Il palazzo dei piaceri celesti
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Adam Williams, la cui famiglia risiede in Cina sin dall’Ottocento, è nato e cresciuto a Hong Kong. Sposato con due figli, rappresenta a Pechino una grande società commerciale dell’Estremo Oriente.
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I boxer, questi sconosciuti!
Si impara sempre, leggendo.
Ad esempio: i boxer non sono solo, nell’ ordine, una razza di cani e delle mutande, ma anche una società segreta cinese, dedita alle arti marziali e particolarmente sanguinaria nelle sue azioni.
Un romanzo ben scritto, ambientato nella Cina di fine Ottocento, che raccontava la breve e truculenta rivolta dei boxer (uomini dunque: no cani, no mutande!!) contro l’ordine precostituito e contro i numerosi stranieri presenti in quel vasto territorio.
Mai mi sarei immaginata che gli occidentali (che, ad onore di cronaca, “odorano di carne di maiale”) fossero tanto presenti e desiderosi di insidiarsi nella società cinese del tempo: numerosissimi i rappresentanti delle varie religioni che cercavano di accaparrarsi le anime locali, accanto agli altrettanti numerosi commercianti che, più prosaicamente, puntavano alle tasche dei cinesi.
E così ho assistito alla nascita della ferrovia, il “serpente di ferro”, che, inconsapevolmente, osava mettere in dubbio le millenarie credenze popolari e che per questo suo tentativo ne avrebbe pagato le conseguenze con un violento assalto stile far west.
In questo teatro della vita, come attori e figuranti, si muovevano uomini e donne, cinesi e occidentali, rivoluzionari e fedeli al mandarino: chi in fuga e chi all’attacco, chi alla ricerca di qualcosa e chi nel tentativo di nasconderla.
La storia narrata era molto interessante (e completamente nuova per me), e alcuni personaggi minori hanno attirato in modo particolare e positivo la mia attenzione.
Potrei definirlo un bel romanzo storico corale, atipico sia per il periodo sia per l’ambientazione, in cui però, ancora una volta, mi sono imbattuta in una protagonista che mi ha lasciata perplessa e non ha suscitato la mia empatia: alcuni dei protagonisti principali mi sono sembrati dei cliché, quasi da romanzo rosa, che fortunatamente l’autore ha posto accanto a numerosi altri personaggi secondari particolarmente vivi e riusciti che hanno riequilibrato lo stato delle cose.
Interessante la prospettiva dello scrittore, che a ragion veduta ha ben riportato la sua ottima conoscenza del territorio e delle due diverse mentalità: nulla a che spartire con altri romanzi, anche di successo, in cui l’analisi psico-sociale e del territorio mi hanno invece dato la netta sensazione di essere solo il frutto di una documentazione indiretta, più o meno accurata.