I segreti della camera rossa
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Apparire e non essere
Storia di donne, di promesse tra donne, di imposizioni tra donne, di cattiverie tra donne. In una Pechino settecentesca, tra giardini rigogliosi e palazzi sfarzosi, tra nobili famiglie e ricchi decaduti, la storia di una ragazza catapultata da un piccolo paese alla dura realtà della corte, dove conoscerà l’amore e l’impossibilità di viverlo. Trame di palazzo e di matrimoni combinati in cui le donne sembrano far da sfondo, relegate nelle loro prigioni dorate.
I vestiti di sete fluenti svolazzano tra le stanze, in luoghi aperti a pochi, desiderati da molti, in apparenza lontani dalla vita politica ed economica, ma, in realtà, vero fulcro delle vicende. Luoghi da cui, le donne, dettano il loro punto di vista attraverso figli e mariti, e, salvo rari momenti, ostacolandosi l’una con l’altra senza solidarietà o conforto reciproco.
Ci si perde tra mogli e concubine, tra serve e fantesche, tra figli legittimi e legittimati cercando di capire il perché di certi comportamenti, il perché di certi usi immutabili che non accontentano nessuno, destinati a far soffrire tutti.
Un’esistenza dorata che non brilla, costellata di manovre nell’ombra, di rigida burocrazia e di codici d’onore a cui sottostare fino alla fine, sacrificando la vita e l’amore. Un mondo lontano, ignoto e pericoloso spesso privo di nobili sentimenti.
Un romanzo dal sapore mistico e dal grande scenario, tratto da un noto scritto cinese e semplificato, ma non impoverito, dall’autrice, nel linguaggio, nelle scene e nei personaggi, che, anche nella “versione occidentalizzata” , non perdono spessore. Uomini e, sopratutto, donne molto vividi e non stereotipati nella classificazione buono/cattivo. Attori tratteggiati a tutto tondo, non privi di coscienza, capaci di riflessioni sulla propria vita e sulle proprie scelte, in grado di guardarsi dentro e di rileggersi, nonostante gli obblighi imposti dalla posizione e dallo stato sociale.
Un’esperienza orientale tra tè, profumi e sete per tentare di capire qualcosa di molto più complesso.
Da leggere!
Indicazioni utili
Pechino. Quinto mese :1721
Nel XVIII secolo Cao Xequin scrisse Il SOGNO DELLA CAMERA ROSSA, uno dei classici piu’ importanti della letteratura cinese. Probabilmente autobiografico, il testo e’ poco conosciuto in Occidente. Pauline Chen, scrittrice americana di origini cinesi ci propone una rivisitazione dell’opera originale.
“Nel Gardino dei Cinque Sensi Lascia che il piacere non conosca limiti “.
Inizia in sordina, per un buon terzo pare non decolli alcuna storia, i nomi cinesi sono ostili alla memoria, non e’ immediato l’avvicinarsi al romanzo. Incerta sulla prospettiva di una trama, mi abbandono al perimetro. Affascinante 1721, si apre il sipario su una prospera famiglia della nobilta’ di Pechino. Tra le mura di una grande tenuta i giardini perfettamente curati, una montagna artificiale ricoperta di muschio alle cui pendici un lago trasparente culla una barca di legno su cui possiamo zigzagare tra orchidee d’acqua e ninfee. Stanze dai muri intarsiati d’avorio, abiti cuciti con fili d’oro e gemme preziose. Capelli neri lucidati con olio di rose.
Il matriarcato ed i matrimoni combinati, la servitu’, le fantesche, le concubine, i figli nati dalla moglie principale, l’imperatore, il potere.
Mi sto perdendo tra le stanze del palazzo, quasi non me ne accorgo e decolla la storia, si muovono i personaggi trepidanti, intrighi e sotterfugi, abbandono e azzardo, passioni urlate e amori soffocati.
Le donne al centro dell’attenzione. Splendidamente raccontate, donne la cui funzione e’ dipendere dal marito, obbedienza e rigore. Donne che tessono tele, muovono i fili, donne che soccombono, donne che soffrono, rivali e poi sorelle.
Un viaggio nel meraviglioso Oriente, intrighi di seta e giada intrecciati a mano, da dita bianche e affusolate. Buona lettura.