Il sogno del celta
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Caro Mario, ti scrivo...
… perché sai, io a leggere il tuo libro c’ho messo un sacco e non è proprio da me. Dico, c’ho messo quasi un mese ed è davvero molto.
Perché? Mah, non lo so. Eppure la storia della vita di Roger Casement mi interessava, e molto.
Anche il modo in cui è scritta, sotto forma di diario con salti temporali ben delineati e con l’io narrante sempre presente.
Bello, sì.
Ma allora? Perché questo libro mi è risultato così indigesto?
Forse c’entra la traduzione, così poco scorrevole e machiavellica (Ma dico io, si traduce così un premio Nobel??? Ma due spicci in più spenderli pareva brutto???), oltre che errata in certe proposizioni.
Ma non è solo questo.
Mi è sembrato che in questo libro mancasse il cuore. Non quello sdolcinato, per intendersi, ma quello palpitante degli eroi d’Irlanda. Possibile che tutto scivoli addosso a Sir Casement? Possibile che il suo solo obiettivo sia giustificarsi e che non abbia “peccati” umani (a parte l’omosessualità, ai tempi vero reato. Consumato o meno questo non si sa).
In ogni caso, sig. Vargas, magari riprovo con un altro libro.