Croce senza amore Croce senza amore

Croce senza amore

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Pubblicato in Germania solo nel 2002, Croce senza amore è il primo romanzo di Heinrich Böll, scritto nel 1947. La vicenda narrata segue i destini dei Bachem, una famiglia borghese e cattolica di Colonia, negli anni che vanno dall'ascesa di Hitler alla disfatta del nazismo. I Bachem sono tragicamente divisi dalla nuova realtà: Christoph e sua madre identificano fin dall'inizio il male in Hitler, mentre il secondogenito Hans si iscrive di getto al partito. Farà così carriera rompendo vincoli di sangue e d'amicizia, mentre il fratello verrà addestrato all'odioso mestiere del soldato e mandato a esercitarlo in una guerra che aborrisce. Straordinaria riscoperta letteraria, Croce senza amore testimonia inequivocabilmente come Böll fosse fin dagli esordi il grande scrittore morale destinato a vincere il Nobel: antinazista, antimilitarista, interprete di una fede che si realizza nell'esercizio intransigente dell'amore per il prossimo, quell'amore che rende incompatibili la croce cristiana e quella nazista.



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Croce senza amore 2019-07-21 18:47:46 CRISTIANO RIBICHESU
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CRISTIANO RIBICHESU Opinione inserita da CRISTIANO RIBICHESU    21 Luglio, 2019
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Quasi un'autobiografia


Romanzo postumo, pubblicato nel ’98, tre anni dopo la morte dell’autore, può essere considerato un testamento facente, con onore, parte della “letteratura delle macerie”, così fu definita l’opera letteraria di Boll.
Una famiglia tedesca durante gli anni dell’avvento nazista reagisce in maniera differente ai mutamenti provocati dall’ascesa al potere di Hitler. Vergogna e preoccupazione alimentano i pensieri della madre, una sorta di indifferenza sembra abitare i pensieri del padre, mentre i due figli affrontano con spirito diametralmente opposto la progressiva trasformazione in atto nel loro paese.
La follia bellica porterà ognuno a confrontarsi con le proprie idee e la propria fede, ad affrontare il proprio destino e le disgrazie fino alla perdita della speranza.
La biografia dell’autore porta a supporre che molto di ciò che è narrato nelle pagine di questo libro sia stato da lui vissuto in prima persona, pagato con sofferente costrizione.
“… ci sarà la guerra, proprio come ci saranno sempre i ricchi e i poveri, finché esisterà il mondo, e quanto più a lungo esisterà, tanto più ingiuste saranno le guerre, tanto più poveri i poveri; perché non si lascerà loro neppure la consolazione del cristianesimo, la consolazione che in un ordine superiore la loro povertà li mette al di sopra dei ricchi…”
“(dobbiamo) pensare ogni giorno della nostra vita che quanto è accaduto in questi sette anni non è stato sogno, ma realtà. La gente lo dimenticherà di nuovo, la stirpe degli ignari tornerà sul trono e benché sia quasi certo che gli ignari vinceranno ancora, noi annunceremo la realtà.”
La lettura è spesso appesantita dal ripetersi continuo di metafore e allegorie, ma ci si abitua e se ne avverte il beneficio, come opportuno è il ripetersi di aggettivi e sostantivi a porre l’accento sulla loro importanza e renderne penetrante il significato.

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