Narrativa straniera Romanzi storici Il fiordo dell'eternità
 

Il fiordo dell'eternità Il fiordo dell'eternità

Il fiordo dell'eternità

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La trama e le recensioni di Il fiordo dell'eternità, romanzo di Kim Leine edito da Guanda. Traduzione di Ingrid Basso. Nel 1782 Morten Pedersen Falck lascia il suo villaggio norvegese per trasferirsi nella capitale Copenaghen e dedicarsi allo studio della teologia. Pur avviato alla carriera religiosa e alla cura delle anime, il giovane Morten preferisce frequentare i corsi di medicina, affascinato dalle autopsie che si eseguono nelle cantine della facoltà. Si innamora di una ragazza di famiglia borghese, ma nelle bettole di periferia scopre anche un’attrazione ben più ambigua e viscerale mentre, al tempo stesso, un anelito religioso lo spinge, una volta divenuto pastore, a richiedere di essere inviato nella colonia danese in Groenlandia. Gli spazi sconfinati e vergini dell’isola, promessa di libertà e futuro, si trasformano in una prigione claustrofobica e intollerabile. Partito per convertire gli inuit e redimere gli eretici del Fiordo dell’Eternità, a sua volta Morten Falck cade preda del loro incantesimo. Le certezze dogmatiche ma superficiali della teologia vengono spazzate via da una religiosità primordiale e pagana, promiscua e allucinata. Anche il momentaneo ritorno alla civiltà e alla famiglia, che culmina in un grandioso affresco dell’incendio che distrusse Copenaghen nel 1795, non può nulla contro l’attrazione per il vuoto immenso della Groenlandia. Sullo sfondo del Settecento illuminista e delle grandi rivoluzioni dell’epoca, Il Fiordo dell’Eternità è un romanzo di formazione à rebours, dove la crescita interiore e materiale dei personaggi si converte in un’irreparabile discesa agli inferi, verso gli istinti più bassi dell’uomo, la degradazione fisica e mentale, la follia: un racconto che smentisce il mito moderno della ragione, ma al tempo stesso celebra con grande potenza visionaria l’innocenza perduta dell’uomo.

Kim Leine, nato nel 1961 in Norvegia, si è trasferito in Danimarca a diciassette anni. Dopo la formazione come infermiere, ha lavorato in Groenlandia per quindici anni. Nel 2004 è tornato in Danimarca e ha consacrato la sua professione di scrittore al racconto della Groenlandia e degli straordinari incontri umani che ancora è possibile fare in quella terra. Ha all’attivo tre romanzi, affermatisi in Danimarca con consenso unanime di pubblico e di critica.



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Il fiordo dell'eternità 2013-08-03 22:45:29 Tiziana
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Opinione inserita da Tiziana    04 Agosto, 2013

Una cosa mai vista

Il libro Il Fiordo Dell' Eternità è suggestivo e originale per più di una ragione. Prima di tutto è ambientato nel tardo 1700, epoca dei Lumi e del trionfo della ragione. Poi narra di una terra di cui generalmente poco si sa e ancor meno si scrive: tuttavia la colonizzazione danese delle Groenlandia è realmente esistita e in essa si sono perpetrati gli stessi abusi sui nativi da parte dei colonizzatori, come in qualsiasi altro contesto di colonizzazione. Risalta la crudeltà dei colonizzatori non meno della brutalità e rozzezza dei costumi dei nativi, ma per lo meno questa è giustificata dalle condizioni naturali estreme in cui vivono, e dal fatto che sono i rappresentanti di una cultura sciamanica e stregonesca, che pre esiste alla "civiltà" dei "visi pallidi". Quindi c'è un quadro storico- paesaggistico- culturale che fa da sfondo estremamente avvincente alle vicende personali del protagonista Morten Pedersen Falck, che , illuminato da Rousseau e dai suoi libri e tuttavia vittima di impulsi tutt'altro che ragionevoli, diventa prete , ovvero Magister; quasi suo malgrado,e si lascia sedurre dalla possiblità di diventare missionario in Groenlandia. Qui anzichè redimere le anime sembra piuttosto perdere se stesso, grado a grado, passo a passo, quasi che la natura dei nativi lo corrompa, mentre i peggiori difetti dei bianchi colonizzatori lo minano dal di dentro, e la immensità e ostilità e grandiosità della natura Groenlandese lo schiaccino. Morten Falck è una figura ambivalente che non suscita simpatia, ma la sua psicologia contorta, le sue scelte incongrue e spesso colpevoli, mostrano l'incapacità di un uomo senza vera fibra e vittima di illusioni tanto vaghe quanto grandiose su di sè, il contrasto che in lui vive tra il naturalista e il teologo, l'aspirante medico e anatomista e botanico e la scelta di essere prete, la ragione e gli impulsi sessuali oscuri e non contenibili, ne fanno una figura di strana modernità, collocato al crocevia di un passaggio di fine secolo (1700) da dove in parte si può dire inizino le contraddizioni dell'uomo moderno e poi contemporaneo che vanno a popolare la letteratura del'1800 e del 1900. Forse bisogna superare qualche senso di noia e repulsione per le frequenti scene di sesso e/o di brutalità, per cogliere il profondo interesse di questo romanzo insolito, poetico, in cui è evidente che la ragione non vince, che le "magnifiche sorti e progressive " sono quanto spesso un'illusione, che l'istinto e la Natura possente la vincono invece su una ragione debole,e che nel tentativo di "liberarsi dalle proprie catene" , e magari liberare anche altri, il cammino può anche avvenire al contrario, e anzichè evolvere ci si ritrova inghiottiti in un vortice regressivo. Sto apprezzando molto questo romanzo insolito e interessante, e spero di avere dato conto dei molteplici suoi motivi di interesse.

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Romanzi storici o romanzi di avventura di mare e di costa, sempre ambientati nel passato, romanzi di coloni e nativi, di esplorazione, per esempio "Passaggio a Nord Ovest".
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Il fiordo dell'eternità 2013-04-02 07:11:37 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    02 Aprile, 2013
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Quel fiordo....o non fiordo....

Kim Leine col suo fiordo dell’eternità, ha forse voluto rompere gli schemi tipici della letteratura scandinava, non è un giallo, non è un thriller, nessun psichiatra o giovane killer seriale, bensì una lunga, monotona storia datata che abbraccia quasi il 1700 per quasi 600 pagine e racconta la società danese e della colonia danese in Groenlandia.

Protagonista della storia è Morten Falk, che sin da giovanissimo aspira a diventare scienziato, si diverte a frequentare i corsi di autopsia, acquisisce conoscenze e poi finisce per diventare prete. Siamo nel pieno dell’evangelizzazione protestante con i suoi pregi e difetti, per una sorta di inspiegabile vocazione cristiana decide di stabilirsi in Groenlandia, abitato dalle tribù di indigeni da convertire. Le storie di vita quotidiana sono molto affascinanti e altrettanto raccapriccianti e si finisce spesso a riflettere e pensare che i veri selvaggi non sono altro che gli uomini dotati di intelletto e infarciti di studi e dottrine che finiscono per diventare i veri antagonisti del buon senso e della dignità, ove la condotta non ragionata ma guidata dall’istinto animale fa evincere la prevaricazione e l’egoismo, altro che evangelizzazione!
L’inizio della storia è sicuramente coinvolgente ed avvincente, poi la lettura prende un’altra piega, diviene di una lentezza avvilente, a volte soporifera, si ripetono le scene di dita infreddolite, di liberi accoppiamenti, di incesti, di malattie e parrucchini incartapecoriti pieni di pidocchi….
Devo dire la verità che la copertina e la quarta di copertina hanno fatto centro, il disegno del fiordo non-fiordo abitato da eretici quasi magici da redimere in un paese abbandonato da dio Thor e il dio di Isacco…..insomma…

Nordici! Faccio un appello: ridateci Pippi Calzelunghe!!

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