Il giardino delle bestie
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Un'altra faccia del nazismo
Questo non è un romanzo. Per quanto l'autore ci si sia impegnato, non ha la freschezza e la capacità di coinvolgere di un libro di mero intrattenimento. Però è un ottimo libro di divulgazione storica: un saggio dove le fonti sono indicate con precisione e riportate in modo onesto. Rispetto ad altri volumi del genere però contiene tutta una serie di dettagli, soprattutto sulla vita della figlia Martha, che lo rende più accessibile e godibile anche dal lettore medio. La storia è quella di William Todd e della sua famiglia, in particolare la figlia. che si trovano a diventare per caso protagonisti della storia con la S maiuscola. Lui è un professore universitario che si occupa di storia, che a causa della mancanza di altri candidati diventa ambasciatore statunitense a Berlino in uno dei periodi più difficili della storia mondiale. Inadatto al ruolo per indole, impreparato e anche poco stimato da chi lo dovrebbe ascoltare Todd fa quello che può. Dal suo punto di vista è molto, perché mette a repentaglio la sua vita e quella dei suoi cari. Dal punto di vista del resto del mondo, invece è poco, perché dapprima sottovaluta lui stesso il problema e lo minimizza. Quando per forza di cose si rende conto di quello che sta succedendo viene deriso e boicottato, quello che può fare sono solo gesti simbolici e inutili dispacci inviati in patria. Il libro ci propone un punto di vista diverso: il clima di terrore in cui gli stranieri vivevano in Germania, il sostanziale menefreghismo del resto del mondo e , per me, a sorpresa un atteggiamento antisemita molto diffuso anche negli Stati Uniti. Atteggiamento che ha favorito quanto successo.
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Due americani nella Berlino nazista
Il giardino delle bestie, alias il Tiergarten, è un delizioso e godibilissimo racconto a forti tinte documentaristiche ambientato nella Berlino dei primissimi anni dopo l'ascesa al potere di Hitler. Lo definirei un racconto corale, nel senso che non vi sono protagonisti assoluti nella narrazione. Certo, l'ambasciatore americano William E. Dodd e sua figlia Martha la fanno da padroni e meritano qualche caratterizzazione in più. Dodd è il classico integerrimo cittadino americano, innamorato della storia, delle tradizioni e della vita di campagna che, per esplicita volontà di Roosevelt (e anche perché una lunga lista di altri candidati preferibili a Dodd non si è dimostrata disponibile) si trova catapultato nella Germania nazista ed assiste quasi senza potersi opporre al consolidamento del regime fra epurazioni e parate. Quasi, perché nel suo piccolo cerca in ogni modo di adoperarsi per fare da mediatore all'inizio e poi, appena si rende pienamente conto che a governare la Germania è un clan di folli assetati di morte, cerca di avvisare il suo governo della minaccia che incombe sull'Europa, ma rimane inascoltato come una moderna Cassandra. E che dire di Martha, la figlia. Donna volubile, libera, innamorata di quanto di bello la vita possa offrire, senza compromessi. Ma anche ingenua certo, dato che prima si fa completamente accecare dalla cosiddetta rivoluzione nazional socialista e ne abbraccia con forze le aspirazioni e le logiche. Poi quando anche lei si accorge della verità, sembra abbracciare gli ideali del comunismo, anche dopo la fine della sua esperienza berlinese.
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Vita da ambasciatore
Si tratta di un'opera pubblicata lo scorso anno negli Stati Uniti, riscuotendo un notevole interesse.
Lo scrittore Erik Larson ci propone la storia del professor William Dodd, mite docente universitario, cui venne proposto un ruolo scottante e scomodo nel '33, ossia la poltrona di ambasciatore americano a Berlino.
Il lavoro di ricostruzione è meticoloso e valido, grazie all'utilizzo dei documenti diplomatici dell'epoca, dei diari personali, delle lettere intercorse tra l'ambasciatore e le più alte cariche politiche statunitensi e tedesche.
La forma assunta dall'opera si colloca tra un saggio e un romanzo; ossia, la minuziosità dei dati riportati e la trascrizione di interi stralci dai dispacci originali dona una connotazione di stampo giornalistico e documentaristico, tuttavia alcuni tratti della famiglia Dodd e la ricostruzione di taluni eventi risentono del completamento narrativo da parte della penna dell'autore.
E' un libro interessante sotto diversi punti di vista.
In primo luogo scopre alcuni atteggiamenti americani di cui la storia non ha mai riferito apertamente; come il primario interesse statunitense a pressare la Germania per saldare gli ingenti debiti accumulati dopo la prima guerra mondiale.
In seconda istanza, Larson svela il discreto disinteresse americano per la questione ebraica; un tema caldo che venne sottovalutato per lungo tempo oppure su cui si preferiva non contrastare i tedeschi per preservare interessi economici e per non prestare il fianco ad eventuali critiche in merito alla spinosa questione interna riguardante la difficile integrazione della popolazione di colore, neo triste e doloroso per la storia americana.
Inoltre il ripercorrere da vicino l'esperienza tedesca di Dodd e famiglia dal '33 al '37, ci fornisce una verace fotografia della Germania nazionalsocialista; della vita politica e sociale, del consolidarsi del potere nelle mani di Hitler, delle lotte intestine all'interno del partito del Fuhrer, dell'aumento esponenziale della violenza e della repressione nei confronti degli oppositori, del radicarsi del sentimento antisemita.
Più che buona la caratterizzazione del personaggio Dodd, ritratto con estremo realismo e reso umano dalla mano del narratore; un uomo colto nell'intimo delle aspirazioni, delle passioni, degli affetti, ma anche dei rancori e delle delusioni.
Un uomo rivelatosi troppo integro ed onesto per ricoprire un ruolo complesso in uno dei periodi più difficili e cruenti della storia; un uomo incapace di piegarsi alla “ ragione di stato”, bensì avvezzo ad essere sincero con se stesso e con gli altri, tanto che una volta comprese le reali intenzioni di Hitler, gli divenne impossibile tacere tutta la sua riprovazione ed il suo dissenso, cui fece da contraltare una sorta di muro di gomma da parte dei vertici politici americani ed il conseguente ostracismo.
Senza dubbio è una lettura per appassionati di storia, ma costituisce un invito per chiunque volesse avvicinarsi ad approfondire aspetti poco conosciuti del nostro passato, oserei dire addirittura taciuti.
Tanti gli spunti di riflessione ed un'ottima occasione per mettere a fuoco il ruolo chiave delle diverse potenze e delle ingerenze diplomatiche nel corso della storia.