Il ritorno di Sira Il ritorno di Sira

Il ritorno di Sira

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Gerusalemme, 1945. Conclusa la sua missione come collaboratrice dei servizi segreti britannici, Sira è diventata la signora Bonnard: sposata al suo ex collega inglese Marcus, a cui è stato affidato un nuovo incarico nella Palestina del Mandato britannico, guarda al futuro speranzosa, in cerca di una serenità che finora le è stata preclusa. Il destino è però ancora una volta in agguato, proprio quando all’orizzonte si concretizzano la possibilità di un nuovo lavoro per la radio palestinese e una maternità inaspettata. Una serie di eventi drammatici e imprevisti la costringeranno, ancora una volta, a reinventarsi e a prendere in mano le redini della propria vita. Londra, protagonista di una lenta e dolorosa ricostruzione, Madrid, dove il governo franchista, in cerca di alleanze strategiche, è pronto ad accogliere Eva Perón nella tappa spagnola del suo viaggio in Europa, e poi Tangeri, dove tutto, molti anni prima, aveva avuto inizio: città che raccontano di paesi alla ricerca di nuovi, precari equilibri dopo la fine della guerra, diventano così le tappe di un lungo viaggio verso l’affermazione e l’autonomia di questa donna straordinaria.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il ritorno di Sira 2022-05-05 14:53:53 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    05 Mag, 2022
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La sarta che non cuce più

Per me questo non è stato “Il ritorno di Sira”, ma un incontro. Non sapevo che l'autrice avesse già scritto un libro, ma in questo seguito mette talmente tanti dettagli della vita precedente della protagonista, da non essermi sentita spaesata.

Sira è una novella sposa, ex collaboratrice degli inglesi durante la seconda guerra mondiale, con il marito, anche lui agente segreto inglese, partono per Gerusalemme. La città non darà il meglio di se, il periodo non è certo dei migliori e le tensioni si percepiscono ad ogni angolo.

“I muezzin continuavano a chiamare alla preghiera dalle moschee, le campane delle chiese cristiane convocavano i fedeli ogni giorno e dal vicino quartiere ultraortodosso di Mea Shearim, al tramonto di ogni venerdì, sentivo annunciare l'inizio dello shabbath”.

La protagonista si troverà a dover affrontare nuove sfide e nel suo lungo cammino intreccerà il suo percorso con alcuni personaggi noti, fra cui Eva Perón.

Il libro si legge bene e scorre velocemente pur contando quasi settecento pagine. La cosa che però non mi ha mai convinto è stata proprio la protagonista. L'autrice ne esalta la sua bellezza e bravura ma obbiettivamente in lei ho trovato molti più difetti che pregi. Non mi sono sentiva coinvolta da lei, ho letto le sue vicissitudini e pur essendo cose a volte molto dure, sono rimasta estranea ai fatti. Il romanzo, almeno per me non è stato empatico. Scorre velocemente, si fa leggere volentieri ma oltre a questo non va.

Non è uno di quei romanzi che consiglierei a tutti, è adatto ad un pubblico femminile con poche pretese e che abbia la voglia di leggere un romanzo lungo ma non troppo impegnativo. Spesso si può avere voglia di un po' di leggerezza, io l'ho letto in un periodo molto intenso e per questo l'ho trovato piacevole.

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