I custodi del libro
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I custodi del libro.
"Là dove si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini."
La storia di un libro, un libro di grande valore religioso, politico e culturale, la Haggadah utilizzata nel rito del Seder di Pesach dal popolo ebraico, ritrovata alla fine della guerra di Sarajevo negli anni 90.
Da qui è partita l'autrice, ha costruito la storia di chi durante i secoli ha maneggiato la Haggadah, chi l'ha salvata dalle fiamme dell'Inquisizione, chi ha prodotto le meravigliose miniature, chi le rilegature, chi l'ha realizzata, un viaggio attraverso i secoli, partendo da un oggetto reale ha creato un romanzo interessante, apprezzabile, dal quale capiamo ancora una volta quanto il popolo ebraico sia stato odiato, respinto e disprezzato.
Tante storie troviamo al suo interno,le storie dei vari "custodi" e quella di Hanna la donna dei giorni nostri, che si occupa di analizzare le tracce presenti nel libro (la macchia di vino, un pelo, un'ala di insetto ecc.) per poter ricostruire il percorso del libro nei secoli, una donna che ha un rapporto difficile con la madre e che per questo si sente insicura, alla fine anche lei troverà serenità e equilibrio, come il libro un posto sicuro all'interno del museo dove il mondo lo può ammirare e contemplare.
"Forse la Haggadah era davvero arriata fra noi per una ragione speciale. Quel libro voleva metterci alla prova, scoprire se eravamo in grado di capire una semplice verità: le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono. Un essere umano vale in quanto tale, che sia giudeo, musulamno, cattolico o ortodosso."
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I CUSTODI
“Volevo evocare i custodi del libro, le diverse mani che l’avevano creato, adoperato, protetto.” Così scrive l’autrice. Io invece volevo semplicemente leggere un romanzo d’amore. Non ero riuscita a trovare ispirazione e le mie ricerche erano state inutili, mi sono così rivolta alla mia bibliotecaria che mi ha indicato il titolo del libro e lo scaffale dove trovarlo. Ho cominciato a leggere e subito ho capito che chi mi aveva consigliato l’aveva fatto con un po’ di autocelebrazione (la dedica della prima pagina è rivolta a tutti i bibliotecari del mondo). Per contro, leggendo, mi sono accorta che “I custodi del libro” narra non solo dell’amore tra gli uomini, ma dell’amore per i genitori, per i figli, per la propria fede e soprattutto per i libri.
Ispirato ad una storia vera, la lettura risulta scorrevole e non povera di colpi di scena. Attraverso i flashback riscopriamo tutta la vicenda della Haggadah di Sarajevo conoscendo tutti gli individui che l’hanno creata, adoperata e protetta.
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L'amaro in bocca
Il romanzo è stato ispirato dall’Haggadah di Sarajevo, un manoscritto illustrato, creato 600 anni fa a Barcellona, il cui valore è stimato intorno ai 700 milioni di dollari. In realtà è un bene inestimabile. L’Haggadah è un libro ebraico di cerimonie, una collezione di storie bibliche, di preghiere e di salmi che riguardano la Pesach, la festa che celebra la liberazione degli ebrei dall’Egitto. Al mondo esistono tantissime haggadah, più o meno preziose e conosciute, ma l’Haggadah di Sarajevo è considerata un gioiello della Corona. Si distingue per la bellezza delle sue immagini, per i colori arricchiti con oro e rame, per il fantastico mondo degli animali presentati, per gli ornamenti floreali e geometrici, inoltre, ha la particolarità di presentare immagini di persone, nonostante la religione ebraica lo vieti.
La straordinaria bellezza del manoscritto è resa ancora più intrigante dalla sua storia, talmente insolita e avventurosa da sembrare esclusivo prodotto dell’immaginazione di Geraldine Brooks, invece è storicamente provata la sua creazione nella Spagna del 1300 e la sua permanenza lì fino al 1492, epoca dell’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica; ricompare poi nella Venezia del 1600 e in seguito a Sarajevo a fine ‘800, rimanendovi e sopravvivendo alle guerre mondiali e alla guerra dei Balcani. L’autrice narra nel suo romanzo le varie traversie vissute dall’haggadah e, inventando i diversi personaggi che s’ipotizza potrebbero essere venuti a contatto con il libro sacro, nel contempo svela la salvezza, la debolezza e la forza umane.
La Brooks nel suo libro dosa a dovere due tecniche narrative sicuramente non nuove: racconta la storia di un oggetto e con l’occasione anche le storie delle persone che con essa vengono in contatto; inoltre, crea una sorta di caccia al tesoro attraverso l’analisi di alcuni indizi rinvenuti all’interno del libro (una macchia di vino, un pelo di gatto) con un premio finale che dovrebbe consistere nel possedere la vera storia del libro.
Purtroppo, in entrambi i casi, si rimane con un po’ di amaro in bocca: a) perché le storie dei personaggi narrati si rivelano a volte molto interessanti e incuriosiscono ma, limitandosi alla narrazione del solo evento legato all’haggadah, non viene data soddisfazione a queste curiosità; b) perché alla fine si è consapevoli che non si può conoscere la vera storia del libro, essendo in possesso solo di una narrazione frutto di ipotesi, costruita sì su dati reali, ma che danno alla fine un risultato narrativo che non può definirsi storico al 100%.
Bisogna riconoscere comunque la bravura dell’autrice, nel gestire un racconto ispirato da un oggetto realmente esistente e che ha veramente viaggiato fisicamente e temporalmente nel nostro mondo, nonché la sua astuzia nel calibrare e dosare indizi e rivelazioni, conducendo il lettore tra continui salti temporali tra passato e presente.
Il testo è frutto di un duro e lungo lavoro di ricerca, per cui le parti scientifiche e storiche sono decisamente ben scritte. Purtroppo non in tutti i capitoli del libro la suspense è tale da spingere a voltare pagina per non smettere la lettura: ad alcune parti coinvolgenti e ad un paio di colpi di scena, si contrappongono dei passi meno coinvolgenti e delle scene di passione erotica che sembrano inserite ad hoc per fini commerciali. Nel complesso si tratta comunque di un buon libro, facilmente leggibile e che sicuramente si porta fino alla fine.
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Che bel libro!
Bisogna essere slavi per capire chi ha scritto di slavi.
Ivo Andric scriveva così, e l'autore di cento capolavori non sbagliava.
La Brooks in questo testo tende a superarsi.
A parte l'acribia e la descrizione dettagliata dei vari sistemi di restauro dei libri antichi (la codicologia ricorda molto l'anatomia), l'autrice descrive una Bosnia postbellica che raramente, ripeto raramente, ho letto traslata così vividamente.
Per chi non lo sapesse, poi, l'Haggadah di Sarajevo esiste davvero.
Non è l'unicum che l'autrice narra...ma ha comunque una bella storia.
Ed è stata davvero salvata dai colpi dei srbi (itakliano: serbi) proprio da un kustos musulmano.
Non è un libro facile né scontato.
Fragrante il racconto a più voci temporali che si inseguono sullo stesso filo rosso.
Un po' cattiva con noi croati...ma glielo perdoniamo.
Ottimo libro, brava Brooks.
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Incompiuto
Una giovane restauratrice di libri antichi cerca di ricostruire le vicissitudini che hanno portato un prezioso ed antico manoscritto ebraico nella Sarajevo del 1996. L'autrice fa un intrigante parallelo tra i reperti trovati dalla restauratrice nel/sul libro con le vicende che potrebbero esserne la causa , spostandosi a ritroso nel tempo dalla Sarajevo del 1940 alla Tarragona del 1492 e creando 4 brevi storie verosimili all'interno della narrazione principale che dovrebbero spiegare ciò che è accaduto al prezioso libro nel corso dei secoli.
La costruzione narrativa è sicuramente originale e intrigante ma l'autrice perde una grossa occasione di legare maggiormente le storie al filo principale della storia (ma trattandosi di una vicenda per lo più vera era difficile inventare troppo...)e di approfondire meglio i personaggi, poi un pò di "pathos" in più non guasterebbe.
Rimane comunque una lettura piacevole ma che lascia un senso di incompiutezza .
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Gli indizi della Storia
“Là dove si danno alle fiamme i libri,
si finisce per bruciare anche gli uomini”
Heinrich Heine
L’ Haggadah (il nome deriva dalla radice ebraica hgd e significa “racconto”) è il manoscritto più antico e sacro della cultura ebraica. In esso sono trascritti i riti che vengono celebrati durante il Seder, la cena rituale della commemorazione della Pasqua. L’ Haggadah di cui si parla in questo libro, scritto in epoca medioevale nella Spagna meridionale, ha la peculiarità di essere corredato di preziose e variopinte miniature risalenti ad un’epoca in cui la cultura ebraica vietava la riproduzione di ogni genere di immagine, ammettendo soltanto i testi scritti. Riscoperta sorprendentemente nel 1995, nel 2001 grazie ad un finanziamento dell’ ONU fu restaurata e nel 2002 finalmente esposta al pubblico nel Museo di Sarajevo.La Brooks costruisce intorno a questo libro antichissimo e dal valore inestimabile il suo romanzo e ne riporta le vicissitudini nel tempo, riuscendo a miscelare egregiamente l’accuratezza dei dati storici, archivistici e scientifici in suo possesso a ipotesi puramente fantastiche ma altrettanto fascinose ed interessanti. Le ricerche della protagonista Hanna, abile restauratrice e studiosa di libri antichi, hanno inizio nel 1996. Ella osservando i vari reperti ritrovati (realmente) tra le pagine del manoscritto, grazie anche all’aiuto di esperti in ogni campo e di laboratori altamente attrezzati, ci accompagna in un attraente viaggio a ritroso nel tempo, conducendoci in varie epoche passate. Ci ritroveremo così nella Sarajevo del 1940 sconvolta dalla guerra, nella Vienna del 1894, nella Venezia del 1609 tra i roghi dei libri bruciati dall’ Inquisizione e la nascita del primo ghetto ebraico, nella Tarragona del 1492 dove il volume fu per la prima volta rilegato. Le vicende personali di Hanna, il suo rapporto contrastato con la madre, neurochirurgo di fama mondiale, i suoi conflitti interiori, la scoperta delle sue vere origini, la nascita di un inaspettato sentimento d’amore si alternano così alle storie anticamente ancorate al prezioso manoscritto. Ognuna di queste storie, vere e proprie immersioni nella Storia è arricchita da personaggi imperdibili e fortemente empatici, che intrigano e incantano in un’avvincente e continua fusione tra realtà e trame immaginarie, costruite con tutta la maestria e la creatività di cui quest’autrice è stata sempre dotata. Fermagli d’argento mancanti, ali di farfalle di montagna, macchie di vino commisto a sangue, tracce di sale marino, peli di gatto, tutti indizi che, se esaminati attentamente, raccontano la loro storia e quella del libro che li ha conservati gelosamente dentro di sé attraverso i secoli. E saranno le tante mani coraggiose di uomini dallo spirito libero che salveranno questa preziosa opera e la faranno diventare il simbolo della speranza e del rinnovo di quell’antica “CONVIVENCIA” tra i popoli che fu violentemente spezzata dalle follie della guerra e dai massacri delle “pulizie etniche”.
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bel titolo scarso il contenuto
Debole per stile, assolutamente privo di quella classe letteraria che fa di un libro un'occasione unica di piacevole divertimento.