Care Memorie
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Fernande
La Yourcenar ci racconta di aver intrapreso una ricerca sui suoi antenati per individuare le cose che ha in comune coi suoi avi. La ricerca non è andata, da questo punto di vista, a buon fine. La stessa ci dice, infatti di non essersi ritrovata molto con quanto ha saputo del suo passato. Probabilmente a questo risultato arriverebbe ognuno di noi. Difficile conciliare le preoccupazioni di una donna del 1900 per l'ambiente e per le questioni sociali, con quelle del tuttto diverse di una famiglia di origini nobili dei secoli precedenti.
In ogni caso il risultato di queste ricerche ha portato ad un romanzo a metà strada tra il racconto storico delle vicende fiamminghe svoltasi tra il 1700 e il 1800 e la biografia di una famiglia benestante.
Il libro separa nettamente la parte pubblica, dalla parte privata. Nele pagine che raccontano il primo aspetto della storia in sostanza l'autrice ci fa un elenco di informazioni tratte da alberi genealogici, registri e scritti dei propri avi intervallandole con notizie storiche. Ho trovato questi capitoli piuttosto faticosi da seguire: troppe informazioni spesso slegate fra loro e non sempre con una cronologia precisa.
La parte privata ha riguardato soprattutto la vita della madre. Dapprima il parto con la morte avvenuta dopo pochi giorni, e poi un balzo indietro con l'infanzia, il breve interludio di donna "libertina" e infine il matrimonio. Questa sezione mi è piaciuta molto. Molti i personaggi che gravitano attorno alla madre. Anche quelli che fanno una breve apparizione sono bene trattegiati ed hanno un carattere definito. Parecchi sono anche i dettagli sulla vita di queste donne privilegiate per ceto, ma piuttosto tristi e rassegnate nel privato. Netta la separazione tra le uscite pubbliche e quello che avviene nel privato. Questa è forse la cosa che nella famiglia della Yourcenar non è cambiata nei secoli. Le cose scomode vanno nascoste. Così un suicidio in famiglia si si riveste con abiti diversi così che la morte sia più "dignitosa". Più tardi un figlio debole di mente si richiude in camera sua quando ci sono ospiti per evitare imbarazzi. Per l'epoca comportamenti di questo tipo erano del tutto usuali. Fa specie però pensare che queste donne conducevano un'esistenza disinteressandosi completamnte di quanto avveniva al di fuori del loro stretto gruppo di frequentazioni. Allo stesso tempo però erano più preoccupate dell'opinione degli estranei che di quello dei loro cari.
Questo libro può essere diviso in due parti che sembrano scritte da due autori diversi. La prima e l'ultima parte sono un vero e proprio romanzo interessante e gradevole da leggere. La parte centrale è una raccolta di informazioni non del tutto coerenti tra loro. Ho fatto fatica a finire di leggerlo, e sono arrivata ad aggredire la parte finale, più coerente coi miei gusti, solo perchè avevo gradito le prime pagine del libro. Dò un giudizio più che favorevole alla romanziera, negativo invece alla storica. Ho letto parecchie biografie e pur se scritte con rigore mi sono risultate meno indigeste.
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ALS IK KAN- COME POSSO
L’espressione in dialetto fiammingo del XV secolo, la stessa utilizzata come motto dal pittore Jan Von Eich che così firmava i suoi quadri, fatta propria poi dalla Yourcenar, può essere utilizzata come sintesi dell’intento che ha animato questo scritto. Come ha potuto, la grande scrittrice ha ricostruito la sua storia cercando di scorporare, isolandoli, gli ingredienti “dell’amalgama” di cui è fatta, lei come tutti gli esseri viventi, a rappresentare una parte di un tutto cosmico.
Un grande respiro storico dagli echi classicheggianti anima le memorie che regalano pagine bellissime dove di volta in volta si può individuare una sorta di materialismo intriso di pessimismo, una fine coscienza ecologista, un incantevole realismo degli affetti.
La lettura non procede spedita, arranca nella genealogia, si ferma basita ad ogni rimando culturale, la storia e l’arte primeggiano su tutti i campi del sapere. Ci si ritrova a meditare sul Medioevo per essere poi infilati nel cono d’imbuto del Novecento che l’ha partorita, ma lei è respiro universale, lei è mistero della vita, lei è diacronia e sincronia allo stesso tempo.
Originale forma autobiografica che non è vittima di quella limitata autoreferenzialità che le è propria, ma al contrario abbraccia, in un’immensa opera di ricostruzione storica, uomini e donne di epoche lontane che hanno concorso a formare una parte del presente, quella individuale di Marguerite, quella universale di ognuno di noi. In un gioco di chiaroscuri, alcune individualità assurgono a momentanea gloria, per cui l’autrice ce ne regala ritratti più complessi ( anche in virtù delle fonti in suo possesso), altre rimangono sullo sfondo o appaiono fugacemente: tutte hanno diritto di esistere.
Vivide le impressioni in me suscitate dalla lettura delle pagine dedicate ai bisnonni, la limpidezza delle immagini che offre hanno il dono di farmi ritrovare- in quello spaccato di vita rurale di un secolo fa- la vita dei miei nonni in un altro asse temporale e a una diversa latitudine.
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"...in cammino verso la regione immutabile"
" Qual era il tuo volto
prima che tuo padre
e tua madre s'incontrassero ? "
(K. Zen)
"Care memorie" (con "Archivi del Nord" e "Che? L'eternità") fa parte della trilogia 'biografica' che Marguerite Yourcenar scrisse alle soglie della vecchiaia, ormai acclamata autrice di "Memorie di Adriano".
Il libro è suddiviso in quattro sezioni : la prima e l'ultima incentrate sulle figure del padre e soprattutto della madre, morta quando Marguerite aveva appena dieci giorni di vita; le due centrali, invece, sugli avi del ramo materno e in particolare su due parenti che, per affinità con la scrittrice, ne hanno acceso l'immaginazione, documentata tuttavia da opere scritte da uno di essi: Octave Pirmez. Questo diventa personaggio vibrante di sensibilità verso tutti gli elementi del Creato. Tale aspetto non poteva non piacere all'autrice, per l'attenzione verso gli animali, "questi esseri occupati, come l'uomo lo è, nell'avventura di esistere", per il "suo gusto appassionato di meditare sulla fine delle cose", e la propensione alla solitudine come scelta, in quanto "ci ritroviamo dovunque e comunque di fronte a noi stessi".
Molto interessante e affascinante la rappresentazione dei genitori e del loro mondo, benché la Yourcenar dicesse di non aver mai avvertito la mancanza della figura materna.
Lo sfondo dove far muovere questi personaggi è lo scenario della Belle Epoque; loro sono facoltosi esponenti di quella società che stava scoprendo il piacere dei viaggi e le comodità offerte dai grandi alberghi : il sole della Costa Azzurra garantiva tepore nella stagione invernale, mentre la Svizzera era allettante d'estate per il clima e i bei paesaggi.
"Quelle due persone smarrite, si direbbe, tra la folla del Tempo Perduto", ad un certo punto, devono fermarsi : la gravidanza scoraggia la vita errabonda. Si avvicinano il dramma e il lutto. Poi "le ruote della vita ricominciano a girare".
Si tratta di un libro bellissimo : M. Yourcenar sa raccontare mirabilmente, abbinando semplicità e profondità. E' un'opera che non può lasciare indifferenti, capace com'è di accompagnare il lettore anche nel tempo.
Unica avvertenza : non perdersi fra i rami dell'albero genealogico, che occupa la prima parte della seconda sezione : se ne può fare una ' lettura verticale ' .
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Alla ricerca delle proprie origini
Marguerite Yourcenar è una donna che si è fatta da sola, ma come molti di noi, anche lei si è chiesta da dove arrivassero sia il suo aspetto che il suo carattere. Questa ricerca l'ha portata ad aprire una porta sul passato. Il primo passo l'aveva già fatto a vent'anni, ma solo negli anni Settanta venne "creato" questo libro: "Care memorie".
Il libro è suddiviso in quattro parti, ognuna affronta una fase particolare del passato, un passato molto lontano rispetto al suo presente.
Nella prima parte viene affrontato il "principio" della scrittrice, IL PARTO.
E' la parte più recente, si torna indietro alla nascita (1903) e alla non conoscenza della madre morta dopo solo dieci giorni dal parto. Fra le varie cose, ritrova anche i capelli della madre:
"Esaminandolo verso il 1929, mi accorsi che quei capelli finissimi, di un castano scuro quasi nero, erano identici ai miei".
La seconda parte è dedicata a IL GIRO DEI CASTELLI.
La scrittrice ricerca i suoi avi, scruta le sue origini franco-belga; gran parte delle pagine è dedicata alla famiglia belga della madre.
"Le affinità che credo di scoprire qua e là sfumano appena mi sforzo di precisare, divengono null'altro che le somiglianze esistenti fra tutte le creature".
La terza parte va molto a ritroso nel tempo, coinvolgendo i prozii Octave e Remo. Si intitola DUE VIAGGIATORI IN CAMMINO VERSO LA REGIONE IMMUTABILE.
Addirittura scopre che un suo romanzo è ambientato in una spiaggia dove il prozio Octave c'era stato tre secoli prima. Coincidenze? Chi può dirlo...
L'ultima parte parla della madre, FERNANDE. In questa donna ritrova la medesima passione per i viaggi e la letteratura anche se vissute in maniera molto diversa.
Una parte è anche dedicata all'incontro dei suoi genitori:
"So che cosa mi fa sentire vicina a quelle due persone smarrite, si direbbe, fra la folla del Tempo Perduto, in un mondo dove ognuno pensa a mettersi in mostra essi non se lo sognano neppure".
Una scrittura impeccabile e colta, la scrittrice ci riporta nelle sue origini con maestria. La Yourcenar è stata la prima donna eletta alla Académie Francaise; in quei geni qualcosa di buono sicuramente c'era.
Non è una lettura scorrevole ma neanche pesante, bisogna dedicare la giusta attenzione (che tra l'altro merita). Una donna che ha fatto la storia e l'ha saputa scrivere.
Lo consiglio.
Buona lettura!