Circe Circe

Circe

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Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull'isola di Eea, non si perde d'animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino - con l'ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l'astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché - non più solo maga, ma anche amante e madre - dovrà armarsi contro le ostilità dell'Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov'è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.



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Circe 2024-04-16 18:40:33 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    16 Aprile, 2024
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Rilettura del mito

"Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l’estensione e l’ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa." Avvalendosi di uno stile di scrittura semplice ma al tempo stesso elegante e dimostrando grande conoscenza del mito greco, Madeline Miller propone al lettore un approccio alla mitologia leggero e coinvolgente, ma non certo per questo superficiale. Anzi, l'autrice si addentra nella personalità complessa e misteriosa della temuta maga Circe, scavando fino a tirare fuori una figura della protagonista ben diversa da quella conosciuta e vista per lo più in maniera negativa, la strega subdola che seduce il grande eroe e ne trasforma i compagni in maiali. Qui si entra nella natura della ninfa immortale seguendone la crescita, lo sviluppo, la maturazione, fin dalla più tenera età, quando conosce ben presto le umiliazioni, le angherie, l'emarginazione. Circe è una dea, ma il suo aspetto è ben diverso da quello dei suoi simili, manca di quello sfolgorio tipico delle divinità, la sua voce appare ridicola rispetto a quella degli altri titani, i suoi modi pacati contrastano con l'irruenza, la tracotanza, la malizia di chi la circonda. Circe vive la sua natura divina come un pesce fuor d'acqua e Madeline Miller mette a nudo tutti i suoi tormenti, facendo sì che per il lettore sia facile entrare in empatia con un animo più simile a quello dei mortali che a quello degli dei. I maldestri tentativi della protagonista di uscire dal vicolo cieco in cui si è infilata la sua esistenza non faranno altro che metterla in guai ancora peggiori, fino a costringerla ad un esilio punitivo su Eea, un'isola sperduta e disabitata. Tuttavia sarà proprio da qui che nascerà il suo riscatto. Circe saprà trasformare la punizione in opportunità, creandosi un'esistenza atipica per gli esseri della sua natura, fatta di lavoro, solitudine, applicazione, riuscendo a perfezionare le sue arti magiche fino a raggiungere poteri insperati. Il suo isolamento, poi, non sarà totale, a partire dalla tresca che nascerà con Ermes, messaggero degli dei, proseguendo con le diverse visite che riceverà sulla sua isola, che riuscirà anche a lasciare per brevi periodi, vivendo rocambolesche avventure e incrociando la sua vita con quella di altri personaggi mitologici quali il Minotauro, Dedalo, Arianna, Medea, fino all'incontro che cambierà per sempre la sua vita: quello con Odisseo. "Odisseo, figlio di Laerte, il grande viaggiatore, principe dell’inganno e dell’astuzia e dei mille espedienti. Mi aveva mostrato le sue cicatrici, e in cambio mi aveva permesso di fingere che io non ne avessi alcuna. Salì a bordo della sua nave, e quando si voltò a guardarmi, io non c’ero più." L'eroe omerico sbarca ad Eea sfinito dalle mille peripezie vissute, ma sempre scaltro e manipolatore. Tuttavia si troverà davanti una dea ormai matura, disingannata e altrettanto intelligente. La passione sarà inevitabile e si porterà dietro strascichi inaspettati che, complice la grande Atena, finiranno per rimescolare le carte e condurre il lettore ad un epilogo sorprendente. Una rilettura del mito all'insegna dell'introspezione, che dà risalto ad una figura femminile finora relegata ad un ruolo marginale, in un racconto coinvolgente e ben strutturato, ricco di pathos, abbellito da fini descrizioni e piacevolmente scorrevole, capace di discostarsi dalla tradizione senza eccedere in smodate licenze poetiche. "Lassù le costellazioni ruotano e tramontano. La mia natura divina sfolgora in me come gli ultimi raggi di sole prima di tuffarsi nel mare. Un tempo pensavo che gli dèi fossero opposti alla morte, ma adesso vedo che sono più morti che altro, poiché sono immutabili, e non possono trattenere nulla nelle mani. Per tutta la vita mi sono spinta avanti, e adesso eccomi qui. Di un mortale ho la voce, che io abbia tutto il resto. Sollevo alle labbra la ciotola piena fino all’orlo e bevo."

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Circe 2023-07-30 21:21:04 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    30 Luglio, 2023
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Copertina approvata da Elios

Dopo l'esperienza di lettura non proprio entusiasmante de "La canzone di Achille", ammetto che ero un po' restia a recuperare altro di Miller, nonostante i suoi libri siano osannati dai più. Una copia acquistata all'usato di "Circe" mi aspettava però sullo scaffale della libreria; un po' per questo, ma anche perché vengono spesso definiti come due romanzi molto diversi tra loro, ho preso coraggio ed iniziato questo famosissimo retelling mitologico.

Il volume vuole essere una sorta di racconto di formazione, per quanto possa apparire bizzarra una definizione simile applicata ad una divinità immortale. Seguiamo infatti la titanide dalla sua infanzia nella dimora del padre Elios fino all'esilio sull'isola di Eea, passando attraverso le storie più o meno celebri di cui è protagonista, ma anche alcuni aneddoti che l'autrice sceglie di associare alla sua figura, collegati in particolare al fratello Eete ed alla sorella Pasifae. In questo modo la cara Madeline riesce a rendere più sostanziosa ed elaborata una narrazione altrimenti monotona, e questo è uno dei maggiori pregi del romanzo.

Un altro aspetto che ho apprezzato è il coraggio di mostrare una protagonista patetica ed insicura: Circe è decisamente lontana dal concetto comune di entità divina, e la narrazione permette di capire molto bene le ragioni per cui lei sia senta tanto simile ai mortali. Attraverso la sua protagonista, l'autrice riesce a trattare in modo accurato anche la sindrome dell'abbandono e la discriminazione di genere, che porta inevitabilmente a parlare anche di violenza fisica ed abusi psicologici; va precisato che Miller sceglie di glissare sui momenti più crudi, rendendo il testo accessibile un po' a tutti.

Per mio gusto personale, sono stata poi sollevata dallo scoprire che non si trattava di una storia d'amore; sembrerà magari un'osservazione acida anziché un complimento, ma preferirei di gran lunga rileggere le miserie nella vita di Circe piuttosto che affrontare nuovamente la relazione tossica spacciata per grande amore tra Patroclo e Achille. Un elemento sul quale rimango indecisa è invece lo stile, perché da un lato lo trovo scorrevole e facile da affrontare, ma dall'altro sono rimasta interdetta di fronte ad alcune metafore: non riesco ancora a capire cosa voglia rappresentare di preciso una serpe di un tempio sulla sua ciotola di panna.

Anche l'intento dell'autrice rientra tra gli aspetti che non mi convince appieno. Voleva chiaramente raccontare le motivazioni ed i sentimenti di una figura nota soprattutto per le sue azioni malvagie, però credo che un'operazione simile nel contesto del mito greco sia insensata: a differenza delle fiabe, in cui i ruoli di buono e cattivo sono decisamente netti, nella mitologia non ci sono personaggi totalmente positivi o negativi, motivo per il quale sono diventati spesso protagonisti di tragedie celebri nelle quali si trasformano da vittime a carnefici a seconda del contesto. Il romanzo vorrebbe anche trasmettere un messaggio femminista, peccato che Circe sia l'unico personaggio femminile a venire valorizzato e mostrato in un'ottica positiva: tutte le altre personagge sono descritte come stronze, vanesie ed indolenti, con un'eccezione che da sola non riesce a compensare una sensazione diffusa di acredine tra donne.

L'altro grosso difetto di questo romanzo riguarda il lato fantasy, perché nonostante la protagonista sia una maga, tutto ciò che riguarda la magia è approssimativo e spiegato spesso per metafore. L'elemento fantastico ha inoltre un efficace funzione paraculo, specialmente per quanto riguarda le informazioni fornite dalla narratrice in prima persona: mi sono soffermata più di una volta a chiedermi come facesse Circe ad avere determinate conoscenze, e posso attribuire unicamente alla magia la sua conoscenza del centimetro -che come unità di misura verrà adottata alla fine del Settecento-, della molla (ideata soltanto nel Rinascimento) o del pedigree, un termine inglese derivato dal francese e risalente al 1400. E cosa dire dell'achillea, pianta così chiamata in onore dell'eroe greco da Linneo nel diciottesimo secolo? mi auguro si tratti un easter egg burlone dell'autrice, perché quando Circe la menziona nel testo per la prima volta, Achille non era neanche nato.

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Circe 2022-09-14 09:33:02 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    14 Settembre, 2022
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Circe

Quante cose ignoravo sulla figura di Circe! Questo libro mi ha permesso di conoscere e imparare molto su di lei, anche se ovviamente in maniera romanzata, ma soprattutto mi ha permesso di apprezzare ancora di più le doti della scrittrice nell'umanizzare i personaggi mitologici che ci racconta. In particolare qui troviamo Circe con le sue sofferenze, i suoi dilemmi interiori e la sua voglia di essere umana.

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Circe 2021-12-19 18:21:47 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    19 Dicembre, 2021
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La dea che voleva essere umana

Circe la dea ribelle, la figlia diversa e poco considerata dal “clan familiare” cui appartiene.
Fin da bambina anela affetto da un padre e da una madre avari di attenzioni.
Mettere al mondo la prole è un mero esercizio per la schiera degli dei, egoismo ed ambizione individuale corrono veloci in direzione opposta al concetto di nucleo e di casa, più consoni alla stirpe umana.
Circe e la sua isola di Eea, con le sue bianche spiagge su cui passeggiare all'alba, con i suoi boschi rigogliosi da esplorare alla ricerca delle preziose piante “magiche” con cui produrre i pharmaka, le pozioni dai poteri prodigiosi.
Circe maga ma anche donna, tormentata dalla sua solitudine affettiva, desiderosa di innamorarsi e di trattenere sulla sua isola l'affascinante comandante Ulisse, pellegrino alla ricerca di un approdo sicuro di ritorno dopo la sfiancante guerra di Troia.

Un lavoro di ricostruzione fisica e psicologica davvero certosino e coinvolgente quello che la Miller riesce a portare a termine. Una protagonista delineata a tutto tondo e còlta nelle sue frustrazioni, nelle sue tensioni amorose, nelle sue delusioni più amare, nelle sue disastrose relazioni familiari.
Un volto che dopo alcuni capitoli sembra materializzarsi e far dimenticare al lettore di trovarsi nel mezzo di un racconto mitologico, tanto è lo spessore umano e concreto che assume.

Una scrittura impreziosita da un linguaggio elegante e pertinente, uno studio dei contenuti supportato da ricerca storica e documentale per dare corpo ad un narrato credibile.
In alcuni frangenti, la penna si attarda un poco oltre misura generando un calo del ritmo, ma nulla che vada ad intaccare la prova di scrittura e il romanzo godibile che ne nasce.

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Circe 2020-03-27 19:24:23 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    27 Marzo, 2020
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Pharmakis

Dalla scogliera più alta dell’isola osserva le onde, scosse da venti violenti si scagliano sulla nave dalle vele strappate. Eretta, i capelli raccolti sulla nuca, i piedi nudi coperti dalla lunga veste preziosa. Le mani sporche di terra, gli occhi gialli come il sole governato da suo padre, giovane nonostante i mille anni di vita. Circe, Signora di Eea, l’esiliata, figlia del titano Elios e della ninfa Perseide. Circe la dea, l’immortale, la maga, la donna, la madre.

Rivisitazione del mito di Omero, Madeline Miller -forte della sua conoscenza delle lettere classiche e della specializzazione in drammaturgia- ci regala un’opera superba.

“Mi chiamarono ninfa, parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia e il sale dalle onde.”

La figura di Circe ci viene proposta fin dall’infanzia, piccola e fragile nelle sale del palazzo buio e silenzioso, sepolto nella roccia. La vicenda si dipana nei secoli, costellandosi di splendide figure mitologiche ed umane, abilmente intrecciate le vicende scandiscono un tempo senza tempo, l’eternità.
Ne emerge la figura di una dea combattuta tra la sua essenza divina e la propensione all’umanità: Circe ama, Circe prova pietà per gli uomini, Circe padroneggia la stregoneria attraverso la fatica e disprezza i vizi dell’Olimpo. Ma quando il lato più mite sembra sovrastare, prorompente è il fragore del suo potere e dei suoi divini natali. Appassionata, sola, angosciata, comprensiva, potente, temeraria, scaltra, crudele.

Si muove attenta e sicura tra le ampolle, seziona erbe e confeziona balsami mentre ai suoi piedi la leonessa sonnecchia di fronte al trono argentato. Che prezzo puo’ avere amare un mortale, per una dea?

Narrativa epica e dal passo incessante, la penna non edulcora ma scava l’intimita’ della sua protagonista in scenografie indimenticabili. Privo di qualsiasi sbavatura è un lavoro immancabile per gli amanti della mitologia, consigliato a chi cerca una lettura di intrattenimento di qualità e per coloro che rifuggono da tutto questo. Vi ricrederete, questo romanzo è un incanto. (O un incantesimo?)

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Circe 2020-01-09 05:22:32 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    09 Gennaio, 2020
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La dea dalla voce umana

Ulisse, Agamennone, Achille, e poi di nuovo Ulisse, Ulisse e sempre Ulisse! La letteratura è strapiena di eroi, tutti maschi e sempre gli stessi! Finalmente qualcuno che abbia deciso di riesumare dalle ceneri del tempo, la maga Circe! Finalmente qualcuno che scrive un libro rigorosamente fedele alla mitologia, adatto anche ai non addetti ai lavori.

Un libro che, letto in versione digitale, mi sono procurata anche in copia cartacea, perché bello da tenere in libreria, quasi come una prova tangibile di una lettura stupenda che mi ha emozionato dall’inizio.
Per niente impegnativo,in tutto 27 capitoli di media lunghezza, con un elenco finale delle divinità citate e delle parentele.

Circe, il cui nome significa “sparviero”, insieme a Pasifae, Perse, Eete, è una dei figli del titano Elios, che ogni mattina guida il carro del sole nel cielo, e della dea Perseide, vanesia come tutte le dee. Alla nascita di ogni figlio, Perseide si aspetta un filo di ambra dallo sposo. Si aspetta? Pretende, mi correggo.
Sono tutte così le divinità: capricciose, volubili, vanesie, orgogliose...sembrano non conoscere sentimenti profondi positivi, dettati dall’altruismo.

“A loro non importa se sei buona. Importa a malapena se sei malvagia. La sola cosa che attira la loro attenzione è il potere. Non è sufficiente essere la favorita di uno zio, compiacere qualche dio nel suo letto. Non basta nemmeno essere bella, perché quando vai da loro e ti inginocchi e dici: “Sono stata buona, mi aiutate?” aggrottano la fronte.”

Le divinità provano noia per i sentimenti, nell’eternità della loro monotonia, in cui sono sempre giovani e belli, unico momento per divertirsi è litigare, ferire, vivere di intrighi, avere potere . «Dunque è così che gli Olimpi trascorrono le giornate. Pensando a come rendere gli uomini infelici.» Gli esseri umani cosa sono se non esseri informi, nudi come vermi, deboli, con una voce gracchiante come gli sparvieri o i gabbiani?

Circe è la meno amata e considerata da tutta la famiglia, per via della sua voce che sembra quella di un umano. La prima delusione d’amore, l’allontanamento e poi anche la rivelazione della vera indole dell’amato fratello Eete che va a regnare nella Colchide e generà Medea, l’esilio su un’isola desolata, l’incontro con Dedalo, l’assistenza al parto del Minotauro della sorella Pasifae, poi l’approdo di Ulisse anche la nascita di Telegono, suo figlio, appena dopo la partenza per Itaca dell’eroe omerico...e tante tante cose, avvenimenti interessanti con divinità ostili. Una narrazione dinamica, che non rallenta mai.

Un libro per comprendere e rivalutare un personaggio che è stato sempre marginale nella storia della mitologia, assimilata alla prostituta, all’ammaliatrice. Un personaggio negativo, qui invece rivalutato e rivisto in tutta la sua “umanità “. Circe è capace di amare in maniera totalizzante, a differenza dei titani e degli Olimpi. È una donna che sa riconoscere i propri errori, non è orgogliosa e bramosa di potere. Di fronte a quell’uomo intelligente, muscoloso, ma non troppo alto, Ulisse, si sente letta dentro, capita: Ulisse le offre non solo compagnia, ma le parla della sua famiglia, della sua isola, del duro lavoro nei campi e col bestiame, le offre l’umanità che lei tanto sente vicina, tuttavia non può darle l”amore...
Una donna sola su di un’isola sperduta, esposta agli approdi ed ai naufragi di marinai disperati che le chiedono da bere, da mangiare e anche altro, cosa può fare se non difendersi con la magia?

Circe scopre da giovinetta che gli dei temono la magia, le proprietà di alcune piante, chiamate “pharmaka”:

“Quello che più di tutto mi rimase in mente furono gli occhi di mia nonna quando avevo pronunciato la parola pharmaka. Non era uno sguardo che avessi visto spesso fra gli dèi. (...)Avevo cominciato a capire che cosa fosse la paura. Ma cosa poteva mai far paura agli dèi? Conoscevo anche quella risposta. Un potere più grande del loro.”

Ma la magia non è un dono che usa senza sforzo e senza sacrifici, qualcosa di inammissibile per gli dei...

“Lasciate che vi dica cosa non è la magia: non è un potere divino che sgorga con un pensiero e un batter d’occhi. La magia dev’essere creata e plasmata, pianificata e investigata, estratta, essiccata, sminuzzata e macinata, bollita, evocata con parole recitate e cantate. E ancora, può fallire, come agli dèi invece non succede. Se le mie erbe non sono abbastanza fresche, se la mia attenzione cala, se la mia volontà vacilla, le pozioni evaporano e inacidiscono nelle mie mani. Di regola, non mi sarei mai dovuta dedicare alla magia. Gli dèi odiano ogni tipo di fatica, è nella loro natura”.

Sorprendente a quale donna Circe insegnerà le proprietà delle piante e il potere della volontà...non posso fare spoiler!
La Miller è stata geniale e toccante!

L’ho già consigliato alle mie amiche, perché è Bel-lis-Si-mo, ho pensato molto a quali difetti potesse avere, ma non ne ho trovato uno, neppure mezzo! Scorrevole, ben scritto, con una traduzione assolutamente elegante, che non è né troppo forbita ed anticheggiante , né secca e sciatta. La scrittrice, Madeline Miller, già conosciuta per il libro “La canzone di Achille”, è interessata alla mitologia che sta riproponendo in forma romanzata senza stravolgere però i miti stessi, accogliendo le varianti meno conosciute ai più.

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Consigliato a chi ha letto...
La canzone di Achille, Madeline Miller
Medea Voci, Christa Wolf, per la tematica della donna maga nella mitologia greca, anche se la Wolf offre una rivisitazione in chiave moderna di Medea, mentre la Miller si attiene al mito di Circe
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