Il tatuatore di Auschwitz
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LALE E GITA
Quanto è difficile scrivere una recensione quando si legge una storia così incredibile e così dolorosa, non ho parole per descrivere quello che mi hanno trasmesso queste pagine.
Questa è l’ ennesima testimonianza per non dimenticare quello che è successo nella seconda guerra mondiale.
Premetto che questa è una storia vera, in queste pagine ho avuto la possibilità di leggere quello che ha attraversato il giovane Lale Sokolov, che entra ad Auschwitz nel 1942 e diventare il “Tatowierer” del campo.
Lale ha ventisei anni quando le SS bussano alla sua porta cercando dei giovani in forza che potessero lavorare per il governo tedesco, il giovane si offre di andare con loro pur di salvare la sua famiglia, lui rispetto al fratello maggiore era ancora celibe e senza figli.
Non sa cosa lo aspetta, non sa dove lo porterà quel vagone del treno dove è salito e nemmeno conosce quello che succede nei campi di concentramento, nessuno se lo può immaginare.
Non entra come tatuatore, ma lo diventa dopo, Lale però fa il suo lavoro con precisione e puntualità perché ha un obiettivo, che è quello di uscire vivo dal campo e di rifarsi una vita.
Il suo proposito viene messo a dura prova durante gli anni che lui rimane ad Auschwitz, la brutalità di quello che ha visto, di quello che lui stesso ha dovuto subire è stato terribile.
Ma in questa enorme nuvola grigia di dolore e atrocità, c’è sempre uno spiraglio, un piccolo scorcio di vita che Lale trova innamorandosi di Gita, un’altra prigioniera del campo.
Quest’amore riporterà in vita Lale, lo farà resistere e i due riescono a trovare anche dei momenti, anche se molto rari, per poter sognare una vita insieme felice e fuori da tutto questo orrore.
Non vorrei raccontarvi di più sulla trama anche se la storia è facilmente reperibile sul web dove ci sono interviste e commenti su Lale Sokolov e la sua testimonianza.
Quello che voglio però dire, è che ogni anno mi sorprendo per quante storie sull’Olocausto escano ancora a distanza di settat’anni dalla liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau da parte dell’esercito russo.
Ma capisco anche quanto sia difficile raccontare la propria storia, rivivere quei momenti, ripensare a quanto male è stato fatto, ma credo sia necessario far conoscere la vita di queste persone, perché ancora oggi molti pensano che la Shoah non sia vera. Io trovo agghiacciante tutto questo.
Devo fare sicuramente un enorme applauso all’autrice, che ha saputo raccontare questa storia con sensibilità e ha saputo trasmettere al lettore quel coinvolgimento tale che ci ha resi testimoni della vita nel campo di Lale, delle emozioni che ha provato, di quello che ha visto e della rabbia che aveva dentro quando non ha potuto aiutare le persone che erano lì con lui.
Negli anni di libri sull’argomento ne ho letti parecchi, sia storie completamente inventate che invece, come in questo caso, vicende realmente accadute e ogni volta mi rendo conto di quanto ancora oggi dobbiamo fare per non discriminare gli altri e che dal passato non abbiamo imparato nulla.
Molte testimonianze finiscono in maniera tragica, molte sono le vite spezzate per sempre, interrotte, persone piene di vita, di sogni e di speranza discriminate solo perché diverse, mentre quelli che si sono salvati rimangono sempre con il ricordo di quello che hanno vissuto.
Questo libro è veramente toccante e profondo, Lale è un personaggio che ha saputo affrontare il periodo più buio della storia ed è riuscito a sopravvivere e a sconfiggere tutto il male che gli hanno fatto.
Le sue parole e questo libro sono fondamentali per noi e per mantenere viva la memoria.
Consiglio queste romanzo perché prima di tutto è una storia vera, perché l’autrice ha reso la storia coinvolgente ed emozionante e perché non dobbiamo dimenticare quello che è successo.