Europe central
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Epica contemporanea
Non è facile recensire questo libro ciclopico, difficile. Parto con il dire quello che Europe Central non è. Non è propriamente un romanzo nel senso tradizionale del termine, sebbene costellato di storie personali. Non è un trattato storico sulla seconda guerra mondiale e sui mostri che l'hanno generata, sebbene rappresenti dettagliatamente la vita e le vicende di personaggi storici realmente esistiti. Non è un saggio politico sui due totalitarismi del novecento europeo, sebbene indaghi le dinamiche e i rapporti di forza e di potere nei due regimi. Che cosa è allora Europe Central? E' un'epica post moderna, smisuratamente ambiziosa. E' un'iliade omerica raccontata con uno stile narrativo unico, straniante, in cui la prospettiva di chi parla e di chi giudica non è mai univoca, cambia continuamente.
Cosa "racconta" il "non romanzo"? Inizia col raccontare due donne: la moglie di Lenin, Nadja Krupskaja, e la donna che attento' alla vita di Lenin stesso, e per questo fatta prigioniera, Fanja Kaplan, Ma é la vera F. Kaplan la donna che va a trovare in carcere, in un clima di continui riferimenti alla cabala ed in preda a deliranti estasi mistiche? O é un burattino ordito da Stalin, figura onnipresente dietro le quinte della narrazione? Vollmann non ce lo dice. Si passa poi alla pittrice di sinistra Kathe Kollwitz, che è osservatrice degli eventi berlinesi dopo la fine della Prima guerra mondiale. Negli anni 20 e 30 fa due mostre in URSS ed è ammirata come pittrice militante. Morirà pero dimenticata da entrambi i regimi, sola e sconvolta dal dolore della perdita del figlio durante la grande guerra. Non c'è salvezza né redenzione. Veniamo ora a Sostakovic, forse il personaggio più presente nelle pagine del libro. Non è lui però il protagonista, né forse la sua musica, ma da un lato il suo rapporto con le donne (fra cui la poetessa Anna Achmatova, devastata dal regime, e la sua prediletta, quella Elena Kostantinovskaja) e dall'altro il suo contrastato rapporto con il potere.
L'altro grande protagonista è la guerra, raccontata dal punto di vista di coloro che l'hanno tragicamente vissuta. Il generale sovietico Vlasov a capo di un fantomatico esercito di liberazione russo a fianco dei nazisti, che non si costituirà mai per la diffidenza di Hitler ed Himmler. Il feldmaresciallo per un giorno Paulus, sullo sfondo della tragedia di Stalingrado: un uomo nobile, valoroso, innamorato della sua famiglia e stimato dai suoi soldati. Morirà solo dopo la guerra.
Ma Europe Central è anche una riflessione sul dopoguerra, sia in DDR che in URSS. La Germania Est è raccontata dal punto di vista della "Ghigliottina Rossa", zelante ed inflessibile burocrate assetata di sangue e di ideologia. In Unione Sovietica c'è Sostakovic, che alla fine cederà alla tentazione/ricatto di iscriversi al partito, e per questo perderà la stima ed il rispetto dei suoi più cari amici e di quell'Elena che intanto aveva deciso di non vederlo più.
Tutte queste vicende vedono sullo sfondo le due grandi figure di Stalin ed Hitler, burattinai mefistofelici di enormi tragedie. Dei due, è forse Hitler e la sua cricca di potere ciò che Vollmann caratterizza maggiormente. "Il sonnambulo" è il paradigma della sete di dominio, é figura ossessionata dal mito dei Nibelunghi e da Wagner ("Lui ha visto la Gotterdammerung più di cento volte. In ogni occasione il suo cervello arde daccapo fra fiamme d'oro e sangue”).
In conclusione, non è una lettura piacevole certo. Ma immergersi nel flusso narrativo di quest’opera sconvolgente segna nel profondo. E non si dimentica più.