Narrativa straniera Romanzi storici Il fantasma del vicario
 

Il fantasma del vicario Il fantasma del vicario

Il fantasma del vicario

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Parigi, marzo 1831. Non ha ancora ventiquattro anni, Valentin Verne, l’ispettore di polizia dal volto angelico ma dal cuore pieno di ombre, e già occupa un ruolo quantomeno originale in prefettura: è il responsabile dell’Ufficio degli affari occulti, un reparto non ufficiale creato per risolvere i crimini sovrannaturali, o presunti tali. Un giorno al suo cospetto si presenta una donna elegante, il viso dai lineamenti delicati sotto ricci ramati e gesti lenti da convalescente alla prima uscita dopo una lunga malattia. Madame Mélanie d’Orval, moglie del ricco Ferdinand d’Orval, ha un peso sul cuore: dopo la morte della figlia adolescente per un’inspiegabile e violenta crisi di convulsioni, suo marito ha perduto il senno, finendo tra le grinfie di una specie di medium, Paul Oblanoff, un losco individuo che lo ha persuaso di poter entrare in contatto con lo spirito della defunta. Madame d’Orval è convinta che a Verne basterebbe assistere a una di quelle famose sedute di spiritismo per smascherare il lestofante, ma l’ispettore, che ha la mente occupata da ben altri pensieri, cede il caso al suo collaboratore Isidore Lebrac. Proprio da poco, infatti, c’è stato uno sviluppo nell’inchiesta segreta che Verne porta avanti da tempo, una faccenda personale che l’ispettore intende risolvere a modo suo, a costo di spingersi ai margini della legalità: il Vicario, l’abietto criminale, il mostro perverso che si lascia dietro cadaveri di bambini come l’orco delle fiabe, è tornato a seminare il panico per le strade di Parigi, risvegliando in lui ricordi troppo dolorosi. Ma ecco che, quando si tratta di difendere l’esistenza stessa dell’Ufficio degli affari occulti, minacciata dall’incerta situazione politica in cui versa la Francia, il caso d’Orval potrebbe rivelarsi sorprendentemente cruciale.



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Il fantasma del vicario 2024-08-20 07:06:02 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    20 Agosto, 2024
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L’ombra del Male

Nella primavera del 1831 l’ispettore Valentine Verne è tutto preso nella caccia al malvagio “Vicario”, l’uomo che lo prelevò quando aveva solo otto anni e lo tenne recluso per i successivi quattro in una lurida cantina per soddisfare le sue più abiette brame sessuali. Tuttavia la preda è tutt’altro che spaurita e in fuga. Al contrario lascia dietro di sé un atroce scia di sangue e i ruoli rischiano di ribaltarsi: Valentin corre pure seriamente il pericolo di tornare ad essere nuovamente preda, assieme a coloro che a lui sono più cari.
Nel frattempo, però, in qualità di capo dell’Ufficio affari occulti della Questura di Parigi, deve pure occuparsi di un nuovo caso inquietante. Una giovane dama, Mélanie, si rivolge a lui per smascherare quello che lei ritiene un sordido truffatore: il sedicente medium slavo Oblanoff avrebbe abbindolato il marito, il nobile Ferdinand d’Orval, promettendogli di riportare in vita la figlia Blanche, da poco defunta. L’uomo s’è quasi installato a casa loro e di esibizione in esibizione ha catturato la fiducia dell’uomo che, ormai, potrebbe esser pronto a tutto pur di riavere tra le braccia la figlia morta, cosa che la logica dovrebbe fargli apparire impossibile.
Il giovane e geniale investigatore, quindi, si dovrà dividere in queste due indagini e solo la sua profonda cultura e la sua preparazione gli consentiranno di scoprire quali astuti stratagemmi usa il truffatore e quali siano le esche che il Vicario sta seminando per attirarlo a sé. Ma da qui a far prevalere la giustizia smascherando l’impostore e a sconfiggendo il mostro, liberando il mondo dalla sua feroce brama predatoria, la strada sarà lunga e dolorosissima.

Questo è il secondo romanzo che vede come protagonista il geniale ispettore Valentine Verne nella Francia di Luigi Filippo ed è la seconda occasione per raccontare, al lettore, le mirabolanti scoperte scientifiche che la prima metà del secolo XIX offrirà al mondo.
Rispetto al primo romanzo l’ambientazione è ancora più cupa e truculenta e la figura dell’inafferrabile Vicario diverrà immanente e pervasiva, rubando gran parte della scena anche agli altri protagonisti. La descrizione della Parigi di quegli anni ’30 è meno accurata e vivida rispetto al primo libro, ma comunque affascinante e interessante. Dal punto di vista della ricostruzione storica si fanno apprezzare i riferimenti ai turbolenti avvenimenti di quei giorni e le rapide pennellate di colore di una Parigi poco conosciuta e più sordida di quanti si legga nei libri di storia.
Il lato poliziesco, purtroppo, è assai poco enigmatico per un lettore moderno: le abilità evocatrici dell’astuto truffatore Oblanoff non sono certo misteriose per un contemporaneo, sol ch’egli rifletta su quali invenzioni furono fatte in quel periodo. Anche i puzzle proposti dal cruento pedofilo non possono definirsi irrisolvibili, anzi, in alcuni casi, stupisce che l’abile investigatore si faccia fuorviare dagli apparentemente banali inganni che gli sono messi davanti.
In definitiva, nella trama si rileva quella pacata ingenuità, tipica delle trame gialle degli autori di fine ottocento, primi novecento: Gaston Leroux, Edgar Wallace e, non me ne si voglia, pure Poe e Conan Doyle, per altri versi eccelsi.
Tuttavia, forse, questo è un ulteriore motivo d’attrattiva: l’aria un po’ naif, che si respira leggendo il romanzo, spoglia l’inchiesta da gran parte di quei tecnicismi e sofisticazioni tipici dell’era moderna per riportarci in un mondo in cui l’intelletto era il solo alleato dell’investigatore e la sua capacità di superare, con la sua perspicacia, le torbide trame del nemico, l’unico mezzo per fermare il criminale.
Pure nello stile narrativo, ornato e talvolta desueto, c’è profumo d’antico. Ma ciò non disturba, poiché s’adatta benissimo all’ambientazione storica e aiuta a calarsi in quelle atmosfere d’antan attraverso le quali ci spostava solo in fiacre.
In vero, va precisato che non manca l’azione e la suspense. La dinamicità con cui s’evolve la storia ne fa un romanzo moderno che cattura l’attenzione e avvince. Inoltre è pregevole il fatto che l’A. abbia l’accortezza di documentare, in nota e con dovizia di ragguagli, ogni affermazione storica e ogni riferimento scientifico che potrebbe sollevare dubbi nel lettore. Addirittura, come nel libro che lo ha preceduto, in calce sono riportate precisazioni sulle cronologie e un’ampia bibliografia che consente, a chi lo gradisce, di approfondire gli argomenti e verificare i fatti storici.
Insomma un buon libro che non è solo poliziesco, ma anche storico e d’atmosfere, di gradevole lettura e sicuro svago.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... il volume che precede, "L'ufficio degli affari occulti", indispensabile pure per capire la personalità e le motivazioni dei protagonisti
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