Il mago
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Il funambolo
Vita reale? Biografia? Romanzo? Pseudobiografia?
Questa volta Colm Toibin mi destabilizza come neanche il miglior Zweig è mai riuscito a fare nelle sue migliori biografie romanzate. Perché accettare “Magellano” e “Maria Antonietta” e non riuscire a sostituire l’ideale immagine dell’autore, scolpita nella mia mente attraverso la lettura diretta dei suoi testi, con quella dell’uomo delineata ne “Il mago”? Non conoscevo, se non per grandi linee il dato biografico di Mann, forse mi ero soffermata solo sulla lontananza politica dal fratello in considerazione dello scritto “Considerazioni di un impolitico”, certo sapevo di Davos e del soggiorno della moglie, avendo letto “La montagna incantata”, o ancora della sua casa a Monaco, richiamata nel racconto lungo “Cane e padrone” o delle sue origini nella città di Lubecca, da lì si parte con “I Buddenbrook", o del conferimento del premio Nobel, ma per me Mann è difficile da calare nel piano della realtà, viaggia, etereo, nelle alte sfere dell’ideale e dell’inavvicinabile per la sua caratura intellettuale.
Leggere dunque la vita di un uomo tormentato, indeciso, fragile, troppo fragile, devo ammettere mi ha spiazzato: a partire dalla sua tendenza omoerotica, per arrivare alla sua ambiguità politica; tutto in questo ritratto racconta massima tensione e abile gioco di equilibrio: il funambolo, mi parrebbe il titolo più appropriato. Un efficace ritratto psicologico, di piacevole fruizione che scade spesso nell' aneddoto gossipparo, vista l'irrequietezza della sua prole e i tormenti dell’intero nucleo familiare, suo e della moglie, al cui centro si staglia la figura di un uomo tormentato capace di riscatto solo attraverso la scrittura. Non riesco ad accettarlo, preferisco far parlare Mann con le sue opere e mi riservo di leggere le biografie più oggettive alle quali lo stesso Toibin ha attinto per documentarsi, consapevole che la sua ricostruzione umana parte da lì.
Mi rimangono una serie di dati biografici affastellati nella galleria degli innumerevoli personaggi stravaganti che hanno ruotato intorno all’icona del rigore intellettuale e morale, quale credo sia stato Thomas Mann