Fratelli di sangue Fratelli di sangue

Fratelli di sangue

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Berlino, primi anni Trenta. La città pullula di adolescenti senzatetto. Alcuni sono orfani, altri sono stati abbandonati dalle proprie famiglie, altri ancora sono fuggiti dagli orfanotrofi e dai riformatori per trovare un senso di appartenenza in una delle molte gang di strada. Quella dei Fratelli di sangue è una di queste, formata da otto minorenni che si aggirano tra i vicoli nei dintorni di Alexanderplatz, vivendo di piccoli furti e prostituzione e costantemente in fuga dalle forze dell'ordine. Uniti da una catena invisibile fatta di regole non scritte, cercano il proprio posto nel mondo e sono avidi di libertà. Insieme a loro ci addentriamo nelle viscere dell'underworld di una Berlino gelida, disperata, affamata: bettole maleodoranti dove la musica imperversa fin dal mattino, teatri abbandonati trasformati in ospizi di fortuna, spettrali luna park dove prostitute bambine si offrono per un paio di giri di giostra. Un universo popolato da vagabondi e vecchi mendicanti, da artisti di strada e suonatori invalidi, da gigolò, borsaioli e spazzaneve, raccontato con il realismo più crudo, senza lasciare spazio a pietismi. Una storia vera e necessaria di amicizia e disperazione, ma soprattutto un profetico documento storico, una testimonianza dell'atmosfera di apocalittica decadenza che dominava la Germania alla vigilia dell'ascesa del nazionalsocialismo. Uscito per la prima volta nel 1932, il libro fu bruciato nei roghi nazisti. Il romanzo viene oggi finalmente ripubblicato con grande successo in Europa e negli Stati Uniti.



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Fratelli di sangue 2017-05-10 10:49:45 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    10 Mag, 2017
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L’eco di Alexanderplatz

«Crepare di fame? Va bene! Ma dove dico io!» Ulli, uno dei tanti protagonisti di questo romanzo corale, ha le idee ben chiare sugli obiettivi da raggiungere. La strada è stata la sua casa fin dall’infanzia, e raggiunta la soglia dei fatidici ventuno festeggia la sua liberazione dalla minaccia del riformatorio.

I riformatori tedeschi dell’epoca sono i luoghi che ospitano i minorenni che non possono più vivere in famiglia: li tolgono dalla strada, ma l’unica prospettiva che offrono è la disoccupazione. Là dentro, bambini e ragazzi non sono accolti, ma raccolti. Là dentro, non sono educati, ma sottomessi all’arbitrio e al capriccio di chi comanda. Là dentro, l’identità e il carattere vengono annientati. Là dentro, si perde la libertà in cambio di una misera sopravvivenza. Chi si adegua, è destinato a diventare “una persona senza spina dorsale, una natura servile che lascia l’istituto per iniziare la lotta con la vita. Una lotta che Heinz condurrà sempre con il cappello in mano”.

I protagonisti di questa storia di miseria giovanile sono dipinti a tratti coloratissimi, forse un po’ troppo rapidi, ma sufficienti a far respirare al lettore l’atmosfera in cui si muovono, un’atmosfera fatta di cattivi odori, pessimi umori e sottilissime speranze. La strada è fame e inferno, ma anche libertà, possibilità. C’è il calore dell’alcool, il sollievo delle sigarette. C’è la banda, che protegge e vendica, che ha le sue regole e la sua onestà, che crea senso di appartenenza. C’è il sesso delle prostitute, o delle “morose” che accompagnano le bande. C’è l’arte di arrangiarsi, spesso rubando.

Una via d’uscita? Una possibilità di salvezza? Esiste, ma passa fuori dai riformatori, attraverso l’amicizia, la solidarietà tra bambini persi. Secondo l’autore, è una possibilità troppo stretta, e rischiosa. Soltanto due personaggi riescono a imboccare la strada fuori dal crimine, ingegnandosi in un mestiere irregolare ma onesto, e sfuggendo con altrettanto ingegno alle trappole della burocrazia.

Un romanzo che è anche un documentario, ben fatto. Scomodissimo, ai suoi tempi. Non stupisce, che i nazisti l’abbiano mandato al rogo insieme a tanta letteratura scomoda: un motivo, uno in più, per leggerlo, e apprezzarlo.

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letteratura tedesca, letture sui ragazzi di strada o sulla Berlino dell'epoca.
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