Il dio del fiume
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L'Africa al centro del mondo
Dicono che sia uno dei libri più rappresentativi di quest’autore che è uno dei più rappresentativi del genere del libro di avventura. Ne ho apprezzato indubbiamente l’ambientazione e la potenza descrittiva, ma, altrettanto, non ne ho amato la prolissità che mi ha reso la lettura comunque noiosa ed anche un po’ stancante. Non so se sono io a non andare molto d’accordo con questo genere letterario, a cui mi sono avvicinata solo ultimamente, non so quindi se è il genere in sé a non fare per me. Fatto sta che ho trovato noioso un libro di avventura. E questo è un ossimoro, un’incongruenza. Salvo il Nilo ed ogni pagina in cui è descritto. Perché il Nilo è una vera creatura dell’Africa. Non è però detto che questo libro sia la sua migliore creatura che racconta della meravigliosa Africa.
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E' affondata la mia feluca
Nell’inestimabile fascino dell’epoca egiziana e’ collocata temporalmente la vicenda narrata dallo schiavo Taita, colto eunuco devoto alla giovane e nobile Lostris.
Il destino della vergine egiziana si scontrera’ con molte avversita’ mentre lo stesso Egitto, dopo secoli di benessere, dovra’ affrontare un nemico spietato.
Se siete in cerca di una lettura leggera senza troppe pretese potete acclimatarvi tra le pagine di questo best seller di Smith, se invece non potete rinunciare ad un minimo di compattezza storica virate altrove e in fretta.
Il libro scorre con fluidita’ in una storia di avventura ed amore abbastanza movimentata ma che pecca dell’ assenza di uno scenario di spessore. Non bene definita l’epoca, la ricerca storica affrontata dall’autore e’ misera ed i personaggi piu’ da fiction economica che da Impero Egiziano.
Manca di solennita’, di maestosita’, di mistero, di carisma. Manca di Antico Egitto.
Non chiedevo tanto ma ho ottenuto troppo poco, la materia e’ inconsistente in un bilancio piuttosto scialbo.
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Un lungo viaggio tra le sabbie
Quando si parla di romanzi d'avventura, uno dei primi nomi che ci sovviene è quello di Wilbur Smith.
Autore di genere molto apprezzato sia in Italia che all'estero, trova nella sua serie di romanzi egizi quella più conosciuta e ammirata. "Il dio del fiume" è il capostipite della suddetta serie ed è probabilmente il suo romanzo più famoso.
È indubbio che questo genere di storie sono pane per colui che le narra, essendo palese la conoscenza dei luoghi e dei tempi storici in cui sono collocate le vicende.
Lo stile è chiaro e abbastanza fluido, anche se in certi tratti la storia risulta un po' ripetitiva e il ritmo tende a calare, specie quando l'autore si lascia andare a dettagli che appesantiscono un po' la lettura.
Nel complesso però, è una storia piacevole e interessante, seppur non realmente indimenticabile.
C'è un po' di tutto né "Il dio del fiume": uomini di ogni sorta, potenti e spietati, umili e intelligenti, valorosi e onorevoli; una grande civiltà affascinante; amicizie devote e amori impossibili.
Al centro di tutto, troviamo l'umile schiavo Taita, che per la sue spiccate capacità in tutti i campi potrebbe benissimo regnare come faraone. Sarà lui il narratore di questa storia, che troverà i personaggi che la popolano impegnati a fronteggiare una moltitudine di pericoli: partendo da uomini corrotti, passando per una divisione interna del regno d'Egitto, fino ad arrivare alla spaventosa invasione degli Hyksos, che irromperanno in scena sui loro terribili carri da guerra trainati da cavalli, bestie fino ad allora assolutamente sconosciute alla civiltà egizia.
Accompagneremo Taita, la regina Lostris, il valoroso Tanus e il principe Memnone nel lungo e sanguinoso viaggio che avrà inizio col proprio esodo, e si concluderà col ritorno in patria, trovandoli pronti a offrire la vita per la propria madre terra.
Un libro che in alcuni tratti sa emozionare, e che ci trasporta all'epoca di quella civiltà che è per noi così affascinante, soprattutto ai nostri giorni, nei quali ancora ci lascia tanti interrogativi e misteri da svelare.
"Forse le piogge erano cadute in quella zona cent'anni addietro. Sembrava impossibile, ma i semi erano rimasti a dormire per tutto quel tempo. Il sole e il vento del deserto li avevano disseccati mentre attendevano che piovesse di nuovo. Se qualcuno dubitava dell'esistenza degli dei, quel miracolo ne era la prova. Se qualcuno dubitava che la vita fosse eterna, quella era la promessa dell'immortalità. Se i fiori potevano sopravvivere così, sicuramente l'anima dell'uomo, tanto più meravigliosa e preziosa, doveva vivere anch'essa per sempre."
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ESALTANTE, EMOZIONANTE, PERSINO COMMOVENTE
Conoscevo Wilbur Smith solo di nome quando una mia amica mi ha di fatto costretto a tentare la lettura del Dio del Fiume. L'ambientazione egizia mi affascinava molto e devo dire che ne sono rimasto clamorosamente soddisfatto, oltre ogni mia aspettativa. Tre protagonisti, tre figure eroiche e fragili, divine ma tremendamente umane, caratterizzate da Smith in maniera semplicemente strepitosa. Taita, lo schiavo colto e un po' superbo, un po' padre un po' innamorato della sua padrona, protagonista assoluto a cui è affidata la narrazione. Tanus, il guerriero quasi perfetto, ma perso in una struggente e impossibile storia d'amore con la donna del Faraone. E infine il personaggio che più mi è rimasto nel cuore, meraviglioso nelle sue sfaccettature, donna forte e dolce bambina, Lostris. E' lei a subire il cambiamento più incredibile nel corso del libro (una emozionante avventura di sconfitta, redenzione, ritorno e rivincita lunga oltre 20 anni), passando dall'essere una ragazzina furba ma un po' "figlia dei fiori" ad una Regina in esilio giusta, amorevole, umanissima ma monumentale nella sua grandezza, che affronta le enormi difficoltà che le vengono poste davanti con spirito e sacrificio; una figura che diventerà leggenda per i discendenti del popolo egizio. Il suo amore si divide verso i due uomini, per Tanus come una passione travolgente e inestinguibile, per Taita sotto forma di legame affettivo profondissimo. La storia si dipana con grande facilità lungo le oltre 500 pagine e si chiude in un finale struggente e malinconico, ma allo stesso tempo bellissimo.
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le memorie di Taita
Taita è uno schiavo.
Taita è lo schiavo prediletto del torbido nobile Intef, che pur apprezzandone la bellezza lo priva della sua virilità facendolo evirare e quindi diventare un'enunco.
Taita fa defluire la rabbia e le flustrazioni nello studio diventando così colto, architetto, filosofo, stratega di guerra, ingegnere ed insegnante della giovane figlia di Intef: Lostris.
Lostris è una giovane bellissima e molto colta, legata da un vincolo indissolubile allo schiavo Taita, da lui apprende molte conoscenze e virtù che la renderanno una delle cortigiane più ben viste di Tebe anche agli occhi del Faraone in persona.
Tanus è figlio del nobile Pianki Harrab, che dopo essere stato annientato dall'esercito de "L'Atro Faraone" cade in miseria lasciando al giovane Tanus la redenzione nella carriera militare dove egli dimostrerà un talento con le armi e nei rapporti umani superiore ad ogni immaginazione.
Questi sono i personaggi principali che caratterizzano il bellissimo romanzo di Wilbur Smith che da il via alla "saga egizia".
Un libro denso, ricco di nozioni, di vita e di vierù.
Smith, come suo stile, non crea punti di tensione divisi in capitoli ma, raccoglie tutto in una storia compatta dove pagine ricche di pathos si susseguono a catena con pagine descrittive e a volte lentema,il risultato è comunque un libro godibilissimo ed una vicenda palpitante.
Il libro viene raccontato in prima persona dallo schiavo Taita come una sorta di "libro delle memorie" nel quale viene raccontato l'amore impossibile tra la nobile Lostris ed il guerriero Tanus.
L'ambientazione egizia è amplificata dall'autore dai forti caratteri "divini" dei protagonisti, tanto intelligenti, tanto buoni quanto coraggiosi e bellissimi, che fanno calare fin dalle prime pagine il lettore nella mentalità dello schiavo egizio, votato al sacrificio (in questo caso più mentale che fisico) di esso nei confornti del padrone.
Uno spaccato storico che però da dei feedback talmente attuali che sembra a volte ambientato nei giorni nostri.
Ho letto qualche critica tecnica in altre recensioni, francamente non ho notato questi cavilli e confesso che il romanzo ed i personaggi mi hanno più volte rapito.
Personalmente lo stile di Smith deve ancora convincermi al 100%, la mancanza di capitoli, quindi di momenti che "frenano" per poi ripartire a tutta velocità, per il mio modo di leggere è un grosso deficit ma, credo più mio che dell'autore.
Per il resto un libro che consiglio caldamente agli appassionati di romanzi d'avventura ed amore con un ambientazione davvero suggestiva..oserei dire faraonica!!! =)
Buona lettura
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LA GRANDE EPOPEA EGIZIA
Anni fa mia madre mi regalò “I figli del Nilo” ed io dando un’occhiata alla copertina ed alle prime pagine non mi feci coinvolgere più di tanto riponendolo sulla libreria dove raccolse polvere per un bel po’ di tempo. Con l’approssimarsi di un viaggio in Egitto , mi sono ricordato di quel libro che avevo snobbato e messo da parte senza troppa cura ed iniziai a leggere un po’ di recensioni ma ahimè, scoprii ben presto che si trattava del sequel di un’altra opera dello stesso autore; l’opera in questione era proprio “Il Dio del fiume”. Beh scusate questo piccolo prologo ma era per me importante sottolineare la mia diffidenza iniziale nei confronti di tale opera per dare maggior risalto all’esito positivo di questa mia lettura. Beh signori , ecco a voi l’epopea del grande Egitto , un’opera fantastica , avvincente e convincente , che ripercorre abbastanza fedelmente fatti storici accaduti nel 1700 a.c. cc. La triade, formata dal mago - architetto - pittore Taita, dal nobile Tanus e dalla nobile Lostris, accomunata da sentimenti vicendevoli di amore fraterno, fedeltà , amicizia, riuscirà a sconfiggere tutti i nemici che incontrerà sul proprio cammino, allontanando dall’Alto Egitto il pericolo della tirannia interna e la piaga della sconfitta ad opera degli invasori Hyksos. In questa storia , l’autore traccia in modo netto i confini tra il bene ed il male (cosa che nella realtà è sempre molto più sfumata) e ci dice: “questi sono i buoni che lottano per un ideale nobile ed universale , e questi sono i cattivi che tramano nell’oscurità per la loro sete di potere……”, e chiaramente si finisce per tifare per i buoni e non solo……ci si cala nell’azione del romanzo al loro fianco, cavalcando ed urlando grida di battaglia insieme a Tanus, assistendo Taita durante le sue riflessioni ed accarezzando la bella e coraggiosa Lostris nei suoi momenti di sconforto. Certo, talvolta l’azione vera e propria è interrotta da lunghe e particolareggiate riflessioni e descrizioni che tuttavia potrebbero rallentare il ritmo incalzante del romanzo. Io ho apprezzato particolarmente alcune descrizioni relative al paesaggio; su tutte, l’onnipresente sole adorato ed idolatrato come un Dio , che tramonta su un deserto costellato di dune , sassi, rocce e montagne e che evoca un’ambientazione al contempo misteriosa ed affascinante. I brividi mi hanno corso la schiena quando a Tebe (odierna Karnak-Luxor) ho potuto sperimentare in prima persona il tramonto egiziano e vedere le parole W. Smith diventare pennellate che disegnavano le mille sfumature del tramonto. Che libro!!!!!!!
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Un gran bel viaggio
Mi sono avvicianto a questo romanzo in punta di piedi, non ero sicuro che potesse coinvolgermi, la trama l'ambientazione e quel poco che sapevo sul protagonista mi lasciavano un po perplesso.
Ho quindi incominciato a leggere cercando di non farmi trascinare in facili critiche dettate piu dai preconcetti che non dalla mia obbiettività anche perchè è noto a tutti che sono un gran virtuoso della letturatura e nessuno meglio di me può recensire un capolavoro come questo (lo spirito di Taita si sta impossessando di me)....
Bellissima avventura, una volta crollati i miei muri d'argilla eretti dalle mie paure, circa 30 pagine, il romanzo ha cominciato a scorrermi sotto gli occhi come il nilo scorre dal Sudan al Egitto, il soffio di Horus è diventata la mia seconda casa e Taia "la tata che non ho mai avuto" ho amato Lostris, combattuto con Tanus, e gozzovigliato con Kratas e sono rimasto impalato pagine intere ad ascoltare Taita lungo le sponde del Nilo... Taita questo personaggio che ne racchiude piu d'uno, questo Merlino del antico Egitto... inizialmente mi lasciava infastidito con la sua saccenza e mi dicevo, possibile che faccia tutto lui ? ma poi ho capito (almeno credo) cio che l'autore voleva trasmettere.
Wilbur Smith voleva trasmetterci si un immagine di grande inteligenza e saggezza con un aurea di mistico, ma voleva anche renderla effimera e debole e in questo secondo me c'è riuscito a pieno. le doti immense di questo protagonista, vengono ridimensionati almeno in parte dall sua vanità e il suo ego smisurato e dalla sua emotività , che dovendolo reprimere in quanto schiavo lo sfoga in questi scritti con questo modo petulante e adolutario che sicuramente ti fa sentire quanto sia pesante l'assenza delgi attributi principali di un maschio , altra ombra che aleggia in modo persistente sul nostro geniale protagonista.
Tanus e Lostris mi sono piaciutti e mi hanno commosso e coinvolto per tutto il romanzo e lungo tutto il nilo.
Smith è un mago, scrive in modo impeccabile, fatta eccezione per qualche termine( due per la precisione come l'autore stesso ammette) non pertinenete di cui non me ne sono nemmeno accorto. il romanzo e un pozzo di storia antica, mi è sembrato di vivere insieme ai protagonisti di questo splendido viaggio e respirare i profumi del antico egitto.
Ho vissuto questo romanzo come un Fantasy/Storico e devo dire che difficilmente si riesce a vivere le due ambientazioni cosi bene.
Se dovessi sintetizzare il tutto lo sintetizzerei con questa frase.
Il dio del fiume sta all'Egitto come Excalibur sta alla Granbretania
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Tecnicamente perfetto
Un libro scritto con un uso impeccabile delle collaudate tecniche di scrittura del romanzo d'avventura. Perfettamente godibile da tutti, in qualsiasi occasione e piacevolissimo in tutte le sue 600 pagine. Una trama ben congegnata quindi, che scorre su un filo ben teso e pungente, in cui il lettore si immerge totalmente. Ogni tanto, quando la tensione cala, l'autore dà qualche indizio a sviluppi che si concretizzano solo dopo parecchie pagine. Questo meccanismo rinverdisce la curiosità del lettore e ti invoglia a leggere. Quello che non mi è piaciuto è la semplicità con la quale si compiono degli spiacevoli strafalcioni. Si può soprassedere sul discutibilissimo fatto che il protagonista narratore Taita è folosofo, architetto, medico, poeta, scrittore, soldato, ingegnere e ... Leonardo ? Un dilettante. Questo travolgente fenomeno di intelligenza si trova, intorno a pagina 100, a mettere in scena a teatro la nascita della dea Iside; ebbene, lui usa il "cartone" per comporre le scenografie. Ma non siamo nell'antico Egitto ? Conoscevano la carta ? Forse è un problema di traduzione, ma la dottoressa Rambelli è brava e non credo che sia opera sua. Altra chicca a pagina 388: gli antichi egizi non conoscevano i cavalli, almeno fino a quando popoli invasori non li hanno portati al seguito dei propri eserciti. Il nostro bravo Taita, appena li vede, sa già che si chiamano cavalli. Ah Però !
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Di avventura, di amore e di morte...
Una rivisitazione della realtà selvaggia e primitiva dell'antico Egitto, questo romanzo scorre attraverso la narrazione di Taita, un eunuco schiavo che esercita con dovizia la professione medica, oltre che di illustratore e disegnatore...
Il grande Nilo, che irriga le terre fertili d'Egitto, assiste indifferente alle vicende dell'amore di una sventurata ragazza per Tenus, un guerriero che non può ambire alla sua mano perchè non è ricco come pretenderebbe il padre di lei. In un'epoca in cui le donne non potevano scegliere chi sposare, ma era il padre che decideva nel bene e nel male il loro destino, questa storia tocca nel profondo il cuore del lettore. Fra riti pagani sanguinosi e triviali, intrighi di corte, ragioni di stato, abitudini religiose intrise di superstizione in una mentalità primitiva che coinvolge tutti gli istinti primordiali, questo romanzo avvince e conquista...
Si può affermare inoltre che le fonti storiche sono attendibili ed esatte ed è quindi un arricchimento culturale per chi volesse dissetarsi a questa fonte...
Ho assegnato un punteggio più basso di cinque perchè devo dire che l'unica pecca di questo romanzo, per il resto impeccabile e godurioso, sono le descrizioni truculente dei riti magici, trasformati in vere e proprie orgie di sangue, e delle uccisioni anche quelle non piacevoli perchè troppo particolareggiate.
Consiglio questo romanzo che considero di grande pregio a tutti gli amanti del genere storico e del favoloso grande Egitto che ci ha comunque tramandato tradizioni misteriose e affascinanti.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666
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il dio del fiume
In questo avvincente romanzo lo schiavo Taita ci accompagna alla scoperta del suo mondo. Taita è lo schiavo fedele di Lostris, regina d'Egitto, per la quale prova fin da quando era a servizio dal perfido padre di lei un amore immenso e incondizionato.
Taita diventa complice di Lostris, la protegge in ogni modo e con lei protegge anche l'amore che lei prova per il nobile Tanus. Non sono un'amante della scrittura di Wilbur Smith, anche in questo romanzo ho trovato a mio avviso troppe similitudini e troppe metafore. Interessante risulta però l'argomento che pare essere avvallato da fonti storiche documentate.