al mondo figli.
Lei lo considera un arido deserto borghese, senza alcuna lettura ne’ curiosità intellettuale. Vite vuote, affetti tiepidi ed incolori, senza … “ cognizione degli estremi…”, e comincia a provare per i Cazalet una … “ strana pena rabbiosa…”
Questo il suo sentimento profondo e la sua rabbia, con risvolti ( anche intimi ) taciuti e sottesi, il futuro forse sarà diverso ma la guerra, per il momento, continua ad imperversare ed a negare qualsiasi certezza…
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La lunga attesa
Continua la saga dei Cazalet, di E.J. Howard, con questo secondo volume, “Il tempo dell'attesa”. “Gli anni della leggerezza” finiva nel 1938 con il discorso di Chamberlain dopo la Conferenza di Monaco.
Questo romanzo si apre nel 1939, è passato circa un anno. E' scoppiata la seconda guerra mondiale. La famiglia trascorre il periodo della guerra nel Sussex, ad Home Place, per evidenti motivi di sicurezza. Il figlio più giovane del generale, Rupert, viene richiamato alle armi, mentre i fratelli maggiori, Hugh ed Edward, portano avanti gli affari dell'azienda di legnami di famiglia.
Il corso della narrazione procede ancora abbastanza lentamente, ma il racconto non è affatto noioso. E' piuttosto come se l'autrice ci volesse proprio trasportare in quel mondo, in Gran Bretagna nel 1939, nella famiglia allargata dei Cazalet. Si viene così catapultati nella vita quotidiana dei personaggi, tra pasti consumati tra adulti o tra bambini, lavori per completare l'oscuramento delle finestre, uscite per fare la spesa, raccolta di frutta per la preparazione di conserve. Naturalmente il fulcro del racconto non si trova in questi aspetti apparentemente insignificanti dell'esistenza, è solo che la Howard ci mette davanti a tutto: siamo lì insieme a loro. Non ci troviamo però in mezzo ad una famiglia perfetta, anzi. L'apparenza è molto lontana dalla verità. I personaggi che compongono la storia sono molti, alcuni hanno dei lati oscuri, altri vogliono nascondere con tutte le loro forze chi sono veramente, la loro diversità. A più livelli si può notare, come motivo ricorrente, la volontà esasperata dei personaggi della generazione di mezzo (i figli del generale e i genitori della generazione successiva) a nascondersi e a negare quello che vogliono veramente, la determinazione a soffocare sentimenti, emozioni, desideri per rispondere ad una falsa immagine di se stessi, quella richiesta dalla società. Così alcuni diventano veramente brutte persone, altri solamente inquieti, tristi, infelici.
Nel mezzo di tutto questo stanno crescendo le tre cugine Louise, Polly e Clary, rispettivamente figlie di Edward, Hugh e Rupert. Pian piano il lettore comprende che sono proprio loro le tre protagoniste del racconto. Sono la nuova generazione, stanno crescendo nel bel mezzo della guerra. Riusciranno a non farsi imbrigliare negli schemi ipocriti dei loro genitori e ad affermare il forte desiderio di autonomia ed indipendenza che le anima? Sono tre ragazze completamente diverse l'una dall'altra e tutte e tre, per motivazioni diverse, saranno messe alla prova dalla vita e dovranno molto soffrire prima di diventare grandi.
Questo secondo romanzo mi è piaciuto molto, anche di più del primo, perché, anche se con lentezza, si comprende qual è il filo conduttore del racconto, fra i molti personaggi si inquadrano le protagoniste e siamo curiosi di conoscere come proseguirà la loro storia.