Figlie del mare Figlie del mare

Figlie del mare

Letteratura straniera

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Corea, 1943. Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che Hana andrà a vendere al mercato insieme alle altre donne del villaggio. Donne fiere e indipendenti, dedite per tutta la vita a un'attività preclusa agli uomini. Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un'amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà il lavoro in mare. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall'esercito. Ma una figlia del mare non si arrende, e anche se tutto sembra volerla ferire a morte, Hana sogna di tornare libera. Corea del Sud, 2011. Arrivata intorno agli ottant'anni, Emi non ha ancora trovato pace: il sacrificio della sorella è un peso sul cuore che l'ha accompagnata tutta la vita. I suoi figli vivono un'esistenza serena e, dopo tante sofferenze, il suo Paese è in pace. Ma lei non vuole e non può dimenticare... In Figlie del mare rivive un episodio che la Storia ha rimosso: una pagina terribile che si è consumata sulla pelle di intere generazioni di giovani donne coreane.



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Figlie del mare 2021-11-12 10:12:15 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    12 Novembre, 2021
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Storia indimenticabile di una storia dimenticata

Ero del tutto consapevole che avrei finito con il piangere leggendo questo romanzo, ma di certo non ero preparata ad affrontare una storia tanto forte da non concedermi neppure una pagina di tregua, tra un pacchetto di fazzoletti e l'altro. E nonostante le lacrime, non sono quasi riuscita a mettere per un attimo da parte "Figlie del mare", perché è una storia alla quale non si può rimanere indifferenti, che non ti permette mai di distogliere lo sguardo.
Ispirandosi a eventi reali e ai racconti della madre, Mary Lynn Bracht crea la storia di Hana ed Emiko "Emi", due sorelle nate sull'isola di Jeju e separate da giovanissime durante la Seconda Guerra Mondiale quando la prima viene rapida da alcuni soldati per essere deportata in Manciuria, dove sarà costretta a diventare una prostituta, mentre la seconda rimane con la famiglia e continua il lavoro come haenyeo (ossia una pescatrice subacquea). La narrazione segue due linee temporali distinte, pur ripercorrendo eventi che hanno luogo in momenti diversi del passato: la timeline di Hana si svolge negli anni Quaranta e quella di Emi nel 2011 anno in cui la donna, ormai anziana e malata, continua a tentare di scoprire cosa si successo alla sorella tanto amata.
Ovviamente il romanzo affronta tematiche a dir poco delicate, in primis legate allo stupro ed alla pedofilia, ma anche ad altre forme di violenza, alla dipendenza da sostanze stupefacenti e alle riflessioni sul suicidio. Di conseguenza, pur avendo adorato questo libro sono un po' titubante all'idea di consigliarlo con leggerezza. Va detto che l'autrice è molto brava nel trattare questi temi in modo rispettoso: pur avendoli analizzati senza troppi giri di parole, non tenta mai di renderli diversi da ciò che sono e non finisce mai per spettacolarizzare la violenza.
In questo lo stile è indubbiamente d'aiuto, essendo abbastanza semplice e diretto permette di leggere in modo scorrevole anche scene non facilmente digeribili. Un altro punto di forza è poi l'ambientazione, sia a livello dei luoghi descritti che di fedeltà storica; ho trovato questa parte del romanzo estremamente interessante e anche educativa perché, pur non essendoci un glossario, molti dei dettagli più inusuali per un lettore occidentale vengono chiariti nel testo. In generale, ho trovato affascinante leggere di una cultura e una mentalità così lontane dalla mia, soprattutto perché l'autrice ha potuto basarsi si informazioni di prima mano dalla comunità alla quale appartiene.
I personaggi sono forse l'elemento più riuscito in questa narrazione. Tutti risultano tridimensionali e i loro pensieri vengono analizzati con grande attenzione, soffermandosi in particolare sui loro momenti più difficili; per più versi mi ha ricordato "Tutto il nostro sangue" di Sara Taylor, ma senza una struttura così ripetitiva e senza dover dipingere tutti gli uomini come dei mostri per forza. Perché se è vero che ci sono personaggi che compiono azioni orribili in "Figlie del mare", questo comportamento non viene generalizzato a tutti i costi, finendo con il depotenziarlo, per assurdo.
A voler trovare un difetto in questo libro, si potrebbe dire che non abbia una vera e propria trama, perché la narrazione si limita a seguire la famiglia di Hana ed Emi nel corso di tre generazioni. Ma anche senza colpi di scena inaspettati, "Figlie del mare" è una storia capace di tenere incollati alle pagine e stupire con la sua forza gentile.

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Figlie del mare 2021-06-20 15:56:41 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    20 Giugno, 2021
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Alla ricerca della sorella perduta

Commento questo libro a un mese circa dalla lettura e rivedere la copertina, riprenderlo tra le mani mi riporta ancora a vivide e positive impressioni.
È un libro che consiglio a tutti, uomini e donne, non solo per la storia appassionante e coinvolgente di due sorelle che vengono separate con la forza e desiderano con tutta l’anima di ricongiungersi, ma soprattutto per l’interesse storico dell’argomento.
La scrittrice vive a Londra, ma è di origini coreane, ha avuto modo di ritornare al villaggio della propria madre e di scoprire l’orrore nascosto della guerra, le ferite non ancora rimarginate della storia contemporanea: le comfort women, ossia le donne sfruttate sessualmente dai soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale.
La protagonista è Hana, ed è una haenyeo, ossia una donna del mare, come sua madre. Presso l’isola sudcoreana di Jeju dall’età di 11 anni sa già immergersi in profondità con la madre per pescare perle, molluschi, conchiglie da presentare al mercato e guadagnarsi da vivere.

“Sull’isola di Hana, le immersioni erano un lavoro per donne. Il loro corpo era più adatto di quello maschile ad affrontare le fredde profondità dell’oceano. Riuscivano a resistere più a lungo in apnea, a scendere più in profondità e mantenevano meglio la temperatura corporea, così da secoli le donne di Jeju godevano di un’inusuale libertà di movimento”.

Il mestiere di una haenyeo è qualcosa di più della semplice pesca ad immersione, forgia la donna, sin da bambina, la rende forte ed indipendente, orgogliosa delle proprie origini e della propria libertà. Hana è un personaggio dal carattere forte, determinato, deciso e lo dimostra sin dalla prima prova. Sua madre le aveva affidato la sorella minore, Emiko, (chiamata familiarmente Emi), le aveva fatto promettere di tenerla sott’occhio subito dopo ogni immersione, affinchè non si trovasse nelle mani dei soldati giapponesi. Su come mai bisognasse evitare di trovarsi da sole con un soldato giapponese, Hana non aveva proprio idea e lo scoprirà a sue spese non molto tempo dopo.
Hana infatti, che aveva fatto della protezione della sorellina il motivo di vita delle sue giornate in spiaggia, ad un certo punto, a sedici anni, appena sbucata dall’acqua vede arrivare un soldato giapponese. Si fionda a perdifiato verso la sorella e la nasconde alla vista dell’uomo. Questa scena mi ha tenuto con il fiato sospeso a lungo, ma la scrittrice aveva già anticipato che quel giorno Hana avrebbe per sua sfortuna conosciuto il caporale giapponese Morimoto e così mi sono preparata al peggio.
A dire la verità in tutto il libro sembra che al peggio non ci sia mai fine, è così ogni volta che c’è una guerra: perdite di vite umane, spargimento di sangue, abusi su donne e bambine. La guerra imbruttisce l’uomo, lo priva di umanità riducendolo a puro istinto animale.
Hana verrà portata dall’isola di Jeju in Manciuria da Morimoto e dai suoi soldati e rinchiusa in una casa, un bordello per soldati, diventando una comfort woman. In ogni istante della sua vita il desiderio di tornare a casa le darà la forza e il motivo per sopravvivere. Nei suoi sogni la dolce risata della sorella e il volto della madre bagnata dall’acqua di mare. Nei suoi sogni quel desiderio profondo di mare e di libertà. Una haenyeo non si arrende, con le unghie e con i denti, prova a scappare.

In un altro luogo, in un’altra data, nel 2011, la quasi ottantenne Emi, non riesce ad arrendersi all’idea di cercare ancora sua sorella, quella sorella alla quale deve la vita, che le è stata strappata brutalmente. E così, da subito, la storia segue due fili narrativi, spianata su due piani temporali diversi: il 1943 e il 2011, la giovane Hana, fatta prigioniera in Manciuria, esposta agli stenti e agli stupri di gruppo e l’anziana Emi, che nonostante il cuore malato, i figli ormai adulti preoccupati per quella sua strana e insana ossessione, cerca qualche traccia della sorella, partecipando ad ogni manifestazione per la memoria delle giovani coreane rapite dai soldati giapponesi.

Un romanzo sulla forza della “sorellanza” e sulla forza delle donne.

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Figlie del mare 2021-01-22 08:22:58 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    22 Gennaio, 2021
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Donne di conforto

Questo libro ci offre una versione romanzata di una condizione di violenza terribilmente vera che moltissime giovani donne coreane hanno subito dai soldati giapponesi, e non solo, negli anni della seconda guerra mondiale. Il libro ce la racconta comunque in un qualche modo filtrato, mettendoci di fronte tutta la loro solitudine e in un qualche modo anche tutta la loro forza per sopravvivere. Per come è strutturato il romanzo, viene messo in luce il forte legame che c’è fra le sorelle protagoniste, al punto che una delle due sacrifica la propria vita per salvare l’altra e nello stesso tempo tiene sempre come faro, per sopravvivere, il sorriso e i ricordi della sorella più piccola. Il libro ha comunque un lieto fine, per entrambe. Moltissime donne coreane, nella vita vera, non l’hanno purtroppo avuto.

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Figlie del mare 2020-07-02 14:46:13 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    02 Luglio, 2020
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Vittime di guerra

Si tratta di un romanzo che fa riferimento a una vicenda storica realmente accaduta: la guerra fra Corea e Giappone. Durante quel periodo l'esercito giapponese rapì molte ragazze e bambine coreane, esse diventarono "donne di conforto" ovvero schiave sessuali dei soldati giapponesi. Il libro racconta appunto di Hana, sedicenne che un giorno viene rapita da un soldato giapponese e caricata su un treno. Non farà mai più ritorno a casa, ma quello che vedrà e che vivrà, saranno cose irripetibili e dolorosissime. Queste donne saranno trattate al pari di oggetti e proprio per questo "buttate" quando non sono più buone per lo scopo.
Allo stesso tempo il libro affronta anche la storia di Emi, sorella di Hana, che assiste impotente al rapimento della sorella, evento che la segnerà per tutta la vita ma che non riuscirà mai a raccontare per vergogna e dispiacere.
Era una vicenda che conoscevo poco, ho approfondito volentieri questa pagina triste di storia. Il libro è molto realistico, a tratti crudo, come cruda è stata la realtà vissuta da queste donne. Tuttavia in alcuni punti è un po' lento e poco scorrevole, questo ha molto rallentato la lettura. Lo consiglio lo stesso, perché queste crudeltà meritano di essere conosciute per rispetto delle vittime che le hanno vissute e patite sulla propria pelle.

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Figlie del mare 2020-04-18 12:24:40 Tomoko
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Tomoko Opinione inserita da Tomoko    18 Aprile, 2020
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Frammenti di storia da ricordare

Un libro che mi sento di consigliare a tutti.
Racconta frammenti di storia nascosti, celati.
È la storia di due sorelle Sud Coreane nate sull’isola di Jeju, strappate troppo presto al loro destino: quello di diventare Haenyeo.
Forti donne che si immergono nel mare per procurare pesci da vendere al mercato.
Ma una mattina dell’estate 1943 il caporale Morimoto fa capolino sulla spiaggia e la sorella più grande Hana, si sacrifica per non lasciare la sorella più piccola Emi nelle grinfie del nemico giapponese.
Purtroppo alcune ragazze vengono rapite e trasformate in “confort women” ovvero donne sessualmente schiavizzate, stuprate, violentate, picchiate, denigrate, nelle lande desolate della Manciuria. Ed è questo il percorso di Hana, che si ripromette in tutti i modi possibili di ritornare a sentire le risate della sorella Emi, sopravvissuta alla seconda guerra mondiale e spinta involontariamente nella Guerra di Corea, anch’essa costretta a sopportare i soprusi e orrori di ciò che tutte le guerre sono capaci di compiere.

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Figlie del mare 2019-12-05 10:30:07 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    05 Dicembre, 2019
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Due sorelle e una guerra

In questo bellissimo romanzo si alternano due storie parallele, narrate dal punto di vista di due sorelle coreane: quello di Hana, la maggiore, (nonchè il più drammatico e struggente) ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, che racconta il suo forzato viaggio verso la Manciuria dopo essersi sacrificata per salvare la sorellina dal rapimento da parte dei soldati giapponesi, gli abusi di cui sarà costantemente vittima prima e dopo essere relegata in una casa chiusa come tante altre ragazzine coreane, e i suoi continui e disperati sogni e tentativi di fuga.
Il secondo punto di vista, invece, più malinconico, è ambientato ai giorni nostri, narrato dalla sorellina Emi, ormai anziana, sposata, con figli e un nipote, che prova a condurre una vita normale, ma, pervasa dal senso di colpa e da incubi legati a quello che sua sorella fece per salvarla, è perennemente persa nella sua mente e nei suoi pensieri, non avendo mai abbandonato la speranza ed essendo fermamente convinta di poter un giorno ritrovare Hana viva.
"Figlie del mare" è un libro molto intenso, che segna e rimane nel cuore. Ho faticato un pochino a finirlo, in quanto le emozioni che lascia sono forti e per elaborarle e assorbirle ho impiegato parecchio.
Racconta di un tragico capitolo di storia che non conoscevo, come probabilmente molti, legato ad un popolo spesso trascurato dai libri d'istruzione.
Racconta non di una sola guerra, non solo della Seconda Guerra Mondiale, non solo del Giappone che sottomise la Corea, ma anche di una guerra civile, fra coreani del nord e del sud, uno dei capitoli che più mi ha toccato in assoluto del libro, dato che il cuore della piccola Emi, già colmo di dolore per via della scomparsa di Hana, sarà inevitabilmente distrutto anche da questi eventi.
Per chi ha lo stomaco forte, per chi vuole informarsi di più su questo capitolo oscurato della storia o per chi semplicemente ha voglia di assistere ad una stupenda quanto struggente dimostrazione di quanto può essere intenso un amore fra sorelle, questo è il libro che fa al caso vostro.

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Figlie del mare 2018-09-11 07:08:37 LittleDebbie
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    11 Settembre, 2018
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Dà la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo

È interessante e triste leggere di queste ragazze durante la guerra. La loro sofferenza è tangibile ed è questo ciò che portano i conflitti: all’anarchia verso i deboli ed a sofferenze inutili.
Non ho mai saputo dell’esistenza delle donne di conforto in Corea del Sud. Ne ignoravo completamente le vicende e questo romanzo “Figlie del mare” mi ha dato la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo.
La scrittura è semplice e le pagine scorrono veloci; l’autrice non si ferma troppo sulle descrizioni e, per quanto mi riguarda, preferisco stili semplici che pomposi per romanzi di questo genere nei quali si narra di violenze. Altrimenti lo scritto potrebbe risultare troppo pesante.
Proprio per questo penso che l’autrice abbia mantenuto una narrazione elementare: per cercare di rendere la lettura meno pensante possibile e quindi riuscire a portare a conoscenza ciò che è accaduto a moltissime persone senza risultare greve e scrivendo un romanzo di narrativa e non di storia.
Con lo scorrere delle pagine i personaggi, a mio parere, si fanno sempre più veri, ben caratterizzati, soprattutto Hana che, sebbene sia consapevole del fatto che difficilmente possa farcela, cerca di combattere con tutte le sue forze anche senza rendersene del tutto conto.
Cerca di studiare tutte le possibili soluzioni, si arrende, pur di mantenersi in vita, ma continua a riflettere su una via di fuga.
Emi, d’altro canto, non l’ho apprezzata totalmente. Anche lei ha sofferto soprattutto durante la seconda guerra, quella tra Nord e Sud, ma, visto e considerato che cercava la sorella, avrebbe potuto cercare di farsi aiutare dai figli ormai adulti. Perché, anche se è vero che il dolore è grande, anche se ripercorrere il passato fa male, le generazioni future – che fortunatamente hanno molta più libertà – devono poter conoscere bene il passato, anche quello della propria famiglia, al fine di non commettere gli stessi errori del passato.
Difatti, il rapporto tra Emi, madre, e i figli migliora dopo che la verità è stata raccontata.
Il romanzo mi è piaciuto molto, porta a conoscenza una parte della guerra poco raccontata qui in Italia.
I personaggi sono ben caratterizzati e lo stile rende il romanzo, che potrebbe risultare pesante, scorrevole e di facile lettura.

SPOILER:
Penso che il salvataggio di Hana, verso la fine del libro, sia stato un grande deux ex machina. Nella realtà non penso che sarebbe potuta accadere una cosa del genere, ma Figlie del mare non è un libro di storia, ma un romanzo ed accetto quindi ciò che è capitato ad Hana.
Dopo il suo sacrificio in favore della sorella, dopo le vicende che ha dovuto patire, penso che sia stato giusto darle un lieto fine.
Mi dispiace per Emi che, a differenza dei figli che hanno scoperto tutta la verità a proposito della statua e, quindi, di Hana, lei non ha avuto modo né tempo di poter venire a conoscenza della realtà del passato.

QUOTES:
«A volte le vecchie ferite devono essere riaperte per poter guarire davvero»
«“La compassione è gentilezza”, disse la giapponese con convinzione. “Ognuno di noi merita compassione, ma in questa terra abbandonata nessuno ha la compassione di riservarci un po’ di gentilezza. Perciò siamo prigioniere di questa umiliazione, torturate giorno dopo giorno. A noi non resta altro che concederci a vicenda quel poco di gentilezza che abbiamo”»
«C’era la guerra. Si commettevano crimini atroci. E moltissimi sono morti. La guerra è così. Le persone muoiono. Chi sopravvive viene trattato ingiustamente, in un modo o in un altro.»

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