Cigni selvatici
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L'insostenibile peso di un volume
“Gigli dorati di otto centimetri”
Ha solo due anni e piange convulsamente mentre con delle pietre le rompono le ossa dei piedini. Verranno fasciati stretti e continuerà a strillare quando il dolore non le darà tregua, quando le unghie lunghe le lacereranno la carne, quando l’odore sgradevole le impregnerà le narici. La madre si volta e non cede alla disperazione della sua bambina, ritiene di avere scelto per il suo bene. I piccoli piedi deformi sono ritenuti sensuali dagli uomini e questo le garantirà un buon futuro.
“La sofferenza farà di te un comunista migliore”
Tre donne, tre cigni selvatici che si trasmettono il nome di generazione in generazione, raccontandoci un secolo di storia attraverso i ricordi e la testimonianza di una nonna e una madre e una figlia sezionando una mastodontica saga familiare.
Il contenuto del libro è oggettivamente molto interessante e Jung Chang non si risparmia su alcun dettaglio. Usi e costumi, povertà, privazioni, tradizioni, prigionia, campi di lavoro, indottrinamento, minuziosa è la descrizione di qualsiasi sfondo, stia Chang concentrandosi sugli interni, sugli esterni, sulla condizione politica o sociale.
La grande lacuna di quest’opera è da collocarsi a mio avviso nella penna.
Più che sobrio lo stile ha il ritmo della peggiore didattica. La sensazione e’ quella di interagire con un autore che narri ininterrottamente con lo stesso tono piatto dando le spalle al lettore, fissando piuttosto un muro bianco privo di cornici.
Accettabile sul breve, visto il valore intrinseco, su seicento e più pagine fittissime il procedere diviene snervante e gia’ dalla seconda metà del volume – tra maoismo e rivoluzione culturale – ho mio malgrado cominciato a trascinarmi tra le pagine esausta ed esangue.
“Ti prego di accettare le mie scuse, che arrivano con una vita di ritardo”
Senz’altro un documento storico importante che invito a leggere, consci che vi state approcciando ad una saggistica impegnativa poiché molto poco invitante nella forma.
La verità sulla Cina
Un libro che è stato vietato in Cina per le verità scomode che contiene al suo interno. Attraverso una sorta di saga familiare l'autrice mostra un percorso della cultura e soprattutto della storia cinese che assume tratti vividi e non rimane solo una pagina di storia con date ed eventi. Mediante la storia della nonna si dell'autrice il lettore viene a conoscenza della delicata condizione femminile dell'epoca e della barbara abitudine della fasciatura dei piedi, degli infiniti rituali tra le varie mogli e concubine in una grande famiglia cinese. La parte più consistente del racconto è sicuramente quella della Cina comunista sotto il governo di Mao Zedong. Tale periodo viene tratteggiato mediante la storia della madre e in seguito della stessa protagonista. Qui emerge tutta la brutalità di un regime che avrebbe dovuto migliorare la vita dei cittadini ma che ha portato a situazioni paradossali e a proibizioni ridicole.
L'autrice è molto abile nell'unire vicende personali alla storia cinese che viene svelata senza mezzi termini. Il libro diventa quindi anche un importante fonte storica perché rivela situazioni che anche i media hanno preferito evitare. Lo stile è molto chiaro, a tratti autobiografico e tratti molto scientifico nel portare alla luce eventi e date, l'autrice mantiene sempre un tono molto distaccato anche mentre parla di situazioni brutali che la riguardano da vicino, le violenze che si dipanavano di fronte ai suoi occhi di bambina, ragazza e infine donna.
In conclusione l'ho trovato un romanzo veramente sconvolgente, che unisce sapientemente tematiche storiche, personali e analizza la difficile condizione della donna dall'epoca in cui i canoni di bellezza femminile erano uniti alla sopportazione del dolore, al periodo comunista in cui la femminilità veniva negata mediante imposizioni al limite del ridicolo. Quindi, tale cambiamento diventa un nuovo spunto per l'autrice per analizzare anche la confusione psicologica delle donne, la negazione di qualsiasi forma d'affetto verso i parenti, i figli e i genitori che doveva sempre essere subordinato alla fedeltà verso lo Stato.