I pazienti del dottor García
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Recensione della Redazione QLibri
Guillermo e Manolo
«Tutto era lento e insieme frenetico, mentre continuavano ad arrivare corpi su corpi, straziati, uomini a volte coscienti, a volte no, e quasi tutti piangevano, urlavano, si lamentavano, ma alcuni si limitavano a guardarsi attorno in silenzio con gli occhi sbarrati. Erano i peggiori, perché capivano che stavano morendo, ed erano pochi ma pur sempre tanti, troppi per noi che non bastavamo mai per tutti, noi incapaci di salvarli, e a volte dimenticavo tutto, chi ero io, cosa ci facevo lì, cosa stava succedendo. Finché intravedevo una possibilità, un corpo quasi intero, uno squarcio netto, un rosario di ferite da schegge, spaventose ma superficiali, e allora, in un attimo, mi tornava in mente tutto: Forza, svelti, questo lo salviamo…»
Madrid, 30 Marzo 1947. Una domenica come tante dopo il conflitto, dopo anni di sangue. Un incontro. Una donna, Amparo, che conosce la vera identità di Rafael Cuesta Sànchez, una donna che sa che in realtà dietro a questa falsa identità (una delle tante) si cela Guillermo Garcìa Medina. Una donna che al momento del loro incontro non ha idea che quel rendez-vous è stato determinato da una pregnante necessità; quella di aiutare niente meno che Manuel Arroyo Benìtez. Ma per capire quale legame si cela dietro questo appuntamento inaspettato dobbiamo tornare indietro nel tempo e poi, nuovamente, andare avanti sino agli anni della Guerra Fredda.
Madrid, 1936, la carneficina. La speranza di potersi salvare dai bombardamenti, ospedali di fortuna. È in questo scenario di morte che si aprono le vicende. Guillermo è appena un tirocinante eppure in quei pochi mesi ha acquisito una conoscenza e padronanza della medicina senza eguali. Fuori da quelle mura improvvisate la vita si dipana tra sostenitori della Repubblica e sostenitori di Hitler. Tra i neri vi è niente meno che Amparo Priego Martìnez, nipote di Don Fermin, amica d’infanzia del protagonista che chiederà il suo aiuto per poter far fronte alla situazione politica dove tutti sono nemici di tutti.
È il 1937 quando la strada del medico si interseca inesorabilmente e ininterrottamente con quella di Manuel Arroyo Benìtez, nato a Robles de Lanciana, e noto anche come Leon, Felipe Ballesteros Sanchez nonché Peter Louzàn Valero, Josè Gallardo Ortega e chissà quante altre identità. Nato da una famiglia poverissima con tanti figli dove la sua presenza o assenza nemmeno veniva notata, cresciuto come chierichetto per poi proseguire gli studi presso il liceo e concluderli nell’università di legge per avvicinarsi ancora alle lingue e alla carriera diplomatica (almeno all’inizio), Manolo è un uomo ferito che necessita di cure, ma, è anche una spia. Una trasfusione, sarà determinante per il suo avvenire.
E da questo incontro nascerà una collaborazione nonché una amicizia, un legame, senza eguali, un rapporto che li accompagnerà per tutta la vita. Una amicizia, questa, che si dipana in una storia avventurosa che si muove nel tempo e nello spazio, passando tra Spagna, Svizzera, Inghilterra, Germania, Russia, Stati Uniti e Argentina, e tra soldati, diplomatici, nazisti, agenti della Cia. La missione, inoltre, principale dei due sarà quella di smascherare un’organizzazione clandestina volta a far espatriare i criminali del Terzo Reich, sottraendoli alla condanna. A dirigerla, nel cuore della capitale spagnola, è niente meno che Clara Stauffer, nazista e falangista. Infiltrazioni, azioni in incognito e sotto falsa identità, tra criminali di guerra e tesori trafugati, sono protagonisti indiscussi di un romanzo in cui il confine tra “i buoni” e i “cattivi” è sottilissimo.
Almudena Grandes con “I pazienti del Dottor Garcia”, ricrea lo spaccato storico che va dal preludio della Seconda Guerra Mondiale, l’ascesa di Franco, il venir meno di uno stato repubblicano, l’avvento delle prime trasfusioni e dei successivi progressi della scienza medica, sino ad arrivare nel pieno degli anni settanta e cioè negli anni della Guerra Fredda e della caduta del dittatore spagnolo. Il testo è un elaborato solido, forte, con una trama ricca di colpi di scena e priva di sbavature. A personaggi inventati, ancora, se ne alternano altri realmente esistiti che rendono più vivido e concreto il racconto. La scrittrice ha di fatto compiuto un perfetto lavoro di ricostruzione storica a cui si affianca una narrazione fluida che ricorda quella di Ken Follett nella Trilogia del Novecento e che per questo si rende adatta a tutti, piacevole, avvincente e di facile scorrimento. Qualche difficoltà può essere determinata dai continui cambi di identità degli attori che ne determinano le fila e dal grande numero di personaggi inseriti, ma, la stessa, non manca di ricordare a chi legge chi ha innanzi in quel momento preciso delle avventure e qual è il ruolo di quelle che potranno o non potranno essere comparse.
E se anche la storia può non sembrare particolarmente originale stante la già ritrovata tematica delle spie e della ricerca dei criminali nazisti in altre opere (basti pensare a “Il profumo delle foglie di limone” di Clara Sanchez, per non andare lontano) e stante l’impostazione narrativa simile a quella di autori quali il già citato Follett, l’autrice non delude e anzi viene ricompensata a pieni voti della fatica fatta.
“I pazienti del Dottor Garcia” è infatti un libro che merita di essere letto, che conquista, affascina e avvince il conoscitore, che è vario per situazioni e per elementi storici e che porta anche ad interrogarsi su quel confine tra giusto e sbagliato e buoni e cattivi che spesso attanaglia l’essere umano. Non fatevi spaventare dalla mole, merita.
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La guerra di una vita
“A noi due!” ho pensato soppesando tra le mani questo tomo da più di ottocento pagine. Non ero seriamente spaventato, curioso certamente. Conoscevo appena la scrittrice per aver visto molti anni fa un film tratto dal suo più famoso romanzo “Le età di Lulù”, che non ha nulla a che spartire con la storia narrata in questa sua ultima fatica.
Faticoso è stato sicuramente l’immenso lavoro di ricerca della documentazione necessaria per partorire questo romanzo che si può definire storico vista la nutrita presenza di personaggi realmente vissuti.
Una fitta ragnatela di avvenimenti, apparentemente slegati tra loro, ha inizio nella Spagna repubblicana poco prima dell’avvento de il Caudillo Francisco Franco. Impegnativo è per il lettore rimanere legato alle vicende che s’intersecano, riconoscere i protagonisti e conservarli nella memoria durante la lettura.
Almudena Grandes svela gli aspetti meno conosciuti di una guerra civile a cui ha fatto seguito un conflitto mondiale nel quale i franchisti si sono schierati al fianco dell’invasore nazista. La convivenza tra individui di ideali opposti, costretti a turno a mantenere segreti i loro princìpi, che procura esistenze insicure e malessere a una moltitudine di cittadini spagnoli.
Il centro del racconto, la fetta più importante, narra delle vite sacrificate da due uomini, legati da una profonda amicizia. Si tratta di sacrificio e non martirio. Sacrificio poiché essi sono costretti non essere se stessi, a crearsi un’esistenza fittizia, ad agire nell’ombra, in incognito e come agenti segreti di un esiliato governo repubblicano.
Non voglio andare oltre rischiando di rubare lo stimolo ad avventurarsi in questa lettura. Non vi si incontrano difficoltà causate dallo stile, pertanto è sufficiente attendere che la smania di conoscere l’evolversi delle vicende diventi capace di scatenare la passione necessaria per evitare una meschina fuga dal peso delle numerose pagine.