I Netanyahu I Netanyahu

I Netanyahu

Letteratura straniera

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Vincitore del premio Pulitzer 2022 per la narrativa. Corbin College, Stato di New York, inverno del 1959. Ruben Blum, professore di storia, viene incaricato di guidare e accompagnare per un weekend uno studioso israeliano che l’università sta valutando di assumere: Ben-Zion Netanyahu, padre di quel Benjamin che alcuni decenni dopo diventerà primo ministro di Israele. L’incontro con la famiglia Netanyahu sconvolgerà la tranquilla esistenza di Ruben, costringendolo a tornare in contatto con le sue radici ebraiche più profonde, da cui per tutta la vita ha cercato di affrancarsi. Liberamente ispirato a una storia vera raccontata a Cohen dal famoso critico letterario Harold Bloom, "I Netanyahu" è un campus novel, una commedia dissacrante, una lezione di storia, una conferenza accademica, una polemica sul sionismo, una riflessione sui conflitti culturali e religiosi degli ebrei americani e sulle vulnerabilità dei discorsi identitari. Soprattutto, è il libro che conferma Cohen come il più talentuoso romanziere nordamericano contemporaneo.



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I Netanyahu 2023-01-11 13:15:42 68
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68 Opinione inserita da 68    11 Gennaio, 2023
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America, fine ‘ anni ‘50, Robert Blum, un ebreo di origini Ucraina che insegna storia delle tassazioni al Corbin College, è chiamato dalla propria università ad accogliere e a valutare un ebreo come lui candidato a un possibile ruolo accademico.
Il Dipartimento di Storia …” arruola un ebreo per ottenere aiuto, l’unico che hanno e che conoscono, di cui si fidano almeno in parte”…, …”un ruolo storico, di solito ereditato, l’ ebreo di corte, l’ ebreo protetto, l’ebreo utile da tenere in tasca”….
La trama ricostruisce un episodio rivelato a Joshua Cohen dal celebre critico letterario Harold Bloom, sul quale l’ autore ha costruito un romanzo dai tratti storici, religiosi, politici, sociologici, famigliari, un reale condito di fiction che gli è valso il premio Pulitzer per la letteratura 2022.
Robert Blum è il primo ebreo assunto dal Corbin College, in attesa di una riconferma per un posto a tempo indeterminato, per tutta la vita ha cercato di ignorare le proprie origini, quando non ha potuto negarle, un’ ansia di fondo tipica del maschio ebreo che non si sente accettato, che ricerca consenso in un mondo accademico precluso, l’ incarnazione…” rigonfia, apprensiva, angosciata del maschio ebreo scoordinato ed iperintellettuale, una pentola a pressione fatta di sensi di colpa”…
Il candidato da accogliere e’ Ben Zion Netanyahu, specializzato in storia medievale della penisola iberica e in ebraismo, nel 1959 un cognome sconosciuto, straniero, esoterico, in futuro così rilevante nella Storia di Israele.
La prima parte del romanzo contestualizza le origini del protagonista grazie all’ insegnamento secolare e religioso ricevuto nell’ infanzia, il percorso di studi e la vita privata, la seconda parte rivive l’ arrivo sul suolo americano di Ben Zion Netanyahu, l’ impatto con la nuova realtà, condita da un suo elaborato storico-religioso su ebraismo e stato ebraico, l’ origine medievale delle persecuzioni antisemite, la visione revisionista di cui è accusato e la sua posizione critica nei confronti della versione storica dominante.
Ben Zion è un uomo eccentrico e irascibile, attorniato da un contesto famigliare buffo e controverso ma anche uno studioso intransigente, acuto, sferzante, con una visione storica affrancata da compromessi e un desiderio di inclusione grazie al riconoscimento accademico.
Frequentandolo Blum dovrà rimettersi in discussione, posizioni e atteggiamento, lui un ebreo adattato alla neo realtà americana, vissuto in un contesto culturale e religioso fondato su un’ idea distruttiva, di condanna al massacro, in un conflitto irrisolto tra l’ idea molto americana di potere scegliere e la condizione ebraica di essere scelto.
La fine della guerra e il ritorno dalla stessa lo avevano convinto che non sarebbe stato ciò che era condannato a essere, che in questo paese non sarebbe morto ammazzato, la sua vocazione alla storia avrebbe apportato le correzioni giuste.
Alla fine degli anni ‘ 50, nel cuore della narrazione, Robert Blum vive una dicotomia tra una versione piuttosto irreale e una dimensione completamente diversa. La moglie Edith si annoia, vuole un lavoro vero, lo accusa di essere troppo accomodante, molle, sua figlia Judy è arrabbiata, vorrebbe liberarsi di un naso ingombrante, la loro casa cade a pezzi.
Nella ideologica e turbolenta visione di Ben Zion, una disputa storico-religiosa che ne qualifichi l’ immagine all’ estero in attesa di un ruolo determinante in patria, Robert Blum assiste, ascolta, partecipa, considera i fatti con un certo distacco, sceglie la via da intraprendere e si rivela per quello che è, un ebreo americano che vuole rimanere tale e interessato ad altro.
A questo proposito nel clamore generale risuonano le parole di Edith …” sono stanca di sentire parlare di ebrei, voglio sentire parlare di te e di me “….
Il romanzo di Cohen accarezza il volto dell’ ebraismo, ricostruisce una versione storica e religiosa con origini lontane, contrappone una visione revisionista intransigente a un ebraismo filoamericano, lunghe digressioni teoriche accompagnano la voce di Ben Zion in un testo per il resto piuttosto esile.
I Netanyahu sono un nucleo famigliare caotico e disomogeneo, maschere intrattabili in una gita fuori porto, piuttosto scontati ed evanescenti, la famiglia di Robert Blum ( alias Harold Bloom ) vive di fatto la propria ebraicista’ tiepidamente, la quotidianità e le dinamiche intrafamigliari emergono a sprazzi in pochi dialoghi rilevanti.
Ecco allora che, estraneo a uno spirito ebraico da viversi all’ interno dell’ ebraismo, il racconto si muove piuttosto tiepidamente con un umorismo balbettante e restituisce una vicenda anonima, dinamiche poco reali e inclusive, prive di un’ anima, un costrutto senza infamia e senza lode, ma da un premio Pulitzer era lecito attendersi qualcosa di meglio.



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