Il colore del latte
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Nell Leyshon è nata a Glastonbury,in Inghilterra e vive nel Dorset. È autrice pluripremiata di numerose sceneggiature, radiofoniche e teatrali. Grazie al suo straordinario talento, Nell Leyshon è la prima scrittrice donna a cui il celeberrimo Globe Theatre di Londra, il teatro di Shakespeare fondato nel 1599, abbia commissionato un testo. Il colore del latte, suo primo romanzo, ha stupito la stampa e il pubblico internazionali grazie allo stile e ai personaggi che convincono e conquistano immediatamente.
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NON VEDI MAI IL BRUTTO DELLA VITA TU?
“Sapevo che avevo dei sogni ma non sapevo quali erano.”
Mamma mia che sorpresa singolare questo romanzo di poco più di 150 pagine.
E’ un esordio letterario di tutto rispetto, per questa scrittrice inglese. Lo stile diretto, senza fronzoli e crudo conquista. L’impostazione della trama è una sorta di memoriale scritto da Mary, voce narrante, e protagonista indiscussa, quindicenne di umili origini, analfabeta, vive in una fattoria con i genitori, il nonno invalido, e tre sorelle. La giovane conosce solo il duro lavoro nei campi, le giornate scandite dai ritmi delle stagioni, del raccolto e dell’accudire le bestie. Di questo ne tiene particolarmente conto l’autrice, che scrive con termini semplici, in alcuni casi sgrammaticati per rendere più credibile la vicenda, e ci riesce in pieno.
Mary ha un difetto fisico, ha un arto deforme dalla nascita, inoltre è una donna, (siamo nell’ottocento),per questo il padre autoritario e violento, spesso la picchia, in quanto non lavora in modo rapido e veloce alla stregua delle sorelle.
Mary ha una saggezza intrinseca che sconvolge… La giovane età non deve trarre in inganno,la ragazza ha la saggezza e la schiettezza di chi ha molto vissuto, nonostante non abbia esperienza di nulla al di fuori del proprio quotidiano.
La ragazza viene mandata, da un giorno all’altro a servizio dal vicario della canonica, con il compito di aiutare la domestica ad accudire la moglie dello stesso. Questa esperienza permetterà alla giovane di crescere, di imparare che ci sono modi di vivere differenti dalla realtà della sua fattoria, imparerà a scrivere, e, suo malgrado si affezionerà alla moglie del vicario.
Ma la grettezza umana si nasconde anche in posti e persone impensabili, tutto ha un prezzo, ed il conto che la vita presenterà a Mary in termini di dolore sarà ancora una volta alto. Anche la ragazza avrà un unico momento in cui perderà il controllo, in cui risponderà per la prima volta alle umiliazioni ed alla violenza, con altrettanta violenza……
“A volte ricordare è una buona cosa perché è la storia della tua vita e senza non rimarrebbe niente. Ma altre volte la memoria conserva cose che vorresti non ricordare e non conta quanto sodo provi a tenerle fuori dalla tua mente loro tornano.”
E’ una breve lettura carica di significato, con innumerevoli spunti di riflessione, non si riesce a smettere di leggere ragazzi, se pur non vengono narrati grandi fatti. E’ un inno alla semplicità, che però racchiude in sé importanti contenuti. Ne consiglio la lettura!
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Bianco e rosso
Un libro che è un lungo racconto. E’ articolato su quattro stagioni e sembra un flusso ininterrotto, complice anche la scrittura che, al termine di ogni frase, finisce sempre con un punto, ma non ricomincia mai la frase successiva con una lettera maiuscola, ma sempre con lettere minuscole. E’ un piccolo particolare, ma crea vicinanza, empatia, coinvolgimento. La copertina del libro è tinta seppia, un colore che amo, però nella storia sono due i colori che ti colpiscono e che ti rimangono dentro, il bianco, il colore del latte, e il rosso, il colore del sangue. Perché è una storia in cui vedi questi colori e senti anche questi odori. L’atmosfera è molto da comunità yiddish, perché il tutto ruota attorno alla vita di una fattoria. La storia è lenta, morbida, per poi prendere un’accelerata finale che ti sconvolge e che ti lascia un segno indelebile. Veramente bello, ti conquista dalla prima pagina ed è un crescendo di emozione: davvero pagine di grande intensità.
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Il colore del latte
Romanzo ambientato nell'ottocento, località sconosciuta.
La protagonista è Mary, quindicenne diversamente abile, di professione contadina, segni particolari capelli color del latte ed una lingua tagliente, una ragazza schietta ed arguta, ultima di quattro femmine, ognuna con caratteristiche ben precise. Con poche parole l'autrice ci rende familiari i personaggi. La madre è simile ad un animale da soma, sottomessa al marito, il capofamiglia è il classico padre – padrone, violento ed autoritario, Beatrice è devota, Violet è sensibile ai richiami della carne, Hope è scontrosa, infine il nonno invalido è il saggio della famiglia, affezionato alla nipote più piccola, l'unica che lo considera.
Sono poveri, analfabeti e grandi lavoratori, le giornate sono scandite dai ritmi della natura, si consumano tra campi e stalle.
Una vita dura, fino a quando Mary viene spedita contro la propria volontà a lavorare come domestica dal parroco del paese. Pare che la sua esistenza sia più facile, in un posto teoricamente sicuro, compiti meno gravosi, addirittura il pastore le insegna a leggere e scrivere. Ci sarà finalmente un po' di gioia per Mary e la sua famiglia? Sarà davvero in buone mani?
La storia è narrata da Mary sotto forma di diario, lessico elementare, quel poco che è riuscita ad imparare, gli errori grammaticali sono frequenti. Non ho capito la scelta originale della scrittrice di restare fedele all'analfabetismo della protagonista, è stata coraggiosa, molti potrebbero infastidirsi dopo poche pagine ed abbandonare la lettura, commettendo a mio avviso uno sbaglio.
Pagina dopo pagina ci si affeziona a Mary, una ragazza da imitare, senza peli sulla lingua, trasparente. Dice esattamente le cose come stanno, di una sincerità agghiacciante, a volte le sue parole sono come schiaffi, è responsabile. Mi hanno colpito i suoi ragionamenti lineari e giusti, non fanno una piega, sono disarmanti. La vicenda è tremenda, un ritratto brutto ma veritiero di un epoca passata nel quale la violenza sulla donna era lecita ed all'ordine del giorno. Non che la situazione odierna sia perfetta, ma decisamente migliorata.
Questo romanzo nella sua semplicità è commovente, graffiante. Non lascia speranze, il lettore si rende conto dell'ineluttabilità del destino.
Lo consiglio a chi riesce a sorvolare sullo stile e sulla forma, il contenuto merita davvero, insomma, chiudete un occhio!
“Ah eccoti qui, disse lui, che fai?
Penso, dissi, che con il vostro cervello istruito potete capire da voi quello che faccio.
Fà attenzione a non oltrepassare il limite, disse, o rischi di essere impudente.
Si può essere qualche cosa, chiesi io, che non si sa cos'è?”
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errori a non finire
Non sono riuscito a finirlo. La grammatica di questo libro e davvero irritante: l'uso eccessivo del passato remoto ed errori elementari come il congiuntivo, rendono la lettura a mio parere impossibile. Peccato perchè la storia sembra interessante.